Utta a fa juornu c’a notti è fatta
Anche i più critici alla fine hanno dovuto ammetterlo: la cultura, con la cura del ministro Franceschini, è tornata assolutamente centrale nel sistema economico e sociale del paese.
Il ministro ha scommesso, sin dal suo insediamento, sulla cultura come chiave per costruire il futuro di un paese che era del tutto indifferente al suo stesso patrimonio culturale e artistico. Tanto da far dire ad un ministro dell’Economia che “Con la cultura non si mangia”!
Conosco Dario Franceschini da sempre, politicamente siamo cresciuti insieme, ed è stato sempre il mio riferimento, l’amico che sai che c’è anche se non le vedi per un mesi. Non sono mai stato dietro la sua porta da questuante, nemmeno quando era il capogruppo pd alla Camera ed io un semplice deputato. Schivo e riservato com’è, non ama i ‘clienti’, privilegia sempre la qualità del confronto e il rapporto di amicizia.
Lunedi pomeriggio Franceschini sarà al Rendano di Cosenza per un appuntamento che non è politico: la presentazione del suo nuovo libro. Un appuntamento molto atteso. Dario è stato tante volte in Calabria negli anni, perché qui ha tanti amici, ma soprattutto tantissimi estimatori. Tutti gli riconoscono una grande serietà, come dirigente politico impegnato e mai sopra le righe.
Da ministro ha privilegiato essenzialmente il suo ruolo istituzionale. Ma è stato comunque un protagonista politico di primissimo piano. E alla Calabria, in questi ultimi anni, le scelte di Franceschini ministro si sono fatte sentire, e molto.
Con l’attuale ministro, il bilancio della cultura è tornato dopo otto anni sopra i due miliardi di euro; l’ArtBonus, ora reso permanente, ha portato oltre 4.250 mecenati a donare quasi 158 milioni di euro per circa 1.150 interventi. E c’è stata una vera e propria rivoluzione museale: basti pensare all’istituzione dei trenta musei autonomi guidati da altrettanti direttori selezionati con bandi internazionali.
I dati confermano la bontà delle scelte del ministro: i musei italiani hanno registrato quest’anno 50 milioni di visitatori. Dal 2013, quando i visitatori erano 38 milioni, le presenze nei musei statali sono aumentate del 18,5% (+7 milioni), arrivando al record di 45,5 milioni di ingressi nel 2016 e circa 175 milioni di euro di incassi. Sono aumentati i restauri, le attività scientifiche e lo Stato ha investito circa un miliardo per gli interventi nei musei. Oggi abbiamo la conferma che investendo in cultura si fa bene al paese, si rendono più libere le persone e le menti, si fa molto bene all’ economia delle nostre città.
Con la Legge di bilancio per 2018 si conferma l’impegno del Governo a favore della cultura, autentica leva di crescita economica e sociale. Nuove risorse per confermare la card per i diciottenni, l’assunzione di 200 nuovi professionisti dei beni culturali, iniziative per promuovere la lettura, gli interventi per il turismo culturale e la valorizzazione del sistema museale nazionale. Previste misure straordinarie e di grande portata per la cultura e il turismo.
La Calabria e la cultura. La Calabria e le sue straordinarie bellezze naturali. La Calabria e i suoi eterni mali, i ritardi impressionanti, la debolezza ultra decennale delle sue classi dirigenti, il pressappochismo e il vittimismo esasperato dei calabresi. E vorrei fare un regalo al ministro. Un poema di Leonida Repaci che esalta le spettacolari bellezze della nostra terra:
«Quando fu il giorno della Calabria Dio si trovò in pugno 15000 km. quadrati di argilla verde con riflessi viola. Pensò che con quella creta si potesse modellare un paese di due milioni di abitanti al massimo. Era teso in un maschio vigore creativo il Signore, e promise a se stesso di fare un capolavoro. Si mise all’opera, e la Calabria uscì dalle sue mani più bella della California e delle Hawaii, più bella della Costa Azzurra e degli arcipelaghi giapponesi. Diede alla Sila il pino, all’Aspromonte l’ulivo, a Reggio il bergamotto, allo Stretto il pescespada, a Scilla le sirene, a Chianalea le palafitte, a Bagnara i pergolati, a Palmi il fico, alla Pietrosa la rondine marina, a Gioia l’olio, a Cirò il vino, a Rosarno l’arancio…” ecc. ecc.
Ma qualcosa di terribile accade nella visione di Repaci: «Operate tutte queste cose nel presente e nel futuro il Signore fu preso da una dolce sonnolenza, in cui entrava il compiacimento del creatore verso il capolavoro raggiunto. Del breve sonno divino approfittò il diavolo per assegnare alla Calabria le calamità: le dominazioni, il terremoto, la malaria, il latifondo, le fiumare, le alluvioni, la peronospora, la siccità, la mosca olearia, l’analfabetismo, il punto d’onore, la gelosia, l’Onorata Società, la vendetta, l’omertà, la violenza, la falsa testimonianza, la miseria, l’emigrazione» e così via in un lungo elenco.
Ma le parole finali del Creatore, in questo articolato poema, sono quelle che più toccano e lasciano ben sperare: «Questi mali e questi bisogni sono ormai scatenati e debbono seguire la loro parabola. Ma essi non impediranno alla Calabria di essere come io l’ho voluta. La sua felicità sarà raggiunta con più sudore, ecco tutto. Utta a fa juornu c’a notti è fatta -. Una notte che già contiene l’albore del giorno».
Benvenuto in Calabria ministro!