Quel muro che divide il Parlamento
Da Il Quotidiano di sabato 27 maggio 2006
La sensazione è strana, fastidiosa. Ecome se in Parlamento fosse stato eretto un muro. Un muro alto, spesso e lungo, capace di dividere esattamente in due il Parlamento del Paese. Da una parte cè il centro-destra, che a sua volta è diviso al suo interno da un altro muro, piccolo ma pur sempre un muro. Dallaltra cè il centro-sinistra, un po troppo chiacchierone, ma al momento piuttosto compatto e deciso a governare il Paese.
Un muro ha sempre rappresentato una tragedia. Ha diviso popoli, città e perfino paesi, ed anche comunità. Dagli anni 60 in poi ha diviso lEuropa in due: lEst dallOvest, lOccidente dallOriente, la democrazia dalla dittatura. LUnione sovietica dallAmerica. Ma anche
Nel Parlamento italiano si contrappongono due modi diversi, diametralmente opposti nella concezione della politica e nella gestione del potere. Tra i due mondi sorge il muro che lacera le istituzioni e divide il Paese, rompe un equilibrio che ha retto per circa 60 anni ed ha permesso alle maggioranze di governare e alle opposizioni di contestare e vigilare. E in Italia cera un fortissimo partito comunista, capace di mobilitare le piazze e guidare il sindacato. Tutto, invece, si è svolto nel rispetto delle regole e nel riconoscimento delle parti.
Quello che sta accadendo in Parlamento in questa XV Legislatura rappresenta un rischio per il Paese. La contrapposizione violenta rappresenta un pericolo per le istituzioni, anche e soprattutto perché la minoranza non intende riconoscere la vittoria della maggioranza, e arriva perfino a definire illegittimo il Governo che ha ottenuto unampia e qualificata fiducia alle Camere. E cè di peggio: lex presidente del consiglio, leader indiscusso del centro-destra, minaccia il ricorso alla piazza, contesta il regolare svolgimento delle elezioni, paventa brogli elettorali dimenticando che le elezioni sono state gestite e controllate dal suo governo e soprattutto dal suo ministro degli Interni.
Si tratta di una concezione sudamericana della politica italiana, che consiste nel ricorso alle folle per minacciare il governo legittimo e per impedire il regolare svolgimento della vita democratica del Paese. E cè ancora di peggio, se mai fosse possibile: lex primo ministro arriva a prevedere il ritiro dei parlamentari del centro-destra dal Parlamento. Una sorta di nuovo aventino che non lascia presagire nulla di buono.
Tutto questo accade mentre le Camere sono state trasformate in un gigantesco ring, in una palestra di insulti e minacce, arrivando perfino allaggressione agli ex capi dello Stato e ai senatori a vita, colpevoli di aver votato la fiducia al governo. Cosa sempre accaduta in passato (parte dei senatori a vita votarono i governi Berlusconi senza suscitare scandalo alcuno).
Davanti a questo inedito dopo-elezioni, il Paese comincia a mostrare stanchezza. E forte la richiesta di smetterla con la politica urlata, con gli scontri senza limiti , come se ci si trovasse in una perenne campagna elettorale senza esclusioni di colpi. Il Paese chiede di essere governato: subito e bene. Chiede provvedimenti per leconomia, loccupazione, lo sviluppo. Chiede maggiori certezze per il futuro. Sapendo che alla fine della legislatura il corpo elettorale saprà giudicare. Così come è accaduto per il governo di Silvio Berlusconi, lunico in Europa a non avere ottenuto il secondo mandato dagli elettori. E se questo è accaduto, una ragione ci dovrà pur essere. Per buona pace di Berlusconi, che non è abituato a perdere e pensa che, come nel calcio, alla fine vi possano essere i tempi supplementari. O i calci di rigore.
Ma anche nel calcio ci sono regole e misure: figurarsi in politica!
Franco Laratta