Sui 439 precari dell’Asp di Cosenza: Siamo al Medioevo della politica. Un’assurda storia di vendette e immoralità!
L’assurda Via Crucis dei 439 precari dell’Asp di Cosenza dà la misura dello sfruttamento operato ai danni di centinaia di lavoratori. Una politica cieca e cinica, per mero calcolo decide chi può oltrepassare la soglia verso la libertà e chi invece deve restare nei labirinti del precariato, laddove i diritti sono annullati, la dignità lesa e le professionalità mortificate, come nel caso dei 439 precari dell’Asp cosentina che scontano, probabilmente, la colpa di essere stati stabilizzati da un dirigente generale nominato dal centrosinistra. Un manager che aveva operato una scelta saggia, dettata non soltanto dal cuore, quanto soprattutto dalle leggi vigenti.
Dieci, dodici, quindici anni di lavoro precario svolto con diligenza e abnegazione senza nessuna tutela, nessun articolo 18. Arriva finalmente la stabilizzazione, il blasonato posto fisso. Si avvera un sogno inseguito chissà quanto tempo: la sicurezza che garantisce una famiglia, dei figli, un mutuo per l’acquisto della prima casa. Ma ecco spuntare gli avvoltoi della politica. Quanti vivevano e vivono ricattando i precari con improbabili promesse e giri di parole che riempiono il vuoto della politica calabrese. Gente che non sogna ma opera per distruggere quello degli altri, com’è accaduto con l’Asp cosentina, perché Franco Petramala, firmatario della delibera che stabilizzava le centinaia di lavoratrici e lavoratori, era di fede politica opposta agli attuali assetti guidati dal Pdl.
Questo è Medioevo.
Non è sana politica. Democrazia dell’alternanza non significa disfare come la tela di Penelope tutto ciò che hanno prodotto le precedenti amministrazioni.
E questo vale per tutti gli avvicendamenti politici, poiché soprattutto chi lavora non può essere strumento di guerre intestine interne agli apparati politici”.