Se l’Italia spende 10 miliardi all’anno per gli Enti inutili!
Sono 50 anni che si parla di ‘Enti inutili’, ma gran parte sono ancora lì, fermi al loro posto, nonostante i numerosi tentativi legislativi di cancellarli. E’ del 1956 la prima legge per eliminarli . Ne sono state approvate altre, ma il disboscamento rimane impossibile. Per mille diverse ragioni. In realtà, lo Stato non sa nemmeno quanto siano esattamente gli enti da sopprimere. Né sa come fare per eliminarli definitivamente, impedendo loro di risorgere, come pure è già accaduto!Durante il Governo Monti venne stilato un elenco di circa 500 enti da sopprimere, che costano alle casse dello Stato, la modesta cifra di circa 10 miliardi lanno. Finora si è riusciti a cancellarne 49, tutti gli altri resistono. Resistono per salvaguardare posti di lavoro dei dipendenti, resistono perchè sono serbatoi di voti, resistono perchè la burocrazia si mette di traverso per conservare le migliaia di consulenze e i posti di dirigenti.
Da notare che, ogni qualvolta che si prova a cancellare un ente inutile, si muovono compatti i sindacati, gli amministratori locali, le diverse istituzioni, vescovi e parroci, cittadini ed elettori. Quando poi si arriva ad un passo dall’obiettivo, parte un bel ricorso al Tar e al Consiglio di Stato, che molto generosamente bloccano l’iter: un cavillo e una svista si trovano sempre.
Gli Enti inutili previsti nella lista nera sono tanti: lEnte nazionale della montagna (ma non appena si è arrivati alla sua soppressione, è rinato come Istituto nazionale della montagna).
C’è lAnsas, cancellato e poi risorto nel 2012 sotto le spoglie di Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (Indire).
Impossibile toccare gli enti che risalgono al periodo fascista e pre-fascista, come lIstituto di beneficenza Vittorio Emanuele III, che risale al 1907; ma anche lEnte per il patronato pro-ciechi ‘Regina Margherita’, lOpera nazionale dei figli degli aviatori; lOpera nazionale per la maternità e linfanzia dei fanciulli; lOpera nazionale combattenti; lEnte nazionale per i lavoratori rimpatriati e i profughi.
Per tornare ai giorni nostri, troviamo tanti Enti che si occupano di formazione: lEnte nazionale per laddestramento dei lavoratori del commercio (Enalc), lIstituto nazionale per laddestramento e il perfezionamento dei lavoratori dellindustria (Inapli) e lEnte per listruzione e laddestramento nel settore artigiano (Iniasa).
E nei territori regionali? Resistono centinaia di enti e istituti inutili e costosissimi. Come lIstituto per la conservazione della gondola e la tutela del gondoliere; in Trentino Alto Adige l’ Istituto storico per lidentità della lingua; in Piemonte il Centro piemontese per gli studi africani; in Campania lEnte per lo studio dei materiali plastici. In Calabria sono così tanti gli Enti Inutili e Istituti inutili che nemmeno la Regione li conosce, o fa finta!
Negli ultimi anni, dicevamo che circa 50 enti inutili sono stati cancellati. Ma nel frattempo sono state approvate tante leggi che prevedevano la nascita di nuovi organismi. Centinaia di leggi che complicano la vita, si contraddicono, sono spesso inapplicabili, costringono lo Stato a spendere qualcosa come 30 miliardi di euro lanno, secondo uno studio di Confartigianto. E poi mettono in vita nuovi carrozzoni.
Enti inutili, ma non solo. Ci sono anche le Regioni che aprono in Italia e all’estero succursali, ci sono pezzi dello Stato che fanno lavori inutili, ci sono aeroporti che non hanno ragione di esistere, ambasciate che hanno tante sedi inutili e costosissime, ci sono ben 239 caserme in Trentino ( ma a cosa serviranno?), decine e decine di circoli sportivi finanziati dallo Stato per centinaia di migliaia di Euro lanno, c’è Coni Servizi, l’ Enit, Ente Nazionale Risi; e c’è l’Esercito che spende fiumi de denari per miliardi all’anno, dei quali poi si sa ben poco. E ancora: ci sono 24 autorità portuali che costano oltre mezzo miliardo; ci sono i carrozzoni della sanità, e c’è un calcolo che fa rabbrividire: sui 114 mld di spesa sanitaria del 2013, ben 6,4 mld sono finiti in corruzione, 3,2 mld persi nell’inefficienza e 14 mld per sprechi di risorse. Nel frattempo gli ospedali sono nel caos e ai cittadini di molte regioni non sono garantiti i livelli essenziali di assistenza.
E c’è anche il famigerato ponte sullo stretto: che grazie al cielo non si farà, ma la Società Stretto di Messina , fra contenziosi e debiti, è costata un miliardo. E ancora non si sa quanto dovrà pagare in penali!
C’è molto altro. Ma già questo lascia intendere quanto sia pesante e costosissima l’impalcatura pubblica in Italia. Quanto pesi in termini di efficienza, quanto sia duro eliminarla. Vive e sopravvive ai governi e alle legislature, ferma e immobile, trascina verso il collasso il ‘sistema Italia’!