Tonino Napoli, un grande cuoco calabrese
Se ne è andato un grande cuoco calabrese.
Guai a chiamarlo chef: “cuoco, io sono un cuoco”. Tonino Napoli “Pantagruel” era follemente innamorato della cucina, della buona cucina, tanto da rispettarla ed esercitarla come una delle arti più importanti.
La sua era vera passione, che lo portava a sperimentare, giocare, inventare. Ma sempre nel rispetto immenso verso i prodotti della natura, che non manipolava, non violentava, ma ‘trattava’ con amore, dai quali realizzava piatti di straordinaria bontà. Soprattutto il pesce, ma non solo, perché Tonino sapeva dare dignità ed eleganza a qualsiasi prodotto.
Inventava per innovare, per non finire nel monotono, nello scontato, prediligendo il naturale, il genuino, l’essenziale.
Un artista! Un grande artista che si era subito fatto notare. Prima a Cosenza, poi nella vecchia Rende dove in un palazzo storico aveva creato un ristorante eccezionale, il “Pantagruel”, apprezzato e premiato, luogo prestigioso per la cucina calabrese. E per lui arrivò la fama e i grandi riconoscimenti, che non lo fecero però mai cambiare, mai allontanare dalla natura popolare.
Lui al Pantagruel non solo esercitava la passione di cuoco, ma ‘regnava’, decidendo ogni cosa, anche perchè sapeva essere intrattenitore ironico, brillante, istrionico. Sforando spesso nell’altra sua passione: la politica, la bella politica.
Per diversi anni siamo stati suoi ospiti al Pantagruel. Eravamo la giunta provinciale del compianto Totò Acri. E con il presidente andavamo da Tonino Napoli quasi ogni giorno, sempre in grande ritardo, spesso per continuare a lavorare. Lui ci aspettava, a volte anche oltre le 15. Ma i suoi piatti erano sempre straordinari, perché per lui nulla doveva essere ordinario in cucina. E con lui era spesso un intrattenersi discutendo di politica, della sua idea di sinistra, con la sua solita franchezza.
L’ho poi ritrovato ‘cuoco di strada’ in alcune particolari occasioni.
E ci siamo infine ritrovati a febbraio scorso per la celebrazione della “Quadara”, nell’agriturismo sulla collina di Paola, dove curava anche il suo orto. Un pomeriggio intero con una maialata che sapeva di genuino, di tradizione. E anche di cultura. Perché ogni suo piatto era reso nobile e insuperabile dalle sue mani prodigiose, dal suo spirito anarchico, dal suo sguardo impenetrabile.
E dopo ogni portata, in gran tenuta usciva in sala per chiedere e sentire il parere dei clienti. Per bere con loro, per discutere e scherzare. Lo faceva da sempre.
E poi la rete. Tonino Napoli animava costantemente il suo profilo Facebook. E ogni giorno ci sentivamo e ci scambiavamo idee e pareri sulla Calabria, sulle sue bellezze naturali, sull’agricoltura, sulla politica. Condividendo tante cose.
Ricordare la buona cucina calabrese, significherà per sempre ricordare il nome di Tonino Napoli, con la sua cultura, la sua passione, la sua fantasia. Senza le quali non può esistere amore per questa terra meravigliosa.
Buon viaggio, Tonino. In paradiso ti aspettano. Ti divertirai cucinando e giocando. Le tue tavolate pantagrueliche faranno cadere in tentazione anche gli angeli e i santi.
E non è detto che non ti metterai a discutere anche con loro di socialismo!