Un sogno chiamato Mina
Pronto? Buongiorno, cerco Franco Laratta
E’ una donna al telefono. Mi trovo fuori e quindi le dicono di richiamare. Lei, comunque, non vuol lasciare il nome. Riprova più tardi. Stessa scena. La signora richiama anche un terza e quarta volta. Inutilmente. Poi un pò si secca: Senta, dica che ha chiamato Mina Mazzini e che non lo trovo mai. Lui però sa dove cercarmi.
Sembrava uno scherzo. Mina, proprio lei, che mi vuole! D’accordo, ho un amore per la grande interprete che dura da sempre; conosco bene il figlio Massimiliano con il quale sono molto amico da anni. Ma da qui a ricevere una sua telefonata ne corre. Eppure quel giorno di un paio di anni fa era proprio lei al telefono. Ne ho la conferma chiamando alla sua casa discografica di Lugano: Sì, la signora cerca proprio lei, gliela passo. Attimi di panico e poi una conversazione semplice che non voglio riportare. Rimane forte il ricordo di una voce giovanissima, e di un arrivederci a Lugano’ che ogni tanto mi sembra di risentire.
Mina si nasconde da oltre 20 anni. Io la scopriì nel 1974, grazie ad una sua canzone suonata ad un juke-box. Frequentavo il primo anno della Ragioneria, ed allora andavano forti i Rolling Stones (ricordo la splendida Angie) e tanti gruppi stranieri.
Cominciai lentamente l’ esplorazione del pianeta Mina. Comprai subito i suoi dischi: il primo era Frutta e verdura, il 33 giri che conteneva E poi, la canzone che ascoltai dal juke-box. Poi venne Amanti di Valore, quindi a ritroso gli altri dischi. Ogni anno l’attesa per il suo nuovo lavoro, e la ricerca delle sue foto, di articoli che parlassero di lei e della sua vita. In quel periodo apparve in televisione con Milleluci. Sarebbe stata la sua ultima volta in Tv, dopo 15 anni di straordinarie trasmissioni del sabato sera, preludio della grande fuga dal mondo dello spettacolo. Nel 1978 tenne il suo ultimo grande concerto dal vivo, alla Bussola di Viareggio. Io, non ancora diciottenne, non potei andare. Titoli entusiastici su tutti i giornali, grande trionfo e pubblico in delirio per quelle serate in Versilia. Poi l’addio per sempre alle scene, nonostante la popolarità in aumento ed il crescente apprezzamento della critica per le sue interpretazioni sempre più di altissimo livello.
Proprio in quel periodo apriva a San Giovanni in Fiore una radio libera. Si chiamava Radio Sila Tre ed era diretta da me. Mina aveva sempre un grande rilievo nella programmazione musicale della radio, tanto che finì per essere scoperta ed apprezzata da tanti giovani dj. Anche il pubblico, abituato ad altro genere di musica, imparò a conoscere le canzoni più belle di Mina. Ricordo in particolare un Album straordinario, Attila’, che trionfò in radio per mesi. Del resto è tutt’ora uno dei lavori più riusciti di Mina. In quel 33 giri debuttava quale autore Massimiliano Pani, il 16enne figlio della cantante, che scrisse per l’occasione due brani molto belli: Sensazioni e Il vento.
A Radio Sila Tre furono le due canzoni più richieste e trasmesse per tanti mesi. In tutte la radio italiane Attila fu un successo. Il giovane Massimiliano, però, venne curiosamente maltrattato da un certa impietosa e stupida critica. Io, invece, gli scrissi per dimostrargli il mio apprezzamento e per incoraggiarlo a continuare perchè ne aveva la stoffa e tutte le qualità. Mi rispose rigraziandomi e da allora cominciò un lungo ed intenso rapporto epistolare. Pani apprezzava i miei suggerimenti e le mie indicazioni. Ma ci scrivevamo di tutto e lui si è subito dimostrato molto maturo e particolarmente intelligente ed attento. Dopo un paio di anni ci incontrammo a Milano, poi in seguito in Svizzera, dove lui vive con la mamma, a Roma e in altre città. Entrò presto nello staff degli stretti collaboratori di Mina, continuando a scrivere e rivelandosi ben presto un ottimo arrangiatore. Poi incise per conto suo (ma, sebbene bravo, non fu molto fortunato), debuttò in Tv quale conduttore facendosi subito notare per il suo stile e la sua eleganza nel parlare. Non gli feci mai mancare i miei giudizi e i miei incoraggiamenti tutte le volte che faceva qualcosa come Massimiliano Pani, non già quale figlio d’arte. Nacque una bella amicizia che dura tutt’ora e alla quale Massimiliano mi ha detto di tenere molto.
Il giovane e capace figlio di Mina deve avere parlato più volte alla madre del nostro rapporto. Ed una volta in particolare, dopo un nostro incontro a Roma dove siamo andati con mia moglie e mio figlio a prenderlo all’aeroporto per poi stare insieme per alcune ore, Mina mi ha fatto quella inattesa e graditissima telefonata.
Altre volte l’ho sentita mentre cercavo Massimiliano, ed una volta lei ha voluto parlare con mio figlio Andrea, all’epoca di 8 anni, il quale desiderava da tempo di parlarle, evidentemente ed involontariamente plagiato dal papà, ma che apprezza molto le canzoni dell’ ex Tigre di Cremona.
Andrea, che aveva sentito il Cd Napoli’ del 1996, voleva sapere da Mina come faceva a cantare così bene in napoletano. Lei glielo ha spiegato ed ha anche risposto a tutte le sue domande!
Mina, del resto, è sempre stata con me molto affettuosa: quando da ragazzino le scrivevo- e sarà successo tante volte- mi faceva avere autografi e posters. Qualche volta anche alcuni suoi dischi.
Negli ultimi anni Mina è, dal punto di vista musicale, molto cambiata. Legatissima alla famiglia, lontana anni luce dal mondo delle spettacolo, ha saputo cambiare e superare i tempi e le mode. Grazie a Massimiliano Pani, che produce i dischi della mamma e dirige la casa discografica di Lugano circondandosi di musicisti giovani e capaci, Mina si è riscoperta una interprete più nuova e attenta alle esigenze del pubblico, ma mai disponibile a fare ciò che non le piace o non la convince.
Al termine di quella sua telefonata ci siamo dati appuntamento in Svizzera. Io le chiesi di venire in Sila per ammirare le bellezze naturali della nostra montagna. Lei mi ha risposto che non gradisce compiere viaggi così lunghi. Dopo quella conversazione sono andato davvero a Lugano. Avevo appuntamento con Massimiliano e, devo dire, temevo (!) di trovare anche Mina. Dentro di me è la cosa che desidero di più, ma nello stesso tempo ne sono anche spaventato. Quel giorno lei non c’era ed io sono stato a lungo nella Pdu con Pani a seguire la preparazione di un disco. A tarda sera ho ripreso il treno da Lugano per Milano, accompagnato alla stazione da Massimiliano.
Avrei voluto sì incontrarla di persona, ma sono anche convinto che i sogni non dovrebbero mai realizzarsi. Perchè sarebbero diversi dalla nostra immaginazione e dai nostri desideri. Mina è, per me, un sogno lungo una vita. La trovo in macchina tutte le volte che viaggio; ha fatto da colonna sonora di tutti i momenti più belli della mia vita; mi ha portato per mano da ragazzino fino alle soglie della maturità. L’ ho ascoltata quando ero triste e volevo scacciare la malinconia. Lei, con la sua splendida voce, mi segue ogni giorno, in sottofondo e in primo piano, con la stessa puntualità del tempo che scorre veloce e supera ogni evento. Perchè Mina è cultura, passione, poesia!
Mina ha segnato la storia degli ultimi 40 anni in Italia: il suo volto, le sue canzoni, le sue vicende personali, hanno caratterizzato gli eventi, le mode, gli avvenimenti di un Paese che è cresciuto e cambiato. Insieme a Lei. Per me è stata un momento di evasione e di passione: quasi come un’ amica sincera e riservata che ti segue sempre senza chiedere mai, pretendendo però massima fedeltà.
Alcune sere fa ascoltavo un brano di Mina a casa mentre i miei bambini giocavano. La piccolina, Karen di due anni, si divertiva a canticchiare. Le ho chiesto: Sai chi canta questa canzone?. Non poteva ovviamente saperlo. Le ho detto: é Mina. E lei, candida: Papà, Mina chi è?
Già, Mina chi è? Karen avrà tempo, se lo vuole, di scoprirlo. Non è che sia molto importante per la sua vita, ma saprà che lo è stata per quella del suo papà. Grazie, Mina!