Bene in codice per impedire le candidature dei mafiosi, ma non basta!
“Bene il codice che i partiti intendono far proprio per impedire ai cittadini rinviati a giudizio per mafia, usura, racket, riciclaggio di candidarsi nelle liste comunali e provinciali della prossima tornata elettorale. Si tratterebbe, comunque, di un codice che non ha la forza di legge e non è quindi vincolante per i partiti e i movimenti elettorali:è utile, ma ritengo non basti. Per un semplice ragionamento: ai mafiosi e ai malavitosi riconosciuti e riconoscibili non interessa entrare direttamente nelle istituzioni candidandosi direttamente nei consigli comunali o regionali. Il problema è impedire ai mafiosi e ai clan di fare propaganda elettorale, spostando così migliaia di voti su un candidato ‘pulito’ che diventa, una volta eletto, il garante degli interessi delle famiglia mafiose. In parlamento è stata presentata una proposta di legge, io sono fra i primi firmatari, voluta da un centinaio di parlamentari del centro-sinistra e , pochi in verità, del centro- destra. E’ la cosiddetta ‘proposta di legge Lazzati’ ispirata dal centro-studi Lazzati della Calabria, presieduto dal magistrato di Cassazione Romano Di Grazia. La pdl Lazzati ha avuto il sostegno diretto di alcuni presidenti emeriti della Corte Costituzionale, da Vittorio Grevi e da qualificati giuristi e costituzionalisti. Prevede il divieto di propaganda elettorale per chi è stato condannato per reati di mafia. La pena è l’arresto per il boss, ma soprattutto è prevista la decadenza dalla carica per il politico che sarà stata eletto con i voti dei clan (cosa facilmente verificabile con i moderni sistemi di indagine).
La commissione antimafia dovrebbe dire qualcosa su questa proposta di legge, mentre decine e decine di consigli comunali e provinciali del Sud l’hanno approvata con appositi ordini del giorno. Il consiglio regionale della Calabria l’ha già fatta propria. Molti parlamentari si sono detti disponibili a votarla, così pure diversi partiti politici.