Ecco quanto costa un deputato della Repubblica!
Lapprovazione dei bilanci di Camera e Senato avvenuta lo scorso 2 agosto offre lo spunto per riflettere sui costi della politica: quanto si spende per le due assemblee legislative? quanto per l’attività dei singoli parlamentari? esistono i privilegi di casta oggetto delle recenti offensive della stampa, a volte fondate, altre pretestuose? A questi interrogativi, sollevati a ragione dai cittadini, le istituzioni e i loro membri devono rispondere con le buone prassi, adottando una comunicazione trasparente ed efficace. Da tempo ho sposato questa mission, mettendo in rete un sito internet (www.francolaratta.it) che illustra nel dettaglio la mia attività parlamentare e ospita lannuale dichiarazione dei redditi, spesso affidabile indicatore per ricondurre scostamenti bruschi di imponibili a faccendieri infiltrati nella nobile politica. Laccesso ad informazioni chiare ed esaurienti mette ciascuno nella condizione di esercitare controlli e produrre eventuali critiche se si evince che il mandato conferito non sia stato adeguatamente onorato o abbia fatto scattare ingiustificabili regalìe. Rilievi circoscritti forniscono i cittadini maturi alle pubbliche amministrazioni, ai propri rappresentanti ( altrettanto motivati ad informarli e a curarsi delle loro opinioni); non daltonico qualunquismo, scaraventato sulle istituzioni dal ciclone dellantipolitica, che si avvita frenetico su se stesso attingendo la forza da voci incontrollate, illazioni vaghe, che ripetute senza tregua assurgono a verità: una pseudo-verità che punta il dito contro tutti, ma che di fatto non colpisce nessuno, perché i responsabili, e ce ne sono, si mimetizzano nella folta schiera di censurati.
Sono stato assessore provinciale a Cosenza, candidato nel 2005 in Regione ottenendo circa 8000 voti di preferenza, eletto deputato nel 2006. Fino ai mieiquarant’anni d’età,alla politica ho solo dato, senza alcun ritorno economico. Gestire il partito a livello locale, provinciale, e infine anche con ruoli nelregionale, ha richiesto tempo, sacrificio e denaro! Nel 2008 sono stato rieletto alla Camera. La mia partecipazione ai lavori e alle votazioni è stata molto assidua (sfiorando il 90%), e non ha pregiudicato i contatti col territorio: dal venerdì al lunedì (compresa la domenica) ho incontrato sindaci, amministratori, dirigenti di partito, cittadini, recandomi in tutti gli angoli della Calabria (essendo e sentendomideputato di un’intera regione, non più di un piccolo collegio). Per favorire la mia raggiungibilità, accanto agli strumenti classici, uso quotidianamente quelli offerti dal web 2.0, che consentono interscambi più snelli e in tempo pressoché reale.
Servire la politica con coscienza significa far scivolare nella lista delle priorità affetti, amici, interessi. Persino la famiglia è spesso relegata nelle posizioni di rincalzo. Non è un obbligo, si potrebbe replicare. Ma il diritto alle passioni, su cui convogliare le proprie energie, va fatto salvo. Come anche lo speculare dovere di rimettersi all insindacabile giudizio degli elettori (col voto e i riscontri giornalieri) per capire quando raggiungere le quinte e contribuire da altra posizione alla causa civica. Essere assimilati a corrotti, strapagati, fannulloni perché coinquilini di una minoranza con unetica opaca, trasversale alle categorie ma giustamente più rumorosa nella politica, è iniquo. Le cicliche valanghe spinte lungo i ripidi pendii retorici da cittadini comprensibilmente arrabbiati sono spesso istigate da attori che alle analisi equilibrate preferiscono surriscaldare le temperature per assistere a spettacoli estremi di sagome travolte indistintamente dalla demagogia. La pigrizia di scendere nelle viscere delle inchieste, spesso riassunti di lavori altrui su cui si appone comunque la propria firma in calce; il sensazionalismo come opzione più veloce per avere un feedback che nutra il proprio narcisismo (frustrazione) professionale; spinge gli opinion maker alla sommaria delegittimazione: invece di appuntare sul taccuino i soli autori dei falli, estendono le responsabilità allintera squadra.
Che la politica debba scrollarsi di dosso gli antichi vizi è un passaggio obbligato per riguadagnare credibilità e ambire ad istituzioni qualificate ed efficienti, senza le quali le diffuse ferite che solcano il tessuto sociale contemporaneo non si rimarginano. Ma latmosfera per un intervento così delicato non deve evocare un mercatino di rottamazioni compulsive, nel quale si urla coprendo le ragioni dellaltro e si riduce tutto alla cieca nemesi, perdendo di vista i veri obiettivi.
Affrontati questi step propedeutici, possiamo guardare più da vicino alla figura del parlamentare e, dati alla mano, smontare o confermare le scandalose cifre ad egli imputate.
Ecco la prima sorpresa: un deputato italiano costa al bilancio meno di quanto costa un parlamentare di altri Paesi europei. Circa 20mila euro al mese lordi, contro i 21mila degli inglesi, i 23mila dei francesi, i 27mila dei tedeschi e i 35mila dei parlamentari europei.
(Fonte: Servizio per le Competenze dei parlamentari, Trattamento economico dei deputati in Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Parlamento europeo, 31 marzo 2011, tabella pag. 32).
Lo stipendio del parlamentare italiano è più alto solo perché egli può gestire autonomamente risorse che altrove vengono amministrate per una quota maggiore dalla Camera di competenza del deputato, al quale viene pertanto liquidato uno stipendio leggermente inferiore a quello italiano. Sarebbe opportuno dunque che molti rimborsi venissero gestiti direttamente dagli uffici della Camera. Anche perché molti cedono alla tentazione di cambiare destinazione duso a tali rimborsi, annettendoli arbitrariamente al reddito personale e distogliendoli dal fine per il quale erano stati previsti.
Promessi i numeri, ecco il riepilogo delle mie entrate ed uscite.
La Camera accredita mensilmente sul mio conto corrente:
- circa 5.000 euro di indennità per 12 mesi;
- 3.500 euro per spese di vitto e alloggio a Roma;
- 3.700 euro per collaboratori, acquisto di beni e servizi, attività nel collegio, viaggi (màcino 60.000 km all’anno);
- circa 1.000 euro di trasferimenti periodici per trasporti, telefono, computer.
Per un totale di 13.200 euro.
Sul versante delle spese mensili, il mio resoconto è questo:
- 1.500 euro a beneficio del gruppo Pd della Camera (con regolare bonifico);
- 1.500 euro per finanziare e partecipare adiniziative varie come manifestazioni, convegni, convention regionali e nazionali, iniziative sul territorio: attività che un partito come il Pd tiene molto di frequente;
- circa 500 euro per contributi vari (iniziative particolari, solidarietà );
- circa 1.000 euro per pubblicità, abbonamenti personali, pubblicazioni, web, ecc ecc;
- 1.500 euro per il mio telefonino (chiamate, sms ): per i deputati non esistono telefonini gratis;
- 1.500 euro per lalloggio a Roma.
Per un totale di 7.500 euro.
Si può quindi dedurre che il netto mensile percepito come deputato è di 5.700 euro. Documentato e dimostrabile.
È corretto inoltre portare a conoscenza dei cittadini che al momento della candidatura il partito chiede la sottoscrizione di una somma per sostenere la campagna elettorale, la pubblicità, le iniziative nei collegi.
Per la candidatura del 2006 ho versato 35 mila euro. Per quella del 2008 altri 40 mila euro.
Tocchiamo infine il cuore delle contestazioni di questi giorni e sciogliamo linterrogativo sullesistenza di privilegi con cui ho aperto questa mia nota.
Tra i benefit nellocchio del ciclone cè la sanità integrativa, che non incide sul bilancio della Camera, come (dis)informano certe testate, poiché i versamenti sono a carico dei deputati. Nel mio caso, 1200 euro al mese per ottenere il rimborso delle spese per la salute della mia famiglia. Al rimborso c’è un tetto per le singole prestazioni oltre il quale non scatta la copertura.
Il costo dei biglietti aerei e ferroviari per il territorio nazionale è addebitato su un conto della Camera. Il malcostume qui è più tangibile: molti ne approfittano e usano la tessera anche per viaggi non legati allattività politica. Urgono pertanto limitazioni: coprire solo i viaggi per Roma o essere autorizzati preventivamente per altre destinazioni nelle quali doversi recare per svolgere il proprio mandato.
Di tessere per taxi, teatro, cinema, stadio ecc. non sono a conoscenza perché mai ne ho usufruito.
Più spinosa la questione del vitalizio cui ho prima accennato. Prima bastava passare dalla Camera anche solo per un giorno e lo si otteneva persino a 50 anni di età. Oggi esso è subordinato al completamento della legislatura e si percepisce a 65 anni nella misura del 20% dellindennità. In caso di scioglimento anticipato delle Camere (mi ha riguardato per la legislatura 2006-2008) non se ne ha diritto, e se non si giungesse anche ora alla fine del quinquennio, non mi spetterebbe nemmeno stavolta.
Dalla prossima legislatura, come richiesto dall’odg del PD approvato dalla Camera lo scorso 2 agosto, il sistema sarà integralmente basato sul principio contributivo, come per tutte le altre pensioni di lavoratori. Il che significa la fine del vitalizio per come lo conosciamo oggi. Decisione saggia e giusta.
In sostanza: se un deputato svolge full-time lincarico al quale è stato chiamato, arriva a guadagnare quanto un dirigente di medio-alto livello. È sano che ciascun rappresentante delle istituzioni abbia avuto e abbia una propria attività alla quale ritornare a mandato scaduto (confidando in un numero finito di ricandidature). È disdicevole che nel corso della legislatura deputati e senatori si dedichino a pieno ritmo ai rispettivi lavori, che il prestigio della carica avrà con tutta probabilità fatto lievitare nei volumi daffari. Il biasimo sale, spinto da due constatazioni: lalto tasso di assenteismo tra i banchi (cè gente che, escludendo le fiducie, non mette piede nei Palazzi per mesi); e la consapevolezza che non si può rendere un buon servizio ai cittadini, al Paese, riservando alla politica (non quella dei salotti) il tempo che assorbirebbe un qualsiasi lavoretto saltuario.
Una crociata ancora più ambiziosa da affiancare agli antipatici sprechi è perciò quella relativa alla qualità degli eletti nelle istituzioni, a tutti i livelli. Qualità ravvisabile nel possesso di competenze e onestà (basta parlamentari condannati!). Non serve a nessuno un Parlamento debole, esautorato, composto da persone mediocri, poco preparate, che per il carrierismo non disdegnano di profanare quelle sacre aule assumendo condotte ostili allinteresse collettivo e alla legalità. Essi danneggiano il Paese, la sua economia, pregiudicano lo sviluppo.Un parlamentare dovrebbe essere pagato bene, ma solo se rende e lavora con profitto. Penalizzazioni economiche dunque per i desaparecidos, poco sensibili ai semplici richiami della coscienza. E un buon trattamento economico non include assurde prebende o irritanti manifestazioni dei segni del potere come le autoblù, le scorte, di cui si è spudoratamente abusato, allargando quella frattura, non solo simbolica, coi cittadini. Il più grave default che lItalia sta conoscendo è proprio quello delletica. Liberarsi dalla corruzione, dal malaffare, è indispensabile per venir fuori dalle sabbie mobili di questa severa congiuntura. Chi ha voglia di cambiare lotta dalla stessa parte, a testa china, senza alzare polveroni. Perché, riprendendo una minima dellantiquario italiano Alessandro Morandotti «Le rivoluzioni più clamorose non fanno rumore».
p.s.: il 12 settembre ho sottoscritto la proposta di legge per stabilire un tetto alle legislature di un parlamentare: al massimo tre. Per legge .