Chiediamo sviluppo e crescita. Non vogliamo elemosina
Secondo la Svimez, negli ultimi dieci anni hanno lasciato il Meridione quasi 600 mila persone.
Se i giovani vanno via è perché il sistema delle imprese meridionali non è in grado di competere con quello settentrionale quanto a capacità di assorbire forza lavoro. Ed è chiaro che non può competere per tante ragioni: tra le quali lalto costo del denaro, l’eccesso di burocrazia, i ritardi storici della regione, la mancanza di infrastrutture adeguate, la sicurezza.
Eppure, e questo la sappiamo tutti, le aree deboli del Paese sono da considerare la più grande opportunità di rilancio economico e morale dItalia.
I provvedimenti varati durante gli anni dei governi Berlusconi-Bossi-Tremonti hanno di fatto azzerato il Mezzogiorno dall’agenda di governo, cancellando sia gli investimenti, che gli strumenti necessari allo sviluppo. Il saccheggio del Fondo per le Aree Sottoutilizzate grida ancora oggi vendetta; lo scippo di 35 miliardi di euro, destinati a tuttaltro, ha di fatto azzerato le politiche di sviluppo che le regioni del Sud. E questo è accaduto con il voto e la responsabilità di tutti i parlamentari meridionali di Centro-destra.
E cosi successo che, in una fase di pre-recessione , invece di supportare lo sviluppo del Sud, i Governo dell’epoca hanno annullato l’operatività del credito d’imposta, lasciando le aziende del Sud senza alcuna fiscalità di sviluppo; mentre sul versante delle infrastrutture, gli investimenti indirizzati al Sud dalle aziende a capitale pubblico risultano gravemente sottodimensionati. Per cui Anas, Ferrovie dello Stato ed Enel hanno praticamente abbandonato il Sud, contribuendo così ad una nuova e più grave emarginazione sociale ed economica. Per quanto riguarda le ferrovie solo il 7,8 per cento delle linee ferroviarie ad alta velocità si sviluppa nel Mezzogiorno (la Napoli-Salerno). E nei prossimi anni la situazione non migliorerà: tutti i cantieri della TAV tratte settentrionali. Quanto alla rete ferroviaria ordinaria, secondo gli ultimi dati disponibili, Trenitalia ha indirizzato al Sud appena il 18 per cento delle risorse investite per l’ammodernamento della rete.
La rete stradale e autostradale è sempre più inadeguata, i ritardi dell’ A3 sono davvero inaccettabili, ben oltre i livelli dello scandalo, i treni ordinari sono stati per lo più cancellati, il sistema aereoportuale del tutto insufficiente.
Ugualmente preoccupante è la condizione delle altre opere pubbliche. Negli ultimi anni, la spesa pubblica destinata alle infrastrutture ha registrato un crollo del 35 per cento. Mentre nel solo 2011 le dotazioni per le opere medio-piccole sono scese del 14%.
Per cui appare sempre più indispensabile sbloccare le risorse finanziarie. La Ragioneria dello Stato afferma che 2 miliardi di euro utilizzati sul credito d’imposta per gli investimenti, favorisce la creazione di oltre 200 mila posti di lavoro produttivo nelle zone più deboli del Sud e quindi della Calabria, con effetti positivi per la crescita dei consumi in tutto il Paese.
Il 13 gennaio 2010 il Parlamento italiano ha approvato, contro il parere favorevole del governo, una mozione del PD che impegnava l’Esecutivo a dare risposte su tre capitoli fondamentali: il reintegro delle risorse distratte dal fondo per le aree sottoutilizzate (FAS), il ripristino integrale di strumenti di fiscalità di sviluppo, come il credito d’imposta e le zone franche urbane, e l’attivazione di un piano-occupazione che incentivi il lavoro produttivo nelle aree più deboli; il miglioramento delle infrastrutture.
La Banca d’Italia nel volume « Le Infrastrutture in Italia: dotazione, programmazione, realizzazione » ( Banca d’Italia – Eurosistema, aprile 2011) rivela come le provincie calabresi, in merito agli Indici di dotazione infrastrutturale basati sui tempi di trasporto stradale per camion, nel 2008 si collocavano agli ultimi posti della graduatoria delle province italiane;
il sistema della viabilità e del trasporto di merci e passeggeri in Calabria sconta un pesantissimo ritardo, dovuto alle inefficienze nei lavori di ammodernamento e sviluppo della rete infrastrutturale regionale;
a peggiorare la situazione vanno ricordate le scelte pesanti del precedente Governo Berlusconi che cancellò i circa 450 milioni di euro di tagli ai finanziamenti alla viabilità regionale calabrese (150 milioni l’anno, per gli anni 2007, 2008 e 2009) che la legge finanziaria del 2007 del Governo Prodi aveva previsto, in via straordinaria, ai fini del potenziamento della viabilità provinciale calabrese, che versa sempre di più in una condizione di abbandono;
Utilizzando i fondi Fintecnica di 1 miliardo e 400 milioni di euro destinati al Ponte sullo Stretto, lallora ministero delle Infrastrutture del Governo Prodi, aveva previsto di investire quei fondi per le infrastrutture di Calabria e Sicilia. Ma, come primo atto del nuovo Governo Berlusconi, lallora ministro Tremonti eliminò tutti quei fondi per assicurare la copertura finanziaria del taglio dell’ICI sulla prima casa. Nel silenzio tombale del Presidente della Regione Calabria Scopelliti.
Quei fondi avrebbero segnato una svolta per Calabria e Sicilia nel campo strategico delle infrastrutture.
Con riguardo all’area relativa alle infrastrutture e alla viabilità, con questa Mozione, La Camera impegna il Governo
- a promuovere la costituzione di un Tavolo tecnico nazionale pubblico – privato per il miglioramento della dotazione infrastrutturale viaria e del trasporto merci e passeggeri regionale;
- a predisporre un piano governativo per colmare i deficit infrastrutturali dello sviluppo logistico, potenziando i nodi di scambio e l’intermodalità regionali, a tal fine prevedendo investimenti per estendere l’Alta capacità anche alla tratta Napoli – Reggio Calabria;
- ad abbandonare definitivamente il progetto del ponte sullo stretto, puntando invece su un sistema infrastrutturale centrato sul Porto di Gioia ed sul sistema portuale calabrese ad esso collegato: a tal fine è necessario sciogliere la società stretto di Messina e destinare le risorse ad un piano straordinario di ammodernamento delle infrastrutture viarie calabresi e siciliane (a partire dai lavori di completamento della Salerno – Reggio Calabria, di ammodernamento della strada statale 106 Jonica e delle altre statali calabresi e di miglioramento della viabilità provinciale regionale);
- con riguardo all’area relativa all’assetto del territorio e alla riqualificazione urbanistica:
- a definire, in sintonia con la programmazione regionale, un piano organico di prevenzione delle calamità naturali e del dissesto idrogeologico;
- a promuovere la riqualificazione dei centri storici agevolando il rafforzamento strutturale degli edifici pubblici e delle abitazioni dei comuni calabresi (in merito soprattutto all’adeguamento sismico ed al risparmio energetico);
E’ la prima volta che un grande partito nazionale, con le sue massime espressioni, pone la Calabria al centro dell’ attenzione di tutto il Paese!
Con questa Mozione si impegna il governo ad intervenire con estrema urgenza per salvare la Calabria dall’abisso economico-sociale in cui è sprofondata!
Le condizioni della Calabria sono drammatiche. Siamo ormai l’ultima regione d’ Europa in tutto. La Giunta regionale è ormai scomparsa, ha esaurito tutte le sue energie in una vuota e sterile azione di perenne propaganda. Nessun obiettivo è stato raggiunto. Il 30% delle famiglie calabresi vive in condizioni di povertà.
A questo punto scatta l’ora dell’ emergenza. Occorre pensare subito ad una svolta in Calabria. Perchè la Calabria, insieme a tutto il sud, può aiutare l’Italia a crescere e tornaree competitiva. Ma non chiede e non ha bisogno di sterile assistenza, di interventi a pioggià, di aiuti improduttivi. La Calabria ha bisogno di investimenti, di interventi mirati, di infrastrutture, di un sistema viario e di collegamenti moderno ed efficiente, di buone strade e di buone ferrovie, di autostrade del mare, come, e forse anche di più, di autostrade informatiche, di innovazione, di nuovi modelli di sviluppo.
Noi non chiediamo l’elemosina, non vogliamo il contentino per stare buoni. Noi siamo interessati ad un piano per la Calabria che faccia uscire questa terra dall’emarginazione e dalla marginalità.
La Calabria chiede di essere messa nelle stesse condizioni delle altre regioni italiane. E nel settore delle infrastrutture questo è assolutamente imprescindibile. A noi non serve un Ponte, che è stato solo fumo negli per incantare la gente. A noi servono strade sicure, treni puliti e veloci, collegamenti certi. Serve che il territorio venga messo in sicurezza, che non si debba correre ogni volta a soccorrere i paesi travolti dalle frane e i quartieri distrutti dalla alluvioni. C’è la necessità di varare un piano vero per la difesa dai disastri idrogeologici, puntando tutto sulla prevenzione.
La Calabria vuole tornare in Italia con un ruolo da protagonista, ed entrare in Europa con la forza di una regione splendida, dalle incantevoli bellezze naturali.
Non chiediamo favori con il cappello in mano, rivendichiamo il diritto di essere italiani con gli stessi diritti e gli identici doveri di tutti gli altri italiani.