Forum: Lavoro Sviluppo Occupazione
Franco Laratta
Ass. Prov. al Mercato del lavoro e Politiche Giovanili
Grazie, saluto tutti i presenti, le Istituzioni, i Consiglieri Regionali, tutti i Sindacati, gli Imprenditori, e gli Assessori al Lavoro dei comuni.
Abbiamo inteso organizzare questo Forum d’intesa col sindacato e gli imprenditori nel corso delle lunghe vertenze che in questi anni stanno assorbendo molte delle nostre energie e stanno provando fortemente la tenuta sociale e democratica della nostra Provincia.
In realtà, partiamo oggi con la prima giornata Forum, ne seguiranno altre 2 che terremo con alcuni esperti ed economisti a livello nazionale, soprattutto per approfondire la situazione economica e sociale del nostro territorio alla luce di quanto avviene un pò in tutta la Calabria e in considerazione della situazione economica più in generale del Paese, soprattutto dopo la presentazione alle Camere da parte del Governo della nuova Legge Finanziaria, della quale diremo qualcosa anche perché la Calabria pagherà un prezzo molto caro.
Il nostro è un tavolo tecnico più che un convegno; in questa sede, in questa prima giornata, faremo un’analisi dei problemi della provincia di Cosenza e lo facciamo insieme; poi è chiaro che i risultati di questo Forum avranno la necessità di essere approfonditi in un tavolo un po’ più alto, quello della Regione e dello stesso Ministero, sia del Lavoro che dell’Attività Economiche e Produttive.
Io partirei da alcuni dati.
Parlerò per schede citando alcuni dati che saranno pure freddi, ma parlano molto chiaramente dell’attuale situazione economica e sociale.
Possiamo dire che, ad esempio, dall’analisi delle ultime rilevazioni mensili effettuate dall’ISTAT emerge che la domanda rivolta alle imprese industriali della Regine ha conosciuto una fase di forte espansione iniziata nel secondo semestre del 2000 e proseguita fino a giugno del 2001.
Alla fine di questo periodo il livello degli ordinativi destagionalizzati ha raggiunto il picco più elevato degli ultimi 5 anni, ma il trend congiunturale è nettamente peggiorato nel secondo semestre 2001 nella nostra Provincia, mostrando una flessione della domanda complessiva seguita da un calo dell’attività produttiva e dall’aumento degli stock di prodotti finiti.
Anche il tasso di occupazione nel settore, cresciuto in media del 4,4% nel corso del 2001, ha segnato un calo notevole, stando alle ultime rilevazioni, del 5,5% rispetto ad ottobre del 2000.
Gli occupati dell’industria a gennaio 2001 è aumentato del 13,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
I dati relativi alla natalità e mortalità delle imprese del settore nel primo trimestre 2002, in Calabria, mostrano un saldo positivo di 152 aziende con tasso di crescita pari allo 0,4%. Cosenza, invece, nel periodo considerato, segna un saldo negativo di 63 aziende, tasso di crescita -0,4%.
Riguardo il PIL della Regione, secondo le ultime stime , nel 2001 è cresciuto del 4% in termini reali, un risultato che per il secondo anno consecutivo risulta superiore a quello medio nazionale pari all’1,8%.
Alla congiuntura positiva dell’ultimo biennio potrebbero avere contribuito, in parte, le risorse finanziarie dei Fondi Europei a valere sui quadri comunitari di sostegno 94/99 e 2000/2006.
L’incidenza sul PIL regionale di tale finanziamento è stata pari all’1% nel 2000 e all’1,5% nel 2001.
Analizziamo un’altra scheda relativa al credito. Parliamo di produzione di reddito, del credito invece ce ne occuperemo subito dopo.
Il PIL per abitante nella Provincia di Cosenza nel 1999 è stato pari a 20.077.000 lire, intorno ai 10.000 euro, un valore che colloca la Provincia di Cosenza tra le ultime posizioni rispetto a tutte le altre Province italiane, cioè al 90° posto su 103 province analizzate.
Questa è una classifica che vede al primo posto la provincia di Milano la quale ha un reddito pro-capite di 51.000.000 di vecchie lire, seguita da Bologna.
Da questa analisi risulta che Cosenza tra le Province calabresi è in testa con un reddito pro-capite di 20.000.000 di lire, 10.000 euro, seguita poi da Catanzaro e man mano dalle altre Province.
Quindi i dati così esaminati costituiscono una conferma di quanto la Provincia di Cosenza, per quanto riguarda il proprio tessuto economico e produttivo, si trovi ancora agli inizi di una lunga crescita rispetto alle altre aree più sviluppate del Paese.
E’ importante evidenziare che il PIL della Provincia di Cosenza ha registrato un incremento rilevante negli ultimi 5 anni, il tasso di crescita è stato del 15,5%, un dato positivo che supera l’evoluzione registrata a livello regionale e nazionale.
La base imprenditoriale della Provincia di Cosenza rappresenta, dunque, un tasso altamente dinamico: rispetto al resto del Paese è un tasso di evoluzione quasi doppio, il che ci dimostra come la Provincia di Cosenza abbia delle potenzialità enormi collocandosi, così, tra le realtà più attive di tutto il Paese. In realtà tutto questo ha un’altra base di lettura, perché il sistema produttivo della Provincia di Cosenza è strutturalmente parcellizzato in piccole unità che sono costituite per lo più da imprese individuali e familiari con non più di 3 3,5 dipendenti a impresa. Questo, di fatto, rappresenta la debolezza del nostro sistema produttivo. L’ottica è quella di rivitalizzare e rilanciare lo sviluppo nella Provincia di Cosenza attraverso la creazione di un sistema sinergico capace di valorizzare le specificità produttive locali e ottimizzare l’impiego delle risorse disponibili.
Proprio su questo noi stiamo verificando la possibilità, e lo abbiamo già accennato in alcuni incontri, di creare un organismo di studio e programmazione nella Provincia di Cosenza, del quale si vuole fare promotrice l’Amministrazione Provinciale, qualcosa di simile ad un Consiglio Provinciale per l’Economia e per il Lavoro che metta insieme studiosi ed esperti al fine di monitorare costantemente l’andamento della nostra economia, di suggerire interventi, di elaborare proposte.
L’altra scheda riguarda il sommerso.
Voi sapete che sul sommerso siamo in possesso di dati allarmanti.
Il fenomeno dell’economia sommersa coinvolge in Italia almeno 5 milioni di persone distribuite fra vari settori: si va dall’agricoltura all’edilizia passando per i servizi e l’industria.
Le stime effettuate che hanno portato alla stesura della mappa del lavoro riferita al 2000, mostrano una grande spaccatura all’interno del mercato del lavoro. A godere delle tradizionali tutele del lavoratore dipendente è, infatti, una quota appena superiore alla metà degli occupati.
Si stima che l’economia sommersa abbia prodotto nel 2000 una ricchezza pari a 284 miliardi di euro, che grosso modo sarebbero 500 mila miliardi di lire, grazie a quasi 11 miliardi di ore di lavoro nel sommerso.
Vediamo qual è la situazione dell’economia che non c’è in Provincia di Cosenza, ipotizzando in primo luogo che l’incidenza dell’economia sommersa della Calabria sul prodotto lordo regionale si allinei con l’incidenza registrata a livello nazionale.
I risultati ottenuti confermano la gravità strutturale del sommerso su tutto il territorio regionale. La Calabria nel solo anno 2000 avrebbe prodotto una ricchezza nascosta pari a 7.689.000 euro, cioè il 38% del PIL regionale, grazie quasi a 298 milioni di ore di lavoro.
Vediamo il sommerso nella Provincia di Cosenza.
Sono dei dati che ha elaborato di recente EURISPES. Si osserva una marcata differenza tra le varie aree territoriali regionali.
A Cosenza sono 3 i milioni di euro di ricchezza prodotta dal sommerso, cioè la provincia calabrese con il più alto livello di ricchezza nascosta.
Per abitante pro-capite possiamo parlare di 3.938 euro a persona di produzione di sommerso in Calabria.
Stiamo analizzando tali dati con la Commissione Provinciale sull’emersione del lavoro nero, a cui partecipano tutte le Istituzioni del territorio.
Abbiamo potuto verificare che il sistema fin qui utilizzato, che è quello della caccia al lavoratore in nero o all’impresa in nero, non funziona.
Bisogna certamente colpire chi utilizza sistemi illegali e opera nel sommerso, dobbiamo però verificare la possibilità che insieme a questo vi sia un accordo tra chi fa la verifica, chi fa il controllo e il lavoratore e l’impresa in nero, affinché si possa uscire dal sommerso anche con un ragionamento che non sia soltanto quello costrittivo e quello della verifica, con conseguenze anche di natura penale.
L’altra scheda riguarda il sistema creditizio in Provincia di Cosenza, e anche qui tocchiamo un punto davvero allarmante.
Da questo punto di vista con oltre 700.000 abitanti, un tasso di occupazione del 33,6% ma con un tasso di disoccupazione pari al 23,8% l’economia della Provincia di Cosenza non sembra godere di un buono stato di salute.
Occorre rilevare in ogni modo che l’esame dell’evoluzione dell’economia provinciale nel territorio di Cosenza mostra una dinamica positiva di maggiore intensità rispetto agli andamenti realizzati dalle altre province in quanto a ricchezza prodotta.
Cosenza, come abbiamo osservato in precedenza, nel 99 ha contribuito al PIL regionale in misura del 38,2% con uno scarto di 10 punti rispetto a Reggio Calabria che pure è al secondo posto.
Per contro, questo risultato viene vanificato dal sistema creditizio le cui dinamiche impediscono il dispiegarsi delle forze di mercato.
Le limitate possibilità di accesso al credito aggravato dall’applicazione, da parte delle banche, di elevati tassi di interesse, riducono di fatto l’espansione degli investimenti delle imprese locali quindi la loro crescita, ed hanno come effetto la contrazione dell’economia locale e dell’ occupazione.
La Provincia di Cosenza presenta un sistema creditizio che la pone in cima alle Province italiane per il più alto costo del denaro.
Voi sapete, avrete certamente letto l’indagine sul credito, che la Provincia di Cosenza con il 10,5% è la Provincia dove il denaro costa di più in tutta Italia, ovvero più del doppio della Provincia di Milano!
E’ chiaro che in queste condizioni fare impresa, produrre economia, ottenere posti di lavoro è davvero, in Provincia di Cosenza, un qualcosa di estremamente difficile e complesso.
C’è una sola nota positiva da rilevare in questo campo: la minore incidenza dei crediti in sofferenza sui prestiti. Alla fine del 2001 l’ammontare delle sofferenze era di 792 milioni di euro, nel quarto trimestre 2000 la quota era di 844 milioni di euro.
C’è una riduzione, quindi, delle sofferenze ma il sistema bancario sembra non volerne trarne comunque alcuna conseguenza abbassando di qualche decimo di punto il costo del denaro.
La Provincia di Cosenza ha posto in essere un Osservatorio sul credito che sta effettuando un monitoraggio del sistema creditizio locale.
Faccio solo un cenno per quanto riguarda la scheda sull’inflazione.
E’ chiaro che la Calabria pagherà un prezzo carissimo per quanto riguarda l’inflazione.
Sappiamo che l’ISTAT continua ad insistere sul tasso dell’inflazione in Italia è intorno al 2,6%.
Di contro vediamo che EURISPES con un’indagine molto più diffusa che parla di un 8% d’inflazione. E’ chiaro che l’8% d’inflazione è una tassa che colpisce soprattutto le famiglie, che penalizza i consumi, che quindi frena la crescita e lo sviluppo economico.
Vorremmo sederci al più presto ad un tavolo insieme alle imprese, al mondo produttivo e alle associazioni dei consumatori per individuare le reali responsabilità degli aumenti ingiustificati, ma anche per fare una proposta che blocchi, almeno per qualche mese, la crescita del costo dei prodotti e dei servizi, quindi che in qualche modo freni la spirale inflattiva che si è abbattuta sulla Calabria.
Abbiamo quindi trattato per scheda, come dicevo prima, alcuni dati macroeconomici. Abbiamo detto che la Provincia di Cosenza è quella dove il costo del denaro in Italia è il più alto; che per quanto riguarda il PIL si colloca al 90° posto con poco più di 10.000 euro pro-capite; per quanto riguarda il sommerso abbiamo detto che esso produce un’economia invisibile pari a 3 miliardi di euro, cioè di 6 mila miliardi di vecchie lire!
Un solo cenno vorrei fare (anche perché ci sono parlamentari presenti, vedo l’onorevole Giacomo Mancini e l’on. Camo che saluto) relativo al tema del mercato del lavoro, quindi alle vertenze sindacali che stanno diventando motivo di grave preoccupazione. Viviamo una situazione davvero difficile. Diceva bene il segretario della Cisl Pino Belcastro: non vogliamo continuare a gestire solo le emergenze; con le emergenze siamo costretti a fare i conti ogni giorno e le Istituzioni rischiano, insieme al Sindacato di essere travolte da eventi imprevedibili, anche perchè molte di queste vertenze si chiuderanno con sacrifici pesantissimi a danno dei lavoratori.
Ne ricordo solo qualcuna, diversamente dovrei elencare una lista infinita di vertenze sindacali in corso. Pensiamo a Legnochimica, ai corsisti della Centrale Enel di Rossano, al settore delle Telecomunicazioni con Intersiel in grave crisi. Per tutte queste vertenze sono in corso incontri a Roma, al ministero del Lavoro. Gli incontri a Roma si svolgono sempre in maniera piuttosto curiosa, io lo vorrei dire chiaramente, e mi dispiace, di solito non c’è mai il ministro nè il sottosegretario, ne sanno qualcosa i sindacati. Di solito mandano un paio di funzionari o consulenti che ovviamente non hanno alcun potere decisionale. Non abbiamo niente contro i consulenti e i funzionari del ministero, ma se il Ministero deve fare un tavolo soprattutto politico per verificare la possibilità di salvare centinaia di posti di lavoro, immagino che la presenza del Governo dovrebbe essere un pò più rappresentativa e in grado di prendere sostanziali decisioni. E’ questo anche un modo di non voler avviare una fase seria di contrattazione, perché in realtà il Governo sfugge alla contrattazione, sfugge al confronto perché non sa che cosa fare, e non sapendo che cosa fare gioca al rinvio. E intanto la crisi economica e sociale della Calabria si aggrava sempre di più, grazie anche alla Regione che è incapace di decidere, paralizzata da guerre intestine e dalla completa assenza di programmazione e progettazione.
Sono davvero tante le vertenze sindacali in atto: pensiamo alla crisi del settore delle tele comunicazioni, il rischio di chiusura di Intersiel dopo il disimpegno di Telecom dalla Calabria, c’è poi la crisi di Legnochimica, del Pastificio Lecce, la situazione a Thesi, la fine del Calzaturificio Cesare Firrao di Luzzi, la situazione all’Istituto Giovanni XXIII, interessato ad un riassetto proprietario in corso con una crisi strutturale notevole, e ancora il settore edilizio con Bocoge. Parliamo anche delle vertenze del lavoro precario, gli LSU LPU: sono 6.000 lavoratori interessati e anche qui la Regione vaga nell’assoluta incapacità di dare una risposta seria che non fosse l’ennesimo rinvio; c’è il Fondo Sollievo Disoccupazione che interessa oltre 1500 precari in Calabria che da anni attendono una definitiva stabilizzazione per la quale la Giunta regionale si era formalmente impegnata con il sindacato e gli Enti locali. Ed ancora: i lavoratori interinali, gli stagionali agricoli e delle strutture irrigue dell’ARSSA, il Reddito Minimo di Inserimento messo in discussione dalla Legge Finanziaria.
Volevo soltanto accennare alla vicenda degli stabilimenti termali che sono una realtà così importante, sia da un punto di vista sanitario che da un punto di vista turistico.
Non a caso i maggiori stabilimenti termali nascono nelle più interessanti zone turistiche italiane. Abbiamo alcune stazioni termali interessanti in Provincia di Cosenza, penso alle Terme Luigiane, classificate, insieme a Cianciano e Montecatini, tra le più importanti d’Italia.
Ora, l’istituzione del ticket sulle cure termali crea un problema grave per il futuro di queste aziende e per gli addetti che solo a Guardia Piemontese sono 250 più un indotto di altrettante persone impiegate negli alberghi, ristoranti, bar, strutture private.
Chiudo su quello che ha fatto la Provincia per i Centri per l’impiego.
Voi sapete che noi abbiamo ereditato dallo Stato il vecchio settore del collocamento.
Lo abbiamo trovato in condizione di abbandono, con il personale demotivato che stiamo riqualificando e aggiornando. Abbiamo realizzato la ristrutturazione dei 5 Centri per l’impiego, dato vita ad 8 Uffici Locali coordinato e avviato 38 sportelli informa-lavoro. Abbiamo presentato un progetto per il rilancio dei nuovi Servizi per l’Impiego e per la realizzazione della rete informatica.
Il costo è di oltre 5 miliardi e 200 milioni delle vecchie lire. Tra gennaio e febbraio 2003 saranno inaugurate le sede dei 5 Centri per l’Impiego e finalmente partirà la sfida della Provincia nel mercato del lavoro.
Insieme a questo abbiamo avviato una fase intensissima di aggiornamento dei 210 dipendenti che si sta abituando ad un radicale cambiamento di mentalità.
Così come abbiamo avviato una serie di progetti che hanno per oggetto le esigenze formative e professionali espresse dai sistemi dell’impresa, le aspettative e i bisogni dell’utenza in relazione alle prestazioni offerte ed erogate dai centri per l’impiego, l’organizzazione dei Centri per l’impiego.
Vi ringrazio e possiamo dare il via ai nostri lavori con gli interventi previsti.
Ringrazio il numeroso pubblico che è qui presente per partecipare alla prima giornata del Forum.
Grazie a tutti.