Il sottosegretario Giovanardi risponde allinterpellanza di Franco Laratta sulluso di stupefacenti
CAMERA DEI DEPUTATI, seduta del 24 luglio 2008,
Il sottosegretario Giovanardi risponde allinterpellanza urgente del Deputato on.-Franco Laratta sulluso di stupefacenti.
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Dichiarazioni del sottosegretario Giovanardi in merito al presunto consumo di stupefacenti da parte di parlamentari – n. 2-00078)
PRESIDENTE. L’onorevole Laratta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00078, concernente dichiarazioni del sottosegretario Giovanardi in merito al presunto consumo di stupefacenti da parte di parlamentari (Vedi l’allegato A – Interpellanze urgenti).
FRANCESCO LARATTA. Signor Presidente, tra le altre cose quest’interpellanza capita proprio nell’occasione migliore, visto quello di cui si è parlato finora, ovvero di spaccio e di droga. Non credo che il tema dell’interpellanza possa passare inosservato.
Mi riferisco ovviamente al tema dell’interpellanza. Ecco perché circa cinquanta parlamentari (io primo firmatario) l’hanno sottoscritta.
L’interpellanza urgente richiama una conferenza stampa del 25 giugno 2008 – indetta per illustrare i dati statistici sulla tossicodipendenza in Italia – del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, onorevole Carlo Giovanardi, il quale, tra l’altro, ha dichiarato testualmente: «Vogliamo indire per fine anno la quinta conferenza nazionale sulle tossicodipendenze per arrivare tutti assieme ad un momento di riflessione, perchéè vero: ci sono nuove modalità di consumo, nuove mode. C’è l’ecstasy, ci sono le droghe sintetiche. C’è la cocaina, che comporta situazioni particolari. La cocaina c’è nel Paese, negli imprenditori, c’è nei professionisti. C’è in Parlamento (…). Chi dice che in Parlamento non ci sono persone che non fanno uso di cocaina o di droga nega la realtà. Sarebbe come dire che» – Pag. 73la cocaina – «non c’è tra i professionisti e tra gli imprenditori. Ma non è neanche vero che la metà dei parlamentari fa uso di sostanze».
CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Legga quello che è scritto dopo!
FRANCESCO LARATTA. Sì, Signor sottosegretario, poi proseguo con il seguito, mi lasci il tempo di farlo. Sto citando le sue affermazioni riportate tra virgolette.
Le affermazioni del sottosegretario sull’uso presunto di queste sostanze da parte dei parlamentari, a mio avviso e ad avviso degli altri colleghi, non solo sono gravi e lesive della privacy dei parlamentari e dell’immagine dei singoli deputati e senatori, ma minano la credibilità e le fondamenta delle principali istituzioni elettive del nostro Paese.
Il sottosegretario, infatti, riferisce con convinzione, ma in modo generico, che la cocaina «c’è in Parlamento», mentre chi afferma il contrario «nega la realtà». Ebbene, posto che l’assunto dell’esponente di Governo è stato proferito senza alcun supporto documentale comprovante l’effettivo consumo di droga da parte dei parlamentari, vi è da chiedersi se il sottosegretario conosca nomi, fatti specifici e circostanze che possano convalidare – signor sottosegretario, lei annuisce, ma non basta: dovrà essere esplicito – l’ipotesi accusatoria nei riguardi di quella parte di parlamentari di cui si ignora la percentuale, considerato che lo stesso sottosegretario ammette: «Ma non è neanche vero che la metà dei parlamentari fa uso di sostanze» stupefacenti.
Ci si domanda, allora – giusto per capire -, a quanto ammonti la percentuale dei parlamentari che sarebbero consumatori di sostanze. In attesa di conoscere l’entità esatta del corpo parlamentare che fa uso di droghe e soprattutto in attesa di conoscere i nominativi, si deduce, per logico automatismo, che ciascun membro del Parlamento, al momento, è sospettabile di essere un potenziale consumatore di sostanze stupefacenti.
È assai grave – signor Presidente, volevo soffermarmi su tale aspetto – che un uomo delle istituzioni, come il senatore Giovanardi, si lasci andare a considerazioni di questo tipo, che alimentano dubbi sulla statura morale dei parlamentari. Sarebbe il caso di accertare se siano considerazioni personali apprese nella sfera privata di ciascun deputato, oppure se vi siano stime che confermano la sua dichiarazione e di cui si ignora l’esistenza.
Resta il fatto che, in assenza di riferimenti acclarati, quelle dichiarazioni trascinano in modo indiscriminato nel tunnel della droga i membri del Parlamento, anche coloro che non hanno mai fatto uso di sostanze stupefacenti di qualsiasi tipo, tanto meno di cocaina.
Per fugare questo sospetto inaccettabile, soprattutto per il rispetto che si deve al corpo elettorale e per la necessità della trasparenza – qui, poco fa, si parlava di «casa trasparente» -, sarebbe opportuno avere l’esatta dimensione del fenomeno, anche perché parliamo del Parlamento e anche per non alimentare il risentimento contro la cosiddetta «casta» e non sollevare nuove ventate di antipolitica.
Le considerazioni dell’esponente di Governo, oltretutto, contrastano fortemente con la recente sentenza della Corte di cassazione, che il 10 giugno 2008 – di recente, Presidente – ha confermato la condanna per violazione della privacy dei parlamentari nei confronti dei due giornalisti de Le Iene, ritenuti colpevoli di avere prelevato, «con un comportamento ingannevole e fraudolento», tamponi di sudore di cinquanta deputati e sedici senatori per accertare la positività all’uso di stupefacenti.
Anche se siamo di fronte a due fatti diversi ed entrambi in danno ai parlamentari, è del tutto evidente che i due episodi riconducono alla medesima conclusione: la violazione della sfera privata e la lesa onorabilità del Parlamento e dei suoi membri. Vorremmo sapere, signor sottosegretario, se le sue affermazioni siano state concordate, ad esempio, con il Presidente del Consiglio e se il Presidente del Consiglio le conosca, visto che lei, immagino Pag. 74non parli a titolo personale, non fosse altro perchéè il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. In caso contrario, vorremmo anche sapere se il Presidente del Consiglio – se fosse presente! L’interrogazione, peraltro, era rivolta a lui -, non intenda censurare il comportamento del sottosegretario per le gravi e gratuite insinuazioni che violano palesemente la privacy di tutti parlamentari, anche in considerazione della citata sentenza della Corte di Cassazione.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Carlo Giovanardi, ha facoltà di rispondere.
CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, devo premettere che in quattordici anni di vita parlamentare non mi è mai capitato di dover rispondere a considerazioni – permettetemi – più ipocrite di quelle che ho ascoltato adesso e a una serie di sillogismi fasulli che credo neanche a livello di classe elementare potrebbero essere dialetticamente portati in un dibattito per sostenere delle posizioni. Affermo ciò perché nella mia qualità di sottosegretario delegato alla lotta alle droghe, nell’ambito della presentazione del rapporto annuale al Parlamento, quindi, in una sede ufficiale, ho svolto una serie di considerazioni in difesa del Parlamento come avevo avuto già modo di fare nella scorsa legislatura – non so se l’onorevole Laratta era già parlamentare – allorché Le Iene realizzarono quell’operazione diffamatoria – quella, sì, diffamatoria – del Parlamento facendo intendere che un numero di parlamentari dal 30 al 50 per cento fossero tossicodipendenti. Questo è stato scritto dai giornali di tutta Italia e questo si è cercato di dimostrare attraverso l’utilizzo di tamponi che violavano, quelli sì, la privacy dei parlamentari e sebbene dal punto di vista scientifico tale metodo non potesse dare alcun riscontro effettivo e vero, l’Italia venne percorsa dalla convinzione che il Parlamento fosse un luogo in cui la droga era totalmente diffusa. Se l’onorevole Laratta rileggesse le mie considerazioni di allora troverebbe che sono stato uno dei pochi che ha difeso il Parlamento e i parlamentari. Naturalmente, quando si fa una difesa del Parlamento e dei parlamentari bisogna anche essere sinceri e onesti perché se io dovessi, nella mia posizione, affermare che tra tutti gli imprenditori italiani nessuno fa uso di droga, che tra tutti i professionisti italiani, avvocati e medici, nessuno fa uso di droga e che tra 58 milioni di italiani nessuno fa uso di droga, farei un’affermazione disonesta e molto ipocrita. Come ho affermato in quell’occasione, purtroppo, la droga, specialmente la cocaina, è diffusa anche nei quartieri alti. Si tratta della classica droga che trova diffusione anche fra coloro che hanno grande responsabilità dal punto di vista imprenditoriale, professionale e politico. L’onorevole Laratta – mi consenta, non con grande onestà intellettuale – ha letto una parte del mio intervento, ma non la frase successiva allorché, dopo aver denunciato questa enfatizzazione consistente nel tentativo di affermare che tutto il Parlamento era composto di drogati, aggiungevo che il problema esiste ma il propagare notizie false e tendenziose sul Parlamento serve soltanto a sostenere che il fenomeno è talmente diffuso che tanto vale legalizzare il consumo di droga. Se l’onorevole fosse stato così cortese di riferire a chi ci ascolta esattamente quello che ho detto, forse il dibattito tra di noi sarebbe stato più onesto e trasparente. In quella conferenza stampa ho dichiarato ciò che è agli atti parlamentari. L’anno scorso, infatti, fu presentata una proposta di legge firmata da 89 parlamentari, primo firmatario l’onorevole Casini, nella cui relazione si può leggere: «Alcuni fatti di cronaca registrati all’inizio della corrente legislatura sul possibile uso di sostanze proibite da parte di parlamentari hanno sollevato questioni di natura etica che non possono restare senza una risposta».
E questi ottantanove parlamentari hanno appunto firmato, nella passata legislatura, una proposta di legge – non Pag. 75riproposta, e mi dispiace, in questa – con la quale gli ottantanove parlamentari stessi chiedevano che il primo giorno di presenza in Parlamento i parlamentari fossero sottoposti ad un test antidroga volontario, nel senso che la Camera avrebbe dovuto mettere a disposizione le attrezzature e chi avesse voluto sottoporsi a tale test lo avrebbe potuto fare, mentre chi non avesse voluto farlo avrebbe potuto dichiarare di non volersi sottoporre al test. E i deputati sottoposti al test avrebbe dovuto accettare che le risultanze del test fossero rese pubbliche nel caso di esito sia positivo sia negativo. Perché ottantanove deputati hanno firmato questa proposta di legge? Perché hanno fatto riferimento a fatti di cronaca che tutti conosciamo, perché sono comparsi su tutti i giornali italiani i parlamentari che ahimè hanno fatto uso o hanno anche spacciato sostanze. Quindi mi chiedo se c’è qualcuno in questa Aula in grado di dire, smentendo la realtà, che non esistono tali parlamentari. Io non ho parlato di Parlamento, ho detto che non c’è chi possa negare che anche i parlamentari possano fare uso delle sostanze. Andate a vedere le cronache degli ultimi quattro anni e troverete nomi e cognomi di appartenenti al Senato e alla Camera. Allora credo che vi sia anche un minimo di onestà intellettuale per ammettere che il fenomeno è grave e diffuso, ma anche che il fenomeno è contrastabile perché per fortuna i cronici in Italia di cocaina e di eroina sono lo 0,1 per cento della popolazione, quindi vuol dire che il 99,9 per cento non lo è.
È vero che la cannabis è più diffusa, ma il 70 per cento dei giovani non fa uso neanche sporadicamente di cannabis. È vero che dobbiamo aumentare i controlli per l’incolumità di tutti, e lo faremo con le patenti, sperimentalmente, da ottobre in poi. Ho visto un sondaggio del Corriere della sera nel quale si riporta che l’85 per cento degli italiani è favorevole a far sì che se il ragazzino vuole il patentino o se una persona vuole conseguire la patente debba anche dimostrare di non essere un tossicodipendente né un soggetto dedito all’abuso di alcol, abuso che lo mette in condizione di essere pericoloso per sé e per gli altri. Entreranno in vigore finalmente in autunno – la legge lo prevede già – i test obbligatori per le categorie a rischio: per i piloti di aereo, per i conducenti di pullman, insomma per tutti coloro che – purtroppo le cronache lo dimostrano – quando sono sotto l’effetto delle sostanze tossiche o dell’abuso di alcol provocano incidenti mortali di cui la cronaca è piena.
Quindi vi è la necessità di prevenire, la necessità di reprimere lo spaccio e la necessità di recuperare (questo è un discorso che ci porterebbe molto lontano rispetto anche alle strategie di recupero dei tossicodipendenti). Dico subito che se qualche parlamentare (questo è un problema del Parlamento che – è chiaro – ha una sua autonomia), come hanno fatto la scorsa legislatura ottantanove parlamentari – ripresenterà una proposta di legge di questo genere sarei assolutamente d’accordo. L’ho firmata: nella scorsa legislatura ero uno degli ottantanove parlamentari firmatari di questa proposta di legge. Ma non sono così ipocrita da dimenticare quello che è successo due anni fa, lo scandalo che c’è stato, e con orgoglio dico quanto ho sempre detto difendendo il Parlamento. Il Parlamento è lo specchio del Paese. È una vecchia frase quella secondo cui in Parlamento un terzo dei parlamentari è meglio del resto del Paese, un terzo uguale al resto del Paese, e un terzo può essere peggio della media del Paese. Il Parlamento è rappresentativo ed è una sfaccettatura – viva Dio, per fortuna, in democrazia! – di tutto quello che succede in un Paese.
Allora se qualcuno si scandalizza perché, leggendo i giornali e le cronache, scopre che qualche parlamentare – ahimè! – ha fatto uso di eroina o cocaina ed è stato anche rinviato a giudizio per questo, allora mi sembra veramente di scoprire l’acqua calda. E mi meraviglio che venga fatta una polemica sul fatto che si difende il Parlamento e si respinge come falsa e tendenziosa la campagna diffamatoria di chi vuole rappresentare tutto il Pag. 76Parlamento come fatto di drogati e di tossicodipendenti, mentre credo che questa difesa fosse dovuta.
Una volta chiarite le cose – perché posso capire che siamo nel mondo dell’informazione, può accadere che le agenzie battano una notizia che non rappresenta il pensiero che è stato espresso -, una volta che la conferenza stampa viene ripetuta dai mezzi di comunicazione, una volta che il verbale dimostra che l’intervento è stato fatto a difesa del Parlamento e contro questa generica e generalizzata condanna di tutti parlamentari e dicendo una verità, che purtroppo ci sono senatori e deputati che sono stati coinvolti nell’utilizzo della droga, la sottoposizione al test può essere un atto che ci responsabilizza tutti in maniera trasparente, aperta, democratica. Inoltre, la gente lo gradirebbe: se qualche parlamentare intende di nuovo proporlo, si possono mettere in condizione i parlamentari, con le strutture della Camera, di fare un test per dimostrare al Paese che in Parlamento, diversamente da quanto i nemici della democrazia vanno dicendo, la percentuale o le persone dedite al consumo di stupefacenti non sono quelle che si è voluto accreditare.
PRESIDENTE. L’onorevole Laratta ha facoltà di replicare per dieci minuti.
FRANCESCO LARATTA. Signor Presidente, un minuto è sufficiente, per carità. Vorrei capire di cosa dovrei essere soddisfatto: perché l’onorevole Giovanardi ha fatto tutto fuorché rispondermi. Ha fatto una lezione, ci è venuto a dire cosa farà per il problema della droga, contro la diffusione degli stupefacenti, ci ha parlato della riproposizione di un disegno di legge ma non ha risposto al tema. Deve avere anche rispetto di cinquanta parlamentari che hanno chiesto, in difesa del Parlamento, che non si parli in termini così leggeri quando si discute di cocaina in Parlamento. È gravissimo che lo faccia un uomo di Governo.
Signor Presidente, la prego anche di registrare un fatto: è del tutto irrituale che a rispondere ad un’interpellanza che vede chiamato in causa un sottosegretario, passibile di censura per le sue espressioni, risponda lo stesso sottosegretario. È del tutto irrituale e inusuale. Mi auguro che il Presidente della Camera in questo momento registri questa nostra sottolineatura e questa nostra insoddisfazione. In ogni caso, signor sottosegretario, vorrei dire che non l’abbiamo accusata di avere infangato il Parlamento (non siamo così messi male). L’abbiamo accusata di parlare in maniera generica, superficiale, senza sapere quello che dice, di droghe in Parlamento. Quando le chiediamo, signor sottosegretario, di cosa parla, lei deve avere il coraggio di non rinviarci alla cronaca dei giornali quotidiani e di non dirci di andare a vedere i giornali quotidiani. Ma che facciamo? I parlamentari devono andare a vedersi i giornali quotidiani? Poiché il sottosegretario ha parlato di droghe in Parlamento e noi gli abbiamo chiesto cosa intendeva dire, non ci doveva rimandare ai giornali e alla cronaca che leggiamo tutti i giorni, ma ci doveva dire esattamente di cosa parlava, chi accusava e, se era a conoscenza di persone che commettono reati, doveva denunciarle. Tutto ciò in difesa del Parlamento. Siamo convinti che questo Parlamento deve essere trasparente…
CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Ma che dici? Non è mica un reato drogarsi nel nostro Paese!
PRESIDENTE. La prego, onorevole Giovanardi.
FRANCESCO LARATTA. Mi deve consentire di parlare. Se poi non gradisce quello che dico, io non ho gradito quello che lei ha detto, ma l’ho ascoltata per dieci minuti tranquillamente. Signor sottosegretario, mi consenta. Lo dico come il suo capo: mi consenta. Dovete avere la pazienza, quando parlate del Parlamento, di non ingenerare, in questo clima così brutto di antipolitica, ulteriore odio verso la politica. Il Parlamento non può apparire come un luogo dove accade di tutto. Lei ha citato esperienze della scorsa legislatura, Pag. 77quando ero presente e ho vissuto momenti drammatici che voi spesso avete alimentato in quel momento. Noi invece siamo convinti che il Parlamento va difeso sempre e in ogni occasione, perchéè la casa di tutti e deve essere trasparente e tutto qui deve avvenire alla luce del sole. Quando parlate, dovete sapere quello che dite e dovete denunciare le cose con nome e cognome