La Calabria è governabile?
Chi può governare la Calabria, questa Calabria? Con quale progetto, con quale classe dirigente, per andare dove?
Il governo di una regione così ingovernabile e anarchica, qual è la Calabria, vittima di un passato che lha vista debole e sottomessa, è cosa assai ardua.
Prima di dire chi possa governare la Calabria è necessario dire come la si possa governare. Credo sia prima di tutto necessaria una mediazione tra le attese dei calabresi e le possibilità che ha la classe dirigente di soddisfarle. La mediazione tra i mille interessi e gli eterni conflitti che resistono nelle Calabrie di oggi.
Difficile immaginare che la Calabria si possa governare senza una intesa tra i tanti attori dellattuale società: la politica, il sindacato, le imprese, le Università, le associazioni di categoria, il mondo degli interessi e degli affari, le associazioni, i precari, i disoccupati, gli enti locali e cosi via. Ben sapendo che alla maggioranza che ha vinto le elezioni spetta il compito di governare. A tutti gli altri quello di proporre, controllare, verificare.
Chi può governare la Calabria?
Prima di rispondere occorre dire quale Calabria vogliamo costruire. Se non lo decidiamo subito non ci sarà nessuno in grado di dare risposte concrete. Quale Calabria vogliamo costruire se la sua agricoltura è in ginocchio, se il turismo crolla, se lindustria non esiste, se le imprese sono ancora troppo piccole? Quale Calabria se i suoi centri storici cadono a pezzi, il suo artigianato è semisconosciuto, le sue antiche tradizioni stanno scomparendo, se manca il lavoro, se tutto è precario e instabile? Quale Calabria se la Calabria è una, nessuna e centomila? Quale Calabria se la ndrangheta si diffonde ovunque e controlla larghi pezzi di territorio? Quale Calabria se i partiti sono ancora troppo vecchi e la classe dirigente appare per lo più inadeguata e pressocchè superata?
Chi può governare la Calabria?
Prima di tutto occorre mettere in piedi una classe dirigente. Che sia moderna, adeguata ai tempi, preparata e competente. Capace di impostare un progetto ed in grado di realizzarlo. La classe dirigente che si forma nelle scuole, nelle associazioni, nel mondo della cultura e nelle imprese, che sfila per le strade di Locri o di Rende, che fa sindacato e impresa, che vivi nelle istituzioni. Soprattutto una classe dirigente che non ha paura del suo passato, che non teme per il suo futuro, che trova la forza di decidere in fretta e con determinazione.
Quale Calabria.
Qualche mese fa la Calabria tornò alle urne. Insieme a quasi tutte le Regioni d Italia è stata consegnata al centro-sinistra per essere meglio governata. Lampiezza del consenso dato dai calabresi al presidente Loiero e ai partiti del centro-sinistra dà lidea della grande voglia di cambiare. Che non si può deludere o ignorare.
Il Presidente Loiero, che sta toccando con mano la gravità della situazione calabrese, ha bisogno di lavorare giorno e notte, chiudendo le porte e le finestre alle polemiche, avviando una stagione di confronto e di ascolto, per poi dare vita a quella rivoluzione che ha annunciato in campagna elettorale. Una rivoluzione che sarà dura, costerà sacrifici, ma che è sempre più urgente e necessaria vista la drammaticità delle condizioni in cui versa la nostra Regione. Una rivoluzione necessaria, che deve essere condivisa da partiti, imprese e sindacati, che dovrà essere sostenuta da un ampio consenso. Perché sarà dura. Perché sarà impopolare. Perché toccherà interessi forti, che porterà sacrifici in molte case dei calabresi. Una rivoluzione che se non parte subito e non si realizza nei primi anni della legislatura in corso, sarà destinata al fallimento.
IL presidente sa, meglio di chiunque altro, che questa è la Calabria. Una Regione difficile come poche altre. Le Calabrie: le tante facce di una regione che da troppo tempo non ha più un volto.
Allora: CHI potrà governare la Calabria? Il presidente e la sua Giunta? I sindacati e gli imprenditori? In realtà o lo facciamo tutti insieme, lavorando intensamente con energia e vigore: ognuno nel proprio ruolo, oppure non potrà farlo nessuno. Questo vale ovunque. Soprattutto in Calabria!
Quando Dio, nel racconto di Leonida Repaci, si accorse che il diavolo aveva distrutto la splendida Calabria da lui creata come un gioiello unico nella Terra, scaraventò con un gesto di collera il Maligno nei profondi abissi del cielo. Poi lentamente rasserenandosi disse: <
Franco Laratta