Il miracolo di Santa Trada
Probabilmente nemmeno Nicola Adamo, che con molta intelligenza ha promosso il vertice dei parlamentari e dei consiglieri regionali del Pd nella splendida cornice di Santa Trada, si aspettava un risultato che somiglia tanto ad un piccolo miracolo. Nemmeno Marco Minniti, che in questi mesi ha gestito una fase assai convulsa del Pd calabrese, con molta determinazione e tanta pazienza, si aspettava un incontro così proficuo.
E forse nemmeno Agazio Loiero avrebbe immaginato che proprio grazie al suo coraggioso discorso introduttivo, dai toni gravi e a tratti drammatici, il Pd avrebbe improvviasamente riscoperto a Santa Trada lorgoglio dello stare insieme.
“Non sono mai stato un tifoso storico di Agazio Loiero, ma è proprio grazie al suo intervento che oggi finalmente il Pd comincia il suo cammino unitario”: chiedo scusa per lautocitazione, ma sentivo davvero quanto ho detto nel corso del mio intervento al seminario di Santa Trada. Le parole di Loiero, soprattutto quelle di chiara autocritica, il suo forte timore per il declino della Calabria, lappello ai democratici allunità per non finire dispersi e raminghi, hanno improvvisamente cambiato il clima nel Pd calabrese. Un partito lacerato, confuso e litigiosissimo come in nessun altra regione dItalia. Il vivere da separati in casa (da una parte i fedelissimi di Loiero e Bova, dallaltra tutto il resto del Pd calabrese) aveva prodotto una situazione di profonda crisi, di rissa interna, di incomunicabilità totale che si è rapidamente diffusa in tutto il territorio.
Il segretario regionale Minniti, in questi mesi ha saputo mediare, spesso anche sorvolare e tacere pur di giungere ad una intesa unitaria, alla quale ha saputo lavorare come pochi altri. Ha evitato limplosione del Pd calabrese quando non ha aderito alla corrente di DAlema, del quale è storico e autorevole braccio destro. Anche Loiero ha saputo rimanere fuori dal gioco delle correnti, riuscendo per una volta a seguire la strada dellunità e non quella della divisione. E quando Adamo, seguito poi anche dal sottoscritto, ha lanciato più di un mese fa lappello a costruire prima il partito, evitando di divederci nelle correnti, si è avuta netta la sensazione che qualcosa stava cambiando, che non tutto era perduto, che stavano maturando i tempi della svolta. Ma il cammino sembrava infinitamente lungo.
Da Santa Trada, dunque, esce un partito che ha deciso: di porre fine alla guerra interna, di avviare subito la stagione dei congressi locali, di dare vita ad una forte opposizione al governo nazionale e alla sua politica fortemente antimeridionale (vedi il taglio alle risorse per le infrastrutture del sud, lavvio del federalismo fiscale fortemente penalizzante per
Da Santa Trada è uscita forte anche la consapevolezza della necessità di rilanciare lattività della Giunta regionale che si trova davanti a problemi immensi, molti dei quali -vedi la sanità- ereditati da un decennio di giunte regionali di centro-destra. Tutto questo in un clima di unità vera -così almeno è limpegno- e nella consapevolezza che con il federalismo fiscale, che comunque il centro-destra approverà- arriveranno tempi durissimi per il sud e per
Detto tutto questo, vorrei però esprimere una riserva che è anche un augurio, che a Santa Trada ho detto chiaramente: il Pd non può essere il risultatato finale della sommatoria dei gruppi dirigenti di Ds e Margherita. Se così fosse, il risultato elettorale della prossima primavera sarebbe disastroso. Il pd calabrese deve avere il coraggio di cambiare, di assumere un atteggiamento aperto, di investire in una nuova classe dirigente, di aprire porte e finestre ai giovani, alla società, alle professioni. Cè bisogno, in Calabria più che altrove, di un forte cambiamento e di un gruppo dirigente diverso. Non si tratta solo di un dato anagrafico (spesso vi sono giovani piuttosto banali e mediocri), ma è nei comportamenti, nelle scelte, nei metodi di governo che cè bisogno di un profondo cambiamento. IL pd calabrese deve rompere con quel passato che ancora oggi, e in maniera significativa, lo condiziona.
Chi può dare una mano al Pd in questo? Minniti, ancora una volta con coraggio e determinazione, lha fatto in questa prima fase della sua segreteria; molti leader democratici stanno già impegnandosi in questo senso. Ma chi può veramente segnare, in questo caso come a santa Trada, una svolta profonda è il presidente Loiero. Che in questi ultimi due anni di governo deve scoprire il gusto del cambiamento, della svolta. Deve tirare fuori tutto il coraggio che si ritrova e investire in una nuova classe dirigente alla quale affidare il futuro della Calabria.
Ci aspettano tempi durissimi.