Il sud, i mali della Calabria, Berlusconi e la Lega
I mali e di problemi della Calabria non hanno il carattere della unicità e della esclusività. Sono mali comuni, che si condividono con lintero Paese. Il problema sta nel carattere patologico – questo si, unico ed esclusivo – che assumono nel nostro territorio.
Prendiamo il noto caso della sanità.
Non è una questione meridionale; il sistema così come configurato a livello nazionale non può che comportare delle perdite esorbitanti; la sanità gratis per tutte le fasce di reddito, è un costo troppo alto; lo dimostra la circostanza che – a parte due (tre?) regioni virtuose, in tutte le altre il problema, sia del bilancio, che delle correlate inefficienze gestionali e dei servizi, sussiste, non meno che in Calabria. Non si pensi infatti che allospedale Gemelli di Roma, non ci siano disfunzioni e disservizi. Se non prendi una stanza a pagamento, la situazione non si distanzia poi molto dalle nostre realtà.
I problemi dunque non sono nè unici, nè esclusivi; ma cè appunto la patologia.
In Calabria le perdite assumo dimensioni ancor maggiori che negli altri territori, alcune inefficienze assumono contorni macroscopici, il grado di educazione e di disponibilità del personale ospedaliero (dai vertici fino ai livelli più bassi) è spesso pari allo zero.
Il sistema clientelare, il forte intreccio tra politica e amministrazione ha carattere ancor più stringente che negli altri territori.
Ma prendiamo un altro caso. Quello del voto, e degli ideali che sottintende.
Sarebbe ipocrita sostenere che nelle altre regioni dItalia si vota per un ideale più che per la persona; e che leletto, operi per il bene comune anziché per lesclusivo interesse dei suoi elettori e del suo bacino territoriale. Il divieto di mandato imperativo, affermato dallart 67 della Costituzione, come noto, ha natura formale; è disposizione sostanzialmente inattuata; si dà conto agli elettori; gli elettori stessi a fine legislatura chiedono il consuntivo( la consulenza mi è arrivata? Lassunzione di mio figlio o di mio nipote cè stata? Le strade ed il quartiere in cui abito sono migliorati?).
Problema comune quindi. Ma la patologia che si verifica in Calabria, è da rintracciare nella circostanza che il numero di votanti che esprime la propria preferenza sulla base di un ideale, di una radicata convinzione politica, è pari allo zero.
La politica – non quella becera, degli urlatori dellultima ora, del parlare solo contro, spesso solo di fatti, e non di idee – è una cosa seria, difficile; che presuppone un livello culturale ed intellettuale non indifferente; non è facile conoscere i problemi, spesso pervasi da un eccessivo tecnicismo; non è facile dunque decodificare, farsi unidea su temi (spesso anche di grande attualità ed importanza), che la televisione banalizza, nellottica di una politica da magazzini generali. Non tutti poi conoscono la storia dei partiti, delle idee, delle forme di pensiero. Non ci si può meravigliare, allora, del fatto che lelettore spesso non si faccia portatore di chissà quali ideali, e che, di conseguenza, voti sulla base di uno schema eminentemente clientelare (ricollegabile al suo immediato ed urgente bisogno).
In definitiva, dunque, lelettore medio, in tutto il paese, non solo in Calabria, vota sulla base del bisogno più che dellidea.
Se questo è vero, è anche vero che in Calabria, il tutto assume dimensioni vertiginose. Anche nel Lazio cè un sistema clientelare ma, ad onta di questo dato, la Polverini ha vinto anche perché forte di un elettorato, soprattutto delle province, che (giusta o sbagliata che sia, condivisibile o meno) ha comunque votato sulla base (anche) di unidea.
Tutto ciò in Calabria non è avvenuto. Coloro i quali (pochi in verità) avevano idee radicate si sono astenuti o, appunto, piegati alla logica della conoscenza spicciola, secondo una logica di quartiere.
Naturalmente la patologia trova giustificazione nel bisogno (più incombente rispetto ad altri territori), nella povertà, nelle presa, più che in altri territori, delle facili illusioni. Quando hai un lavoro stabile, una impresa, una certa solidità economica, è più facile votare per unidea, o, al limite, è più facile votare chi davvero potrebbe tutelare i tuoi interessi. Ecco che in questa logica la Lega ha gioco facile.
Chi Vota la Lega non è un lettore maturo, né più colto (diciamolo pure, tuttaltro); è solo un elettore che ha una sponda solida nel momento in cui esprime la sua preferenza che è figlia non di un ideale, bensì di una logica che risponde allinteresse localistico, di settore.
In Calabria questa tipologia di elettore, quello dell approdo sicuro, solido (anche se tuttaltro che idealistico) non esiste.
Ecco che siamo dinanzi ad una seconda categoria di elettore; quello che , sempre in una logica clientelare ed egoistica, vota non chi può tutelare i suoi interessi, bensì chi può fare qualche cosa per lui, o meglio, chi gli promette qualche cosa, anche piccola, che in unottica di lungo periodo si rivela inconsistente, un mero palliativo. A questo punto qui, promessa per promessa, allelettore non resta che votare Berlusconi (il quale, ma è cosa nota, cavalcando appieno il fenomeno inevitabile del processo di massificazione delle idee e del linguaggio, come dispensatore di promesse, non è secondo a nessuno).
E la sinistra? Che fine fa? Nei confronti di questa tipologia di elettori è impotente; non riesce come fa la Lega – a farsi espressione, nonché portatrice, di interessi settoriali e specifici. E non potrebbe essere altrimenti. Una politica delle idee prescinde dalle quote latte. Non riesce ad ammaliare laltra tipologia di elettorato, in quanto chiusa nel suo pseudo intellettualismo; prigioniera della sua presunta superiorità (anche morale), rispetto a Berlusconi. Ecco che le sue promesse non hanno lo stesso impatto. La sua presunta superiorità intellettuale e morale, crea ilarità o al più, distacco, disinteresse.