Delegittimare il Palazzo diventa facile sfogo, ma non crea nulla
Il tentativo in corso di screditare lintera classe politica come coacervo di malaffare pubblico è operazione culturale suggestiva e seducente, in un contesto di legittimo sospetto additare qualcuno come responsabile dello sfascio è operazione psicologica rassicurante ed efficace che assolve la coscienza. Laggressione mediatica montante al potere è facile esercizio retorico e raffinato lavoro, disegnare lo scenario sociale in modo manicheo, ovvero dividere da una parte la classe politica lontana e distante dal sentimento dei cittadini e dallaltro, la società civile come avanguardia morale, diventa un pericoloso sbocco culturale e uninquietante deriva democratica.
La questione morale sembra tornare ancora una volta alla ribalta nel nostro Paese, la classe politica viene processata e dileggiata nel villaggio globale democratico, lanti-politica ne è la cifra e il termometro sociale, il corto circuito democratico segna lo sbandamento e il disorientamento dei cittadini di fronte ad un apolitica auto-referenziale. La società civile assume la profezia messianica di liberare il popolo e guidarlo verso verdi vallate e prosperi destini; assumendo così un nuovo ruolo politico. Lorizzonte diventa liquido ed etereo, il fustigatore tocca facilmente le corde emotive, la piazza diventa il criterio morale e cementa la nuova coscienza civile dove tutto si infiamma e diventa incandescente, lattacco è veemente e frontale al nudo potere.
Lodierna questione morale pone indubbiamente gravi domande, si scontra con una classe politica che non riesce più a parlare il linguaggio della gente comune, la politica è lontana dal sentimento dei cittadini. Dopo la caduta delle ideologie, lamministrazione pubblica è vittima dellefficienza e fagocitata dentro una visione fortemente aziendalisica, la morale diventa un nobile residuo che stride con i tempi veloci della politica attuale che impone scelte innovative e sempre diverse. In tale contesto, viene a prevalere una concezione cinica della politica che fa a meno di mediazioni morali e contaminazioni culturali per cui tutto diventa mera gestione e ri-posizionamento del potere. La cornice spirituale che si viene a creare diviene elettrizzante, tutti contro tutti, il clima irrespirabile ed avvelenato; la politica viene accusata- spesso a ragione- delle nefandezze più esecrabili, salta così ogni mediazione degli interessi comuni, il cammino sociale diviene friabile e bollente, venendo a saltare la comunicazione, la coesione sociale diviene sempre più difficile alimentando la sfiducia verso la politica. Delegittimare il Palazzo diventa facile sfogo ma non crea nulla, non germina il nuovo che dovrebbe accomunare attorno ad un progetto di comune convivenza sociale.
La nascita del Partito democratico può rappresentare la prospettiva in cui la politica può declinarsi nuovamente alla morale come impegno ancorato ad una visione etica dei problemi in cui la persona è sempre il fine dellazione politica. In Calabria tale sfida si presenta più difficile e per questo più affascinante, il Partito democratico, che da noi appare rissoso e diviso, ha davanti a sé una grave responsabilità: avvicinare la gente alla politica, incarnare la voglia di partecipazione di un intero popolo significa coniugare la politica alla morale. Solo il ritorno alla politica ragionata, trasparente, pulita, competente e aperta al confronto con la società civile può rompere con il passato ( e con il presente!) e inaugurare una nuova stagione per la politica e per la Calabria.