Una nuova stagione di lotta e di protesta in Calabria
Caro Direttore,
ho letto con piacere la Cronaca di una gita al mare..” di Massimiliano Palumbo che la Provincia Cosentina pubblica in Primo Piano il 18 agosto u.s. con il titolo In viaggio con Trenitalia, sulle diligenze del Sud. Una lettura piacevole- credo la più bella di questa estate infuocata- ma anche triste, angosciante. Leggendo ‘Lo squallore che viaggia sulle diligenze Trenitalia’ ho pensato non tanto al mio impegno politico e alla mia breve ma intensa esperienza di amministratore provinciale (diversamente avrei aumentato l’angoscia in me!), quanto alla mia lunga e appassionante esperienza di giornalista e di inviato di Gazzetta del Sud prima e di Video Calabria poi. Grazie a questo impegno (cominciato da ragazzino e di fatto mai finito) ho conosciuto i mille volti di una Calabria forte, decisa e determinata; spenta però dalla disperazione dei ritardi dello Stato e dalla burocrazia allucinante della nostra Regione.
Conducevo ‘Calabria Verde’, un settimanale di agricoltura e ambiente, quando ho scoperto e fatto conoscere decine di piccole e medie aziende agricole che tentavano – eravamo negli anni ’90- di ritagliarsi uno spazio importante nel mercato nazionale e internazionale. Ho visto la speranza e la determinazione di produttori di vino e olio, di allevatori e agricoltori, dei primi agriturismo e delle più importanti fiere del settore alle quali le aziende calabresi partecipavano con grande desiderio di successo. I nostri prodotti- i vini sempre più di qualità, l’olio che migliorava, gli agrumi in forte espansione, i prodotti tipici di ottimo gusto- si lasciavano tentare dai mercati asiatici mentre in quelli europee e americani avevano già trovato un certo spazio. Era la Calabria che, dopo i fallimenti degli anni ’70 e le disillusioni degli anni ’80, dopo i Centri Siderurgici e labbuffata degli inutili contributi a pioggia, puntava ai settori tipici, alle produzioni locali, per il suo successo economico e commerciale. Ma gli anni ’90, e ancora di più l’inizio del Terzo millennio, hanno provocato un’impennata iniziale e un calo successivo nel settore agricolo ed economico-produttivo, anche perchè sono mancati i tanto attesi fondi comunitari che la Regione non è mai stata in grado di immettere nel mercato con un danno gravissimo per le aziende e per lintera economia. ‘Calabria Verde’, per oltre tre anni in onda con successo, ci ha fatto scoprire la Calabria che vive, lavora e produce con una mentalità nuova, moderna e non più legata ai carrozzoni politici.
Diverse aziende ce l’hanno fatta, altre si trovano in crisi, una parte ha fallito scopi e obiettivi. Nel contempo, però, si è aperta la crisi del settore industriale, delle telecomunicazioni e dei servizi (Cosenza è un cimitero di aziende chiuse e di fabbriche in smantellamento nel totale disinteresse) e la Calabria si scopre più piccola e più povera. Gli incendi la devastano giorno e notte, le strade e le ferrovie sono le stesse del dopoguerra, il turismo produce caos mentre linquinamento uccide mari e coste.
Quello che è più grave è che non c’è alcuna idea di come dovrebbe essere la Calabria del Terzo Millennio. Sarà una regione a forte valenza turistica? Si punterà all’agricoltura o ai servizi? Si interverrà massicciamente sui centri storici splendidi ma abbandonati, su chiese, castelli e palazzi signorili? Sarà finalmente dato il via agli interventi nelle opere pubbliche a distanza di oltre 30 anni dalle ultime opere realizzate? Sarà una Regione ‘verde’ con più parchi e aree protette, più natura e più ambiente? O forse si rilancerà il turismo culturale e religioso grazie alle grandi figure di Gioacchino da Fiore, San Francesco da Paola, Tommaso Campanella, Corrado Alvaro?
Nessuno risponderà mai a queste a domande. In Calabria si parla daltro, si pensa a nuovi equilibri e futuri incarichi, Chiaravalloti ha colpito e affondato il POR-Calabria mentre le casse sono piene di fondi comunitari non utilizzati; abbiamo in carica la peggiore classe politica, tanto da farci rimpiangere gli anni difficili della politica che lacerava il Paese e le coscienze. E molti pensano con nostalgia ai leader degli anni 70-80: uomini dal valore di Antonio Guarasci, Giacomo Mancini, Riccardo Misasi e tanti altri oggi dimenticati troppo in fretta. Siamo attualmente guidati da una giunta regionale che definire ‘una vergogna’ è poca cosa, mentre a livello locale stenta a venire fuori una classe politica nuova, giovane e alternativa. C’è un’informazione di basso livello, un ceto medio frustrato e assente, la classe culturalmente elevata distratta e disattenta, il livello imprenditoriale in fuga. Del resto: la crisi della società produce conseguenze ancora più gravi nei motori di sviluppo e di elaborazione politica e culturale.
Per cui, il bel pezzo di Massimiliano Palumbo mi fa venire nostalgia del giornalismo ‘militante’, così come della politica Impegnata, quella che discute, si confronta, dialoga e poi decide. Oggi è tutto salotti e cene clandestine, immoralità e indifferenza. Tutto scivola via sui bisogni della gente che diventa sempre più povera e degli impiegati che sono ormai sull’orlo di una crisi di nervi,dei giovani sempre senza lavoro. Così come viene voglia di una nuova generazione di lotta e contestazione, di intellettuali coraggiosi e di buoni maestri che incitano la piazza a gridare e pretendere per cacciare una classe politica stracciona che sta immiserendo la Calabria!
Sarà colpa dell’ Euro, o di Bossi e Berlusconi, più sicuramente sarà colpa di noi tutti che abbiamo perso il coraggio e la voglia di reagire, ma la Calabria torna ad arretrare mentre nei nostri cuori scompare la anche la speranza. E in certi casi perfino lappartenenza politica non distingue più!
Le diligenze ‘mai lavate’ di Trenitalia continueranno ancora a lungo a collegare Cosenza con Scalea o Reggio Calabria con Taranto, intanto i nostri giovani, anche gli indispensabili ‘cervelli’, riprendono la strada del Nord, scappano dalle nostre bellezze naturali e dalla nostra miseria di uomini politici, imprenditori, giornalisti e professori. Siamo uomini o caporali?- si chiedeva il grande Totò. Questa domanda non ha ancora ricevuto una degna risposta. Almeno qui in Calabria!