La Calabria va liberata dal bisogno
La Calabria va liberata dal bisogno, dallarretratezza economica e sociale che in ampie zone è ancora prevalente;
Ho letto con un senso di profonda angoscia la lettera dellon. Agazio Loiero pubblicata dal Quotidiano della Calabria lo scorso 28 febbraio. Ho visto un senso di disperazione di chi è fortemente provato da un episodio privo di ogni significato politico e di ogni valenza giuridica, non fosse altro perché indubbiamente diffusissimo e certamente frustante per chi si vede aggredito dai mille bisogni di una Calabria sempre più povera. E non cè politico o imprenditore, avvocato o professore, titolare di qualsiasi potere o di qualunque delega a non sentire ogni giorno sul collo il fiato pressante delle necessità di tanta gente. Di fronte alle quali vi sono solo due strade: impegnarsi per ottenere una pur minima risposta; alzare le spalle e guardare avanti in piena indifferenza. Ognuno scelga quale crede opportuna o giusta, ma uno solo è il limite: agire sempre secondo la legge e nel rispetto della propria coscienza e del proprio impegno.
Episodi come quelli capitati allon Loiero ( ma ce ne sono a centinaia che non emergono!) devono necessariamente aprire una discussione vera sul perché tanti calabresi sentono ancora forte il bisogno di protezione. Tantissimi si rivolgono al potente (politico, medico, professore o sacerdote) per le cose più banali (anche una multa per divieto di sosta), o per alcune cose importanti ( una visita in ospedale, una licenza o unautorizzazione, un posto di lavoro), e anche per questioni assai più gravi e di profonda illegittimità, che pure il cittadino sollecita e qualche volta trova il potente disposto ad accontentarlo. Ma questo è un altro ragionamento.
Il problema vero è che sia il richiedente che il potente sanno bene che far togliere una multa, anticipare un esame in ospedale o ottenere un posto di lavoro, è un abuso a danni di altri che non hanno uno straccio di santo a cui rivolgersi. Eppure continua ad accadere tutto questo. Ogni giorno. Segno di una persistente e diffusissima arretratezza culturale, ma anche di una debolezza della classe politica che non sa e non può dire di no. Segno evidente, comunque, che questa Regione non funziona ancora, perché ha eterno bisogno di essere assistita e garantita. E come se fosse ancora minorenne, non in grado di agire e di muoversi con le proprie gambe. Una Calabria che ha bisogno di credere che cè qualcuno più in alto al quale rivolgersi, che cè il ministro o lassessore regionale pronto ad elargire favori e distribuire prebende; che cè il Fratel Cosimo di turno che intercede presso il Potente. Una Calabria cresciuta nell Italia moderna grazie agli interventi straordinari e ai contributi a pioggia, alle assunzioni all Opera Sila di ieri e ai concorsi nelle Asl di oggi. Una Calabria che si illudeva della chimera del Quinto Centro Sidurergico e del Pacchetto Colombo , affollava le liste dei Forestali e quelle degli Uffici di Collocamento. Una Calabria che vive di cooperative che scoppiano, di società miste affollate da tanti dipendenti-clienti, di consiglieri regionali che si aumentano lo stipendio mentre il tessile chiude e Legnochimica muore, di assessori regionali e governativi nazionali che preparano i soliti imbrogli per rubare ai calabresi il prossimo voto di preferenza.
Eppure questa Calabria povera e debole ha bisogno di una speranza. La speranza di una nuova stagione politica, di un profondo cambiamento nei metodi e nelle scelte, di un nuovo impegno della cosiddetta società civile, del mondo della cultura e dellimpresa: tutti insieme, ognuno nella propria parte, per costruire una Calabria moderna, libera dai bisogni.
Cosenza
lunedì 1 marzo 2004
Franco Laratta
Vice Segretario Reg. Margherita