Una rivoluzione democratica o i partiti e le istituzioni falliranno!
Il corto circuito è ormai prossimo: cancellata da anni l’attività parlamentare (le camere ridotte a organi di ratifica dei decreti del governo); immobilizzate (anche a causa della crisi finanziaria) le istituzioni nazionali e locali; azzerata l’autorevolezza della politica, sottoterra la fiducia dei cittadini verso i partiti. Il sistema politico democratico rischia così di ‘saltare’ in aria!
Esageriamo nel sostenere che è a rischio la democrazia? Forse no. Ma la democrazia dei partiti, del parlamento, del sistema istituzionale nato dopo la seconda guerra mondiale, ormai non c’è più. La l’agonia è iniziata già nel 1994: con il crollo della Prima Repubblica si fece avanti, sotto il vento incessante dell’antipolitica, un sistema ‘aziendale-personalistico’ che in un ‘ventennio’ ha cancellato ogni forma di civile e rispettabile democrazia nel nostro Paese. Trasformando i partiti in una sorta di cartelli elettorali.
Oggi crolla Berlusconi, vacilla fortemente Bossi e la sua Lega; dopo le amministrative, o al più tardi in autunno, crolleranno altri partiti e andranno in crisi le poche istituzioni rimaste in campo, forse anche i sindacati, la stampa, la magistratura, il sistema finanziario.
Si rischia un vuoto molto grave, una crisi di tutto il sistema democratico che non ha precedenti da almeno 60-70 anni. E tutto lascia pensare che la metà degli italiani non andranno nemmeno a votare, e chi andrà a votare sosterrà movimenti di stampo populista.
La politica italiana ha tardato troppo a rinnovarsi, ha vissuto nella corruzione, si è appropriata e ha sottomesso, sfruttandole, le istituzioni, ha riempito le proprie casse di denaro pubblico senza alcun limite o ritegno, spendendolo poi in modo strafottente e indecente (ma non tutti i partiti, per la verità). Per cui oggi, non c’è più un italiano disposto a spendersi per un partito o per la classe politica in carica.
Peccato però non riconoscere che non è vero che tutti siano uguali e tutti responsabili: ritengo ingiusto mettere sullo stesso livello di responsabilità il Pd e il Pdl, Bersani e Berlusconi, Bossi o Di Pietro.
Il pd ha provato a distinguersi, ha scoperto mele marce al suo interno, è vero. Ma il partito è sano, e sana è la sua rete di dirigenti e amministratori locali. Molti altri partiti sono sembrati (e in parte lo sono) profondamente corrotti. Marci!
Una cosa, quindi, non è accettabile: è che la politica sia considerata una cosa sporca, che tutti siano corrotti. Non è vero, non è accettabile.
Il sistema crolla rovinosamente nel momento in cui il cittadino-elettorale non sarà messo in condizione di distinguere e di assegnare le giuste responsabilità ad ognuno!
Un modo forse ancora c’è per salvare la democrazia nel nostro Paese: una nuova Repubblica. Che significa: nuove istituzioni, nuovi partiti, nuova classe dirigente. Via tutto il marcio che ha caratterizzato questi ultimi decenni. Più che nuove leggi, c’è bisogno di una rivoluzione culturale: più etica politica, più responsabilità, più rigore e austerità.
Ci sono rimasti, probabilmente, pochi mesi per cambiare e rinnovare profondamento l’intero sistema democratico del Paese: se aspettiamo ancora, o se dovessimo fallire, si aprirà una fase drammatica, probabilmente ingovernabile!