Il 60% degli imprenditori cosentini preoccupati per il dilagare dellusura
A denunciare maggiormente la presenza asfissiante del fenomeno sono gli operatori economici del capoluogo di provincia nel 70 per cento dei casi. Industria e artigianato (72,2%) i comparti produttivi più sensibili. A percepire la rilevanza del fenomeno principalmente le piccole aziende. Sono alcune delle anticipazioni emerse dal primo rapporto provinciale sul sistema creditizio realizzato dallOsservatorio sul credito della Provincia di Cosenza che ha raccolto opinioni, preoccupazioni e aspettative di 150 imprenditori. Convegno di presentazione previsto per il prossimo 13 maggio nella sede dellAssindustria di Cosenza.
Unazienda giovane, operante nel comparto industriale o artigianale, con sede nel capoluogo di provincia e con meno di 50 addetti. E questo lidentikit dellimpresa che sente maggiormente il peso dellusura come fattore ostacolante la crescita economica del territorio provinciale emerso dal primo rapporto sul sistema creditizio in provincia di Cosenza. «A pochi mesi dalla sua istituzione, lOsservatorio sul credito della Provincia di Cosenza è riuscito nel suo iniziale intento: fornire al tessuto economico, istituzionale e sociale il primo rapporto sul sistema creditizio locale. Un lavoro di ricerca che, in collaborazione con listituto Eurispes, intende fornire uno strumento di analisi, valutazione e lettura del sistema creditizio territoriale proficuo e indispensabile non soltanto per fotografare la situazione presente del settore ma, principalmente, per ipotizzare scenari futuri in linea con le finalità istituzionali dellEnte provinciale di programmazione economica sul territorio». Queste le parole con cui lassessore al mercato del lavoro della Provincia di Cosenza, Franco Laratta ha commentato i primi risultati del rapporto sul credito nel territorio provinciale. «Le organizzazioni criminali ha continuato Franco Laratta – costituiscono una forte alternativa al mercato del credito legale essendo dotate di una ingente liquidità e potendo sfruttare le debolezze del sistema socio-economico locale. Le banche piuttosto che guardare alla capacità imprenditoriale dei soggetti richiedenti il prestito, prendono in considerazione esclusivamente la situazione patrimoniale dei potenziali beneficiari. Le banche, infatti, – ha continuato lassessore provinciale al mercato del Lavoro – per carenze informative e per una eccessiva avversione al credito, attualmente non sono attrezzate per valutare la validità delle iniziative da finanziare e finiscono con il concedere credito, in tempi talvolta inaccettabili, solo a chi risulta, in virtù delle informazioni fornite dalla Centrale dei rischi, già pluri-affidato ovvero a chi è in grado di offrire valide garanzie patrimoniali. La necessità per il tessuto bancario locale, quindi, di fronteggiare la concorrenza degli ingenti gruppi bancari nazionali richiederà un adeguamento delle attuali strutture in termini di organizzazione, politica creditizia, risorse umane, sistemi di pagamento, auditing, tanto per citare alcuni dei settori più delicati. Chi beneficerà più di ogni altro di questo processo di modernizzazione che in realtà è già iniziato da qualche anno sono gli utilizzatori finali dei servizi bancari vale a dire i privati cittadini e le imprese. Risulta, quindi, evidente il ruolo che, in questo contesto, – ha concluso lassessore Franco Laratta – può offrire il sistema creditizio e finanziario locale per favorire lo sviluppo economico, veicolando le risorse necessarie verso quelle attività che realmente possano consolidare una crescita del territorio». Un lavoro di ricerca che affronta e analizza lusura ascoltando lopinione diretta degli imprenditori e dedicando particolare attenzione anche al forte legame esistente tra il fenomeno ed il crimine organizzato. «La facilità con cui i soggetti che si rivolgono agli usurai ottengono i prestiti ha dichiarato il presidente dellEurispes Calabria, Raffaele Rio – fa sì che essi, almeno al primo impatto, considerano l’usuraio stesso come una sorta di benefattore che interviene a risolvere le loro esigenze finanziarie, evitando, in alcuni casi, delle vere e proprie crisi aziendali. Soltanto in un momento successivo, quando il debito incomincia ad incrementarsi in modo abnorme per effetto dei rinnovi provocati dall’impossibilità di un tempestivo adempimento e quando, in una tale situazione, il soggetto incomincerà a subire pressioni di ogni genere, si acquista consapevolezza della reale situazione provocata dalla contrazione del debito e dal rilascio di una quantità di effetti non onorabili. Ma in tal caso ha concluso Raffaele Rio – sarà troppo tardi ed il soggetto, non più in grado di onorare il debito, sarà costretto a cedere la propria attività o quote di esse, mettendo in moto quel sofisticato meccanismo che consente alle organizzazioni criminali di pulire in primo luogo il denaro di provenienza illecita e successivamente di impiegarlo in attività economiche o finanziarie». Analizziamo, nel dettaglio, i dati emersi dalla ricerca condotta.
Usura: uno sguardo dinsieme
Più di un impresa su due del campione intervistato (58,7%) è concorde nel ritenere che lusura sia abbastanza/molto diffusa; solo il 19,3% è dellopinione che il fenomeno non sia per niente presente nella provincia, mentre la restante parte del campione, il 22%, non ne ignora la presenza considerandolo comunque poco presente. La percezione della maggioranza delle imprese in tutti i settori economici è che il fenomeno sia abbastanza/molto presente; il valore massimo si registra nel comparto produttivo industriale e artigianale con ben oltre il 72% dei casi seguito da quello delle costruzioni con il 65%.
Lanalisi territoriale: nel capoluogo la maggiore preoccupazione
Lopinione diffusa in tutti i territori è che il fenomeno sia abbastanza presente (il numero di soggetti intervistati che hanno questo grado di percezione in tutti gli ambiti non scende mai al di sotto di un terzo). Il territorio in cui è maggiorante avvertito il problema è la zona di Cosenza/hinterland, in cui quasi il 70% del relativo sottocampione si dichiara convinto che esso sia abbastanza/molto presente; nella zona silana, invece, la maggioranza (54,2%) lo considera per niente/poco presente.
Le aziende giovani più sensibili al fenomeno
Letà dellimpresa sembra costituire fattore discriminante, per cui passando da una classe ad un altra si possono notare alcune differenze, nelle frequenze di risposta. Anche se, comunque, sintetizzando i dati e sommando le percentuali di risposta abbastanza e molto la classe di età 3-5 anni presenta un valore (48,8%) inferiore a tutte le altre fasce, in cui le percentuali non scendono mai al di sotto del 61%.
Piccole e medie imprese più a rischio
Anche la suddivisione per classi di addetti presenta un range di variabilità che non è descrivibile attraverso dei trend ben definiti, per cui si possa sostenere la tesi che allaumentare della dimensione aumentano la percentuale di imprese che considera il fenomeno per niente presente, e viceversa diminuiscano quelle che lo considerano molto presente. Comunque è interessante osservare, che tra la classe delle micro imprese (<5 addetti) e quella delle imprese di più grande dimensione (oltre 50 addetti) si riscontrano delle nette differenze, soprattutto per le modalità di risposta antitetiche (per niente e molto presente). Nella classe degli oltre 50 addetti, nessuna impresa ha fornito la risposta molto, contro il 20,8% della classe dei meno 5 addetti, cosi come per la modalità per niente: 22,9% è la percentuale registrata dalle micro imprese, contro il 40% di quella delle imprese più grandi. Ciò può dimostrare che il fenomeno è maggiormente percepito dalle piccole aziende che, come abbiamo potuto osservare, sono le unità economiche più sensibili ai problemi di accesso al credito.
Franco Laratta