Un governo senza cattolici!
Veloce, rapido, ma senza alcuna novità di rilievo. Soprattutto: una maggioranza che dopo 60 anni elimina i cattolici dal governo del Paese! E poi: dà un ruolo quasi scontato, banale, alle donne, che sono poche, pochissime, nei ruoli meno significativi, senza alcun peso nella stanza dei bottoni. Ed infine: un governo dove il peso maggiore, determinante, è tutto nel profondo nord: qui troviamo i ministri che gestiranno leconomia, le grandi decisioni interne ed internazionali, tutte le partite che riguarderanno il futuro del Paese. Nessun calabrese nei 21 ministri che formano il governo. Qualche contentino arriverà, ma sostanzialmente niente di serio e di decisivo.
Per tornare allaspetto che ci sta più a cuore, occorre dire che nella storia, i governi esprimono la sintesi culturale, il sentimento comune di appartenenza a valori e a principi che costituiscono il fondamento del convivere democratico. Così per 60 anni la politica, in Italia, ha espresso un variegato e composito quadro di identità, il confronto nel parlamento esprimeva il fermento culturale del Paese. La politica svolgeva il ruolo di mediazione sociale, coglieva bene i movimenti dello spirito nella storia che determinavano cambiamenti, e una politica attenta e responsabile guidava questo delicato passaggio verso una pacificazione sociale. Di questi avvenimenti, i cattolici sono stati sempre protagonisti; la lunga parabola della Democrazia Cristiana testimonia di questo impegno nella salvaguardia delle istituzioni e nellavanzamento della democrazia partecipata.
I cattolici dopo la fine della Dc non sono stati espulsi dalla politica italiana, sono riusciti a vivere la logica dellincarnazione nel tempo che è stato loro dato, nelle varie formazioni hanno cercato di dare un importante contribuito nel governo del conflitto sociale, di elaborazione e sintesi per laffermazione del Bene Comune. La politica italiana ha incrociato la questione cattolica da sempre, questo ha suscitato aspri dibattiti ma anche rafforzato il sentimento democratico verso le istituzioni, i suoi uomini in prima persona hanno dato prestigio e dato la vita. Questo è attestato da tutti sul piano storiografico.
A fronte di una conclamata attestazione di fede a quegli ideali cattolici, corredata da messe e atti di contrizione, lattuale compagine di centro-destra sancisce una rottura storica con quel filone culturale. Nessuno dei nuovi ministri per formazione, cultura e militanza proviene direttamente da quel orizzonte valoriale: questo rappresenta una forte e dirompente novità. Vuol dire che si chiude per unesperienza politica per i cattolici-impegnati nel nostro Paese; al di là delle parate scenografiche, delle funzioni religiose officiate dai cardinali Bertone e Bagnasco alle quali i neo-ministri accorreranno in massa in queste ore!, lindirizzo culturale dellattuale governo è preciso: per il nuovo tempo della globalizzazione, tra paura e futuro, lapporto dei cattolici non è più richiesto, la loro irrilevanza sul piano culturale e sociale è sancita.
Le nuove dinamiche sociali vivono il tempo della velocità e dell intensità, dura legge del mercato che non conosce il tempo della riflessione e della storia ma solo quello del profitto, spazio che cancella la lezione del passato per vivere solo il proprio tempo come un grande villaggio del consumo. Il nuovo governo ha voluto operare una cesura netta con il passato culturale del Paese, facendo ciò, vuole indicare anche un nuovo modo di fare politica, di intendere la politica come mero tecnicismo, fredda contabilità di numeri e tabelle, piegando la politica alla solo logica economica. Scelta politica debole sul piano culturale, perché azzera e disconosce lapporto di storie e sensibilità che hanno sedimentato lo spirito democratico del nostro Paese.
Ci si chiede, ma davvero lattuale contingenza storico-economica può fare a meno di quellispirazione culturale in politica? Può cancellare un governo le ragioni di una militanza? Credo di no. Penso che la tradizione culturale dei cattolici possa dare al nostro Paese uomini ed idee di libertà e di cultura democratica, risorse da offrire per governare la politica stessa. Come ci ricorda, nel suo ultimo libro, Un cattolico a modo suo, il compianto P. Scoppola, che scrive: la politica è valutazione razionale del possibile e sofferenza per limpossibile, tensione culturale nella storia mai vinta, continuo cammino fascinoso per una speranza da donare allumanità.