La CdL esce allo scoperto: vogliamo tenere separata la verità giudiziaria da quella politica
Da La Gazzetta del Sud di giovedì 29 Giugno 2006
REGGIO CALABRIA Il fuoco delle polemiche non si spegne. Gli effetti del delitto Fortugno si proiettano sulla politica regionale lanciando schizzi di veleno: sullo sfondo il corso politico che riguarda Domenico Crea. In primo piano c’è la conflittualità evidente tra la Margherita e il governatore Agazio Loiero, che rischia di mettere in difficoltà la stessa coalizione di maggioranza della Regione, in vista della verifica. Una nota di un ragazzo di Locri, fondatore del movimento “E adesso ammazzateci tutti”, che invita Loiero a dimettersi assieme a Crea, getta benzina sulle fiamme, già alimentate da un ping pong tra l’on. Franco Laratta e l’assessore Doris Lo Moro, che girano intorno alle dichiarazioni di Rosy Bindi. La giornata si arricchisce di un intervento dei tre coordinatori regionali della CdL (Pittelli, Talarico e Dima) che chiedono chiarezza a Loiero. Ma è sempre il ministro Rosy Bindi a tenere banco facendo ricorso alla parola della giusta mercede agli operai per ribadire che in politica – e il messaggio è rivolto a Loiero – il trasformismo resta un fenomeno negativo. Ieri il quotidiano “Il Riformista” ha posto alcuni inquietanti interrogativi indicando i “buchi neri” del caso Fortugno. Un caso tornato ad essere, più che mai, nazionale. Tra tanto can can, il vice presidente del Consiglio regionale, Demetrio Naccari Carlizzi (Margherita), lancia un appello saggio: invita ad abbassare i toni. Si comincia con “il botta e risposta” tra l’on. Franco Laratta e l’assessore Doris Lo Moro. Il primo: «Siamo noi sconcertati e preoccupati per la replica dell’assessore Lo Moro a Rosy Bindi. Evidentemente il vincolo “giuntale” è più forte di quello della coerenza. L’assessore farebbe bene ad informare i calabresi sul reale stato della sanità in Calabria, che vive con il sospetto di essere aggredita e assediata da una guerra di cosche». Doris Lo Moro risponde: «Il deputato della Margherita dica da che parte sta. Lui e il suo partito vogliono il cambiamento? Non esiterei un attimo a lasciare la Giunta se non mi sentissi sostenuta, nel percorso di legalità e di cambiamento che nella sanità comporta particolare fatica, dagli altri assessori e dal presidente. Non ho reagito durante la campagna elettorale sull’inopportuna denuncia ad opera di autorevoli esponenti della Margherita calabresi, ma ora su questi temi sono disposta a confrontarmi». Rosy Bindi non lascia, raddoppia. In un articolo pubblicato oggi sul quotidiano “Europa”, sostiene tra l’altro: «Se davvero c’è il sospetto che chi è subentrato a Franco Fortugno possa essere anche minimamente coinvolto nella tragedia del suo assassinio, ci vuole ben altro che unintervista del presidente della Regione, in cui si chiedono le dimissioni di Crea. C’è bisogno della verità. E per questo la magistratura deve andare sino in fondo e il partito della Calabria, sostenuto dal vertice nazionale della Margherita, deve prendere tutte le iniziative necessarie per una serena e ferma richiesta della verità». Quindi il ministro attacca sul trasformismo: «un macigno, il male più insidioso della politica italiana». Spiega la Bindi: «Si puo cambiare idea. Maturare nuove convinzioni. Non penso che i partiti siano fortezze chiuse e autosufficienti. Tutt’altro. Le nostre porte devono essere sempre spalancate alla società. E però bisogna anche vigilare. Spostarsi da uno schieramento all’altro, soprattutto al Sud, può provocare innesti che trascinano con sé un consenso opaco, a volte persino inquietante». E conclude così: «Trovo francamente poco edificante che i peccati di qualcun altro siano utilizzati come lavacro di un comportamento politico disinvolto. La moralità è una sola. E non c’è un trasformismo buono e uno cattivo. Se assolviamo il trasformismo, anche quando non è sfiorato da sospetti di immoralità, finiamo inevitabilmente per giustificare un modo di fare politica che può creare l’humus per quel trasformismo inquinato da collusioni criminali che ora allarma e ripugna. Ecco perchè i pesanti interrogativi sull’omicidio Fortugno la vicenda Crea non mi fanno dimenticare le sette casacche indossate, nel giro di pochi anni, del presidente Loiero», il governatore attraverso il portavoce Pantaleone Sergi, fa sapere che replicherà alla Bindi oggi, quando potrà leggere l’intero articolo. Esce allo scoperto “un ragazzo di Locri”, Aldo Pecora di Polistena, quello che ha lanciato lo striscione, poi diventato movimento “E adesso ammazzateci tutti”. Dopo aver definito il presidente Loiero «Dr. Jekill and Mr. Hyde», rinfaccia al governatore una serie di inadempienze, poi arriva a concludere: «Crea ha replicato all’invito di Loiero a dimettersi “sfidandolo” a dimettersi insieme a lui. Non è solo una provocazione di ripicca. C’è dietro un ragionamento ben preciso che poggia sulle stesse basi etiche invocate da Loiero per Crea, in quanto se Crea si deve dimettere, pur non essendo oggi formalmente neanche inquisito, perchè la sua elezione è frutto di voti inquinati, bene, allo stesso modo, il presidente Agazio Loiero è a capo di una maggioranza nata tecnicamente con gli stessi voti, quindi eticamente costretta a rassegnare le proprie dimissioni per azzerare e rendere trasparente una situazione politica che si fa ogni giorno più oscura». Il governatore Loiero, attraverso il suo portavoce Pantaleone Sergi, replica: Il movimento dei ragazzi di Locri è stata la cosa più genuina e importante avvenuta nella Locride dopo il delitto Fortugno tanto che il presidente Loiero, proprio martedì scorso, ha accettato di fare un incontro pubblico a Locri il 7 luglio prossimo. Sarebbe grave che qualcuno adesso ne rivendichi il copyright per averne vantaggi personali o di parte politica». Per Sergi il documento diffuso ad Aldo Pecora è «a titolo personale». Quindi il portavoce aggiunge: «Il coraggio e la rivolta dei ragazzi di Locri sono stati giustamente apprezzati e valorizzati in quanto giudicati di iniziativa spontanea, non eterodiretta, capaci di scuotere le coscienze. Se adesso qualcuno di loro interviene come esponente di una parte non c’è certo da rallegrarsi. E sinceramente l’intervento di un esponente di partito mi sembra quello di Pecora che, d’altra parte, ha sempre rivendicato la sua appartenenza alla Margherita». Il senatore di Forza Italia, Antonio Gentile, sostiene che solo adesso Loiero svela «ciò che tutti sapevano e cioè che i dirigenti dei cosiddetti “ragazzi di Locri” sono iscritti alla Margherita». La CdL comunque vuole sapere e lo fa attraverso i tre coordinatori regionali: Gianfranco Pittelli (Forza Italia), Francesco Talarico (Udc) e Giovanni Dima (An). «Sul delitto Fortugno, vogliamo tenere separata la verità giudiziaria da quella politica», dicono i tre in una dichiarazione congiunta. «Se la verità giudiziaria osservano sta assumendo contorni ben precisi e per questo auspichiamo che la magistratura e le forze dell’ordine, verso le quali nutriamo piena fiducia, giungano rapidamente alla conclusione delle indagini, quella politica, al contrario, deve ancora emergere in tutta la sua interezza anche se non possiamo non notare che le dichiarazioni dei responsabili del Centrosinistra non vanno affatto in questa direzione, anzi contribuiscono a far aumentare la confusione tra i calabresi». Per i tre coordinatori della CdL, «è opportuno che il Centrosinistra si assuma le proprie responsabilità: è opportuno che faccia chiarezza fino in fondo anche e soprattutto perchè il consigliere regionale Crea è pur sempre un esponente politico di primo piano della Margherita calabrese che ha contribuito alla vittoria dell’Unione nelle elezioni politiche ed in quelle provinciali di Reggio Calabria. Perchè il presidente Loiero ha chiesto a Crea non solo di dimettersi da consigliere regionale ma anche addirittura di abbandonare definitivamente la politica senza spiegarne i motivi? Sarebbe opportuno che dica ai calabresi come stanno effettivamente le cose».