«Voglio delle primarie di progetto, confronto e proposte»
Il parlamentare del Pd intravede nei nuovi equilibri la fine del fronte che appoggiava Bersani, ma dice: «Non è detto che sia un male»
Interista pubblicata da “il Domani” domenica 22 Novembre 2009
Lonorevole Franco Laratta vede di buon occhio queste primarie così variopinte, ma ciò che non vede è la presenza di un progetto serio a vantaggio delle nuove generazioni, unica chiave per il riscatto del Sud. Letà dei principali candidati, il riferimento è a Bova (ancora non ufficiale) e Loiero più a qualche altro dellultimora, sembra dargli ragione: «La prima cosa che ho pensato sulle candidature è stata: non si poteva evitare un confronto tra settantenni?». Da questo scacchiere emerge, secondo Laratta, un dato politico importante: il fronte bersaniano non esiste più, e su questo aggiunge unastoccata:«Nonè detto che sia unmale».
Il Pd si presenta a questo appuntamento con delle forti divisioni.
Che idea si è fatto della disputa tra Bova e Loiero?
«La prima battuta che mi è venuta in mente quando appreso delle candidature, è stata: Non si poteva evitare un confronto fra due settantenni? Ma era appunto una battuta. Mi sarei in realtà aspettato che la mozione Bersani, che ha stravinto il congresso e le primarie del Pd della Calabria, si presentasse con un candidato unico alla presidenza. Che sarebbe
potuto diventare il candidato unitario del pd. Vedo che non è stato così ed è un male. Vedremo comunque alla fine quanti candidati avremo e chi saranno, cosa diranno e cosa proporranno, per poter poi decidere. Credo che le primarie avrebbero un senso e una logica se fossero primarie di progetto, cioè confronto fra idee e proposte per governare meglio la Calabria. Se si dovessero ridurre ad una competizione nominativa, cioè a una semplice battaglia fra due otre esponenti,sinceramente sarebbe una sconfitta per tutti».
Non crede che stia vacillando il fronte bersaniano che sembrava così solido e compatto dopo l primarie nazionali?
«Si trattava di un fronte molto eterogeneo e questo lo abbiamo detto sin dallinizio. Ho limpressione che quel fronte non esista più. E non è detto che questo sia un male».
Ha già deciso chi sostenere?
«Sosterrò chi dirà le cose più nuove e coraggiose per la Calabria; chi si presenterà con un progetto fortemente innovativo; chi, ad esempio, accoglierà la proposta (fatta da me qualche giorno fa) di mettere a disposizione il listino bloccato ai giovani, alle donne, agli intellettuali di Calabria. A coloro, cioè, che diversamente non entrerebbero mai in Consiglio
regionale. Sceglierò chi avrà il coraggio e la forza di costruire una Calabria moderna, chi avrà unidea sulle sue eterne emergenze, sul suo territorio che è in abbandono, sul mare e sullambiente, sui giovani, sulloccupazione, sulla lotta senza quartiere alla corruzione e alla malavita che avanzano, sulle imprese e sulleconomia, sulla sanità, sulla cultura e sulla scuola. Chi in due parole saprà costruire un progetto per la Calabria. Un progetto vero, non un libro dei sogni. Un progetto di cambiamento,di svolta, di profondo rinnovamento».
La candidatura della Lo Moro è stata una sorpresa. Lei crede che possa fare bene al partito questa diversificazione o sia solo una dispersione di voti a scapito di qualcun altro?
«Bene la candidatura della Lo Moro. Le primarie devono essere una vera competizione».
Anche la sinistra radicale e i socialisti si stanno organizzando. Pensa che sia un bene?
«Giudico positivo anche questo. Se poi anche da questo fronte venissero idee e progetti nuovi per la Calabria, sarebbe ancora meglio».
Parliamo di alleanze. Crede che lUdc possa avere qualche tipo di influenza sugli equilibri del Pd?
«Noi facciamo le primarie per scegliere un candidato alla presidenza. Ma dopo occorre vincere le elezioni, quelle vere. E non sarà affatto facile se il candidato presidente non saprà mettere in piedi una coalizione, unalleanza larga, che condivida unidea e un progetto. Non posso che prendere atto che al momento il centro-sinistra non potrà contare su Idv di Di Pietro e De Magistris (e questo rischia di favorire la destra), ma cè il rischio che non si realizzi nemmeno lalleanza con lUdc, e questo sarebbe un guaio serio.
Ma fino alla fine bisogna fare di tutto per costruire una coalizione del centrosinistra con il partito di Casini».
Quanto e cosa si sta decidendo sui tavoli romani?
«I tavoli romani al momento osservano con preoccupazione. Sanno che nel Sud la partita è veramente molto difficile. Si rischia molto. Credo che sarà necessario fare una riflessione fra i partiti locali e il partito nazionale per condividere una proposta politica e per costruire una forte alleanza. Il partito nazionale può aiutare molto, può contribuire a trovare
soluzione nelle regioni, perché inevitabilmente la competizione regionale avrà notevoli conseguenze nazionali. Ma ovviamente molto dipende dalle classi dirigenti locali. Quelle classi dirigenti che nel Sud sono talvolta un problema, perché sono spesso logorate, perché sono praticamente le stesse da un trentennio. Nel Sud il muro generazionale non è mai caduto. Si tratta di un muro più resistente di quello di Berlino. È un vero e proprio ostacolo al rinnovamento, alla partecipazione della società, del mondo della cultura e delle professione al governo dei territori, alle istituzioni, agli stessi partiti. Non ci sono idee e progetti nuovi, perché troppo spesso gli attori sono ormai vecchi e consumati».