San Giovanni in Fiore / Decisi a non mollare e i disoccupati che da 3 giorni attuano posti di blocco
Città isolata, la protesta continua
SAN GIOVANNI IN FIORE Cinque posti di blocco permanenti isolano, ormai da tre giorni, San Giovanni in Fiore. il più grosso e popoloso centro della Sila cosentina. Sotto un freddo pungente ed una pioggia che a tratti si trasforma in neve, circa 400 disoccupati hanno isolato dal resto del mondo i 20 mila abitanti di questa città che porta in sé tutti i mali di una Calabria povera e dimenticata. A San Giovanni in Fiore i disagi cominciano ad essere enormi. Cominciano a scarseggiare le scorte nei negozi di alimentari, molte case sono al freddo perché il gasolio non è arrivato in banca non ci sono soldi le Poste non funzionano e le scuole sono nel caos. Sono pochissimi quelli che riescono a superare i blocchi stradali, solo per qualche emergenza. Ma il più delle volte la polizia ed i carabinieri bloccano il transito prima dei posti di blocco eretti dai disoccupati. Vogliono evitare contatti con i dimostranti e quindi possibili reazioni. Del resto la tensione è alta, la preoccupazione è molta fra chi non ha un lavoro e non sa come mandare avanti la propria famiglia. Molti dei senza lavoro sono sposati ed hanno figli, alcuni vivono alla giornata, altri si arrangiano per come possono ma da quando l’edilizia è ferma, tanti di loro non sanno come tirare a campare. Per questo motivo sono stati costretti ad inscenare la dura manifestazione di protesta che ha isolato da tre giorni il più grosso centro silano, interrotto i collegamenti tra Cosenza e Crotone, bloccato la linea Cosenza San Giovanni delle Ferrovie della Calabria. Il prefetto di Cosenza, intanto, ha convocato per oggi a Cosenza un vertice fra le forze politiche locali, i rappresentanti istituzionali, le forze dell’Ordine e della Sicurezza della provincia. Non si sa bene cosa potrà portare questa riunione in prefettura visto che non ha alcuna possibilità di dare una risposta concreta ai 400 disoccupati di San Giovanni in Fiore. Il vertice potrebbe rappresentare la possibilità di chiedere con più forza alla Regione e al Governo centrale un intervento urgente (ma quale? e quando?) per sbloccare la situazione dando nel contempo una speranza ai dimostranti della Sila. Il prefetto di Cosenza, è molto preoccupato per come si sta sviluppando la vicenda nel più grosso centro silano. Il suo intervento presso la Giunta regionale si è fatto pressante. Con ogni probabilità, oggi nel vertice di Còsenza, si tenterà di stabilire un contatto con la Regione per anticipare, forse a martedì,.l’incontro già previsto per i prossimi giorni a Catanzaro con l’esecutivo regionale. Si tenta, insomma, di accelerare i tempi in modo tale che una volta fissato l’incontro a Catanzaro si possa convincere i dimostranti a desistere dall’occupazione delle strade. Ottenuto questo, il problema si sposterebbe solo di qualche giorno. I 400 disoccupati di San Giovanni in Fiore infatti, non intendono far decantare la situazione, anzi vogliono insistere finché ne hanno la forza e la possibilità. Dalla Regione, quindi, si aspettano solo una risposta positiva magari la notizia che la Giunta intende approvare un provvedimento ad hoc per San Giovanni in Fiore, e possibilmente anche strappare la promessa di una pressione sul Governo nazionale affinché si impegni in favore dello sblocco della Legge 442 del 1983 quella che ha bloccato il tournover nei forestali, facendo perdere 500 posti di lavoro solamente a San Giovanni in Fiore. La città guarda ovviamente con preoccupazione la protesta dei senza lavoro. I molti disagi che la gente patisce in queste ore non fanno diminuire la solidarietà verso chi non ha un posto di lavoro. Del resto qui tutti sanno che solo con la protesta si sono ottenute in passato risposte positive. Cosi è stato negli anni ’60 e ’70 con i forestali, quando la Regione non li pagava per mesi, cosi pure è successo nei più recenti anni ’80 quando 200 operai vennero assunti col Fondo disoccupazione dopo settimane di lotte. Il livello della contestazione però è salito sempre più di tono. Un tempo bastava lo sciopero generale, una marcia di protesta, un corteo cittadino. Successivamente ci si è spinti fino a Catanzaro a protestare sotto la sede della Giunta Regionale. Quindi si è passati ad occupare il palazzo comunale, quindi a murarne l’ingresso infine ad incendiarlo. Oggi si bloccano tutte le strade di accessa e si isola un’intera comunità. Per ottenere un posto di lavoro, che dovrebbe essere garantito a tutti, non basta più la semplice dimostrazione di protesta. Quando le orecchie di chi conta diventano sempre più sorde, si fa più forte e grassa la voce di chi reclama un diritto primario. La voce di questi disoccupati della Sila è così forte che è arrivata in tutta Italia, e qualcuno, prima o poi, deve dare una risposta.