Quanto ci farebbe bene rileggere don Sturzo
Era il 18 gennaio 1919, con l’appello di Don Sturzo nasce il Partito Popolare italiano. Grazie a quel prete “sognatore e uomo d’azione”, i cattolici italiani si avviano ad affrontare i problemi legati alla vita moderna, con uno sguardo nuovo verso i temi sociali. Nacque il partito “popolare”, che non era un partito “cattolico”. E la differenza non era affatto di poco conto. L’attualità del pensiero e dell’impegno dei Popolari è veramente straordinaria.
Oggi, come 99 anni fa, si avverte fortissima la necessità di mettere al centro la persona, di realizzare politiche attive per il lavoro, di realizzare vere ed efficaci autonomie dei comuni, di sostenere fortemente la famiglia. Attualissima la battaglia dei popolari di don Sturzo contro la corruzione e il clientelismo.
Quanto sia moderno don Luigi Sturzo in questa epoca così confusa, grezza, ignorante e volgare, lo si comprende dalle parole dello stesso prete siciliano: «C’è chi pensa che la politica sia un’arte che si apprende senza preparazione, si esercita senza competenza, si attua con furberia. È anche opinione diffusa che alla politica non si applichi la morale comune, e si parla spesso di due morali, quella dei rapporti privati, e l’altra (che non sarebbe morale né moralizzabile) della vita pubblica. La mia esperienza lunga e penosa mi fa invece concepire la politica come saturata di eticità, ispirata all’amore per il prossimo, resa nobile dalla finalità del bene comune».
La politica oggi è lontanissima dai principi e dai valori sturziani. È divenuta terreno fertile per i più furbi, gli incompetenti, i falsari. Ed è forse per questo che ormai più della metà degli elettori si rifugia nell’astensionismo, mettendo a rischio la tenuta delle istituzioni democratiche.
Attualissimo il “decalogo del buon politico” scritto da don Sturzo: «È prima regola dell’attività politica essere sincero e onesto. Prometti poco e realizza quel che hai promesso»; «se ami troppo il denaro, non fare attività politica»; «rifiuta ogni proposta che tenda all’inosservanza della legge per un presunto vantaggio politico»; «non ti circondare di adulatori. L’adulazione fa male all’anima, eccita la vanità e altera la visione della realtà»; «non pensare di essere l’uomo indispensabile, perché da quel momento farai molti errori»; «è più facile dal no arrivare al sì che dal sì retrocedere al no. Spesso il no è più utile del sì»; «dei tuoi collaboratori al governo fai, se possibile, degli amici, mai dei favoriti» e così via.
Passata la furia qualunquista e il dilagante populismo; passata la devastante stagione dell’odio e della lacerazione; dimenticati i sedicenti politici senza arte né parte, sarà necessario tornare alla politica dell’impegno, dei valori, della competenza e dell’onestà.
A poche settimane dal voto politico di marzo, i temuti risultati delle elezioni italiane preoccupano l’Europa che teme uno scossone se il nostro Paese si avviasse verso una stagione di lunga e profonda instabilità. O peggio ancora se finisse nelle mani dei peggiori estremismi, con una forte caratterizzazione razzista e anti europeista.
Studiare e leggere don Luigi Sturzo farebbe bene a tutti, cattolici e laici per primi, ma anche e soprattutto ai giovani che non hanno più riferimenti politici e culturali.
E per finire riascoltiamo la voce netta e chiara di don Sturzo: «C’è chi pensa che la politica sia un’arte che si apprende senza preparazione, si esercita senza competenza, si attua con furberia». Non è forse così oggi, in Italia?