Una grande, colossale risata!
Il presidente fa cucù; un po come i bambini fanno oooh che meraviglia, in questo strano Paese in cui Luca era gay e adesso sta con lei ( ma quando mai?)! Il Presidente fa caciara davanti alla Regina dInghilterra mentre in una città del Nord Italia si riuniscono centinaia di giovani fascisti che evocano i tempi di marce svastiche e federali , sotto i fanali l’oscurità . E poi il ritorno in un paese diviso , nero nel viso , più rosso d’amore . Poco importa se il Presidente parla al suo telefonino mentre i Capi di Stato e di Governo commemorano, per la prima volta tutti insieme e solennemente, i caduti di tutte le guerre. Una barzelletta. Una barzelletta finirà per provocare una grassa, grossa, infinita risata planetaria. Pensate un po se come dincanto tutti cominciassero a ridere. A ridere a crepapelle quando Lui racconta la solita storiella, quando fa le corna, quando dice che chi fa il giudice deve avere seri problemi psichiatrici, quando è convinto che Roma è stata fondata da Romolo e Remolo. Una risata, una ricca , appassionata risata sveglierà questo nostro Paese quando sentirà dire al Presidente ( e lha detto) che contro la stampa dovrà prendere decisioni molto dure. E il Paese si ammazzerà dalle risate quando ricorderà che il padrone di quella stampa è lui stesso, il grande,unico, infinito Presidente, padrone di tutte le cose, presidente a vita di un Paese che crede non gli sia abbastanza devoto e sottomesso. Non lo è quanto lo sono quei nani, quelle ballerine e quei replicanti che lui ha promosso, esaltato e fatto uomini e donne di potere (ma di quale potere? Di quello di adorarlo!). Come quellesaltato di ministro che davanti ad oltre due milioni di manifestanti a Roma ha potuto esclamare: è solo una scampagnata; quello stesso che accusa le donne di andare a fare la spesa quando sono a lavoro (perché non sa nulla di tante povere mamme e spose che hanno sulle loro spalle il peso di tutta la casa e della famiglia) e che considera fannulloni tutti coloro che hanno posto fisso.
Il Paese un giorno si sveglierà. Una grande risata lo sveglierà. Quella risata che verrà fuori quando qualcuno andrà a contare quanti sono i processi a cui è sfuggito Lui, quanti quelli fatti cadere in prescrizione, quanti quelli che lo avrebbero visto colpevole se non si fosse fatto approvare la prima legge della XVI legislatura: quel Lodo Alfano che evita la galera alle più alte cariche dello Stato (cioè sempre a Lui, il presidente). E al Paese verrà una gran voglia di ridere quando scoprirà che la più spaventosa crisi economica e finanziaria che sta attraversando il mondo industrializzato, è stata causata dallingordigia di quella casta di brillanti e spregiudicati faccendieri, veri e propri falsari del nulla, figli del pensiero vincente del liberismo, del mercantismo, del capitalismo e della globalizzazione senza regole e senza misure! In Italia questo pensiero-ideologia è stato incarnato da Lui, il Presidente a vita, padrone assoluto del mercato, di un impero editoriale unico al mondo, di tutto quello che tocca e diventa oro (e incenso e mirra!).
Verrà voglia di crepare dal ridere quando qualcuno ricorderà al Paese che a vincere per ben tre volte le elezioni democratiche in questo Paese è stato un uomo senza partito, un multimiliardario (in euro) venuto dal nulla, che ha fondato un impero (anchesso apparso dal nulla), che ha succhiato il sangue (e un po di soldi e qualche craxiano decreto notturno) alla Prima Repubblica, diventando luomo uomo nuovo della Seconda, per approdare al Terzo Millennio dellera cristiana nel nome del padre socialista, dei figli e dellantipolitica. Luomo più potente dItalia (degli ultimi 70 anni, tranne quando cera lui, quello vero e nero, che faceva meglio del nostro, portando il Paese in guerra e ad una catastrofica sconfitta) che tiene testa a tutti, dice di non poter governare come vorrebbe, di voler cancellare il fastidioso parlamento, di ignorare il Capo dello Stato, e nel nome della semplificazione ridurre tutto ad uno. Un solo partito, un solo sindacato, una sola istituzione, un grande capo. Ma mille televisioni. Semplificare, fare presto, eliminare gli sprechi, cancellare enti, istituzioni, partiti, sindacati: tutti troppo costosi. A cosa servono due Camere, il Governo, la presidenza della Repubblica, la magistratura, la stampa libera, le province, tanti comuni, troppi sindacati? Quanto diavolo ci costano? E il Paese, prima di scompisciarsi dalle risate, che dice sìììììì sig. Presidente; vai avanti così, colpisci e affonda, cancella tutto ciò che inutile, chiudi tutto quello che costa, eliminano chi giudica e controlla, caccia chi ti fa perdere tempo. Via, via
cosa sono tutte queste cose inutili, cosè e a cosa serve tutta questa democrazia, questa libertà di scrivere e criticare? A cosa servono i giudici ( e poi, con i processi che durano dieci anni!), a cosa servono gli impiegati dello Stato (a morte i fannulloni, a morte), mille parlamentari (vuoi mettere quanto si fa prima e quanto si risparmia lasciando solo i 6 capigruppo a votare e dire di sì a Lui?), la Corte Costituzionale, la Corte dei Conti, il Cnel, Il Csm, i Tar, le regioni, i tanti enti inutili? A cosa serve? Il popolo sovrano e lunico che conta, decide e vota, che dice a gran voce sììììì sig. Presidente.Ttaglia, togli, chiudi, elimina, semplifica, rimane solo la televisione, la sua televisione, i mille canali, i suoi programmi, i giochi, i balletti, le veline, il grande fratello, la fattoria, amici, Xfactor
.. i ministri puliti, i buffoni di corte, ladri di polli, super pensioni, ladri di stato e stupratori, il grasso ventre dei commendatori, aziende politicizzate, evasori legalizzati, auto blu, sangue blu, cieli blu, amori blu!
Una grande risata libererà il Paese da sè stesso, dalle sue paure, dalla sua impotenza.
Mamma era più tranquilla, mi ha detto, perché stavano per arrivare i militari. Quali militari, gli ho chiesto? E lei: I soldati, quelli dellesercito. Ma chi te lha detto? La televisione. E perché sei più tranquilla? Perché cacceranno gli zingari che rubano i soldi e anche i bambini.
Ma non ci sono mai stati zingari da noi. No, ma sono pericolosi e rubano tutto. Mamma, hai mai visto uno zingaro nella tua vita? No, però la televisione dice che sono pericolosi, ma adesso che arrivano i militari mi sento rassicurata. Mamma, da noi però cè la mafia. Sì, ma quelli li conosciamo, sono del paese!
Una risata libererà il Paese dai suoi fantasmi. Da quanti lo hanno preciso in giro, deriso, deluso, tradito e ingannato. Dal centro-sinistra vecchio e fallimentare che in 15 anni non ne ha preso una, ha confuso Berlusconi per un vero statista, si è illuso e si è lasciato fottere dalla bicamerale poi finita nel Patto della crostata, non ha fatto una sola legge (quando poteva farla perché ne aveva la forza e i numeri in parlamento) per limitare lo strapotere del miliardario che scendeva in politica. Quel centro sinistra vecchio, chiuso in sè stesso, che prima di capire e unirsi in un solo partito, con un progetto credibile e unidea del Paese, ha bruciato uno dietro laltro tanti capi e capetti. E quando ha vinto, seppur di un soffio, ha governato per pochi mesi, ha dato di sé unimmagine devastante fatta da lacerazione e confusione.
Una risata libererà il Paese. Ora che a sinistra il maggior partito di opposizione trova un leader credibile, giovane e capace, la speranza che la bella politica possa tornare sulla scena si fa forse possibile. Ma quanto cè ancora da fare; quanti armadi da svuotare da tanti scheletri; di quanta aria nuova cè ancora bisogno.
Una risata. Il barzellettiere dEuropa sente aria di declino proprio nel momento del suo maggior trionfo. Ha vinto tutto e su tutti; ha fondato un partito che sembra una barzelletta; ha conquistato tutto quello che cera da conquistare, ha sospeso i fastidiosissimi processi, ha umiliato la magistratura, ha violentato il Paese trascinandolo in un clima di paura e di caccia alle streghe, ha cambiato di fatto la Costituzione, ha stretto in un angolo il Parlamento democratico, non ha un nemico e nemmeno un avversario temibile
Cosa mai potrà turbare i suoi sogni di grandezza, i suoi trionfi, la sua sete di gloria e onnipotenza nei secoli dei secoli amen? Niente. Niente e nessuno. Solo una risata, soltanto una risata del suo popolo. Perché quando Lui apparirà in tv, o si affaccerà davanti ad un pubblico immenso, o forse anche passeggiando per strada, cosa che ama fare tantissimo, se allora, se in quel momento ai suoi sudditi-cittadini scappasse una risata, una grassa grossa e liberatoria risata, in quel preciso momento Lui si sentirà piccolo piccolo, si scoprirà ridicolo in ogni suo gesto, e si renderà conto che il suo ciclo è finito. Che il Paese non lo prende più sul serio. Che la scena non è più per Lui. Sarà quella la sua fine, la fine di un sogno di grandezza e megalomania durato 20 anni.
E il momento è arrivato quel giorno in cui un bambino
Ecco cè una grande manifestazione. Il Presidente sale su un enorme palco, davanti a lui una immensa folla, tutto attorno uno sciame di giornalisti esultanti, telecamere impazzite, accoliti ossequianti. Il Presidente parla, parla è da oltre unora che parla. E ride, scherza, racconta barzellette. Ad un tratto accade una cosa piccola piccola, ma così piccola che nessuno ha inizialmente notato. Un bambino di pochi anni si allontana dalla mamma che, felicissima e commossa, ascolta in prima fila il comizio del Presidente. Il bambino si avvicina al palco, anzi va proprio sul palco. Le decine di guardie del corpo non notano. E se notano non reagiscono. Del resto è una cosa piccola e innocente. Il bambino si muove lentamente, nessuno lo nota più, sfugge a tutti. Quindi si avvicina al Presidente .
La folla comincia a far caso a questo bambino, piccolo, biondo, vestito a modo, sorridente, che si avvicina alle gambe del Presidente, che continua a parlare e parlare e parlare ancora senza accorgersi di lui. La folla, incuriosita, segue sempre di più il bambino con lo sguardo.
Il piccolo è ormai a pochi centimetri dalle gambe del Presidente quando fa una cosa innocente, diciamo pure innocua: apre la cerniera del pantaloncino, fruga con la manina, toglie fuori luccellino e .inizia a fare la pipì sulle scarpe del presidente!!
Ohhhhh! Esclama la folla. Ahhhhh! Gridano i giornalisti. Ehiiiiii fanno tutti coloro che stanno sul palco!
Dimprovviso tutto si fa silenzio, nessuno fiata.
La folla osserva muta, il Presidente per la prima volta in vita sua tace, non sa cosa fare, nota il gesto del bambino ma gli manca la battuta. Silenzio. Un tombale silenzio avvolge lintera zona. Perfino le automobili si fermano. Non circola più nessuno per le strade. Lintera città è come sospesa. E un po come se tutti sapessero che sta per accadere qualcosa di impensabile, di incredibile.
La mamma del bambino, a poca distanza dal palco, è come impietrita. Ad un certo punto, mentre il bambino consumava le ultime gocce di pipì sulle scarpe presidenziali, una donna comincia a ridere. Gli è sfuggita al risata, ma se ne pente subito e si tappa la bocca spaventat! Ma ecco che ride una seconda persona, poi una terza, quindi tutta la prima fila e la seconda, e poi le prime dieci. E uno dopo laltro ridono in cento, mille, 100 mila . Una grande, clamorosa risata che contagia i giornalisti, i cameramen , le guardie del corpo. Tutti tutti ridono a crepapelle. Una risata clamorosa che non si ferma più, che attraversa la città e si ingigantisce, che entra nelle case grazie alla televisione, che fa il giro del Paese, poi dell Europa e anche degli Stati Uniti che seguivano in diretta.
Intanto il Presidente si fa cupo, vede migliaia di bocca spalancate, centinaia di persone che si buttano per terra e continuano a ridere, ridere, ridere. E nessuno lo nota più, nessuno lo guarda. Per la prima volta ha paura, suda freddo, gli trema la bocca e dalle labbra scende un fiume di saliva che sembra schiuma.
Lascia il palco di corsa, scende per strada, scappa via verso un vicolo, fugge da solo, senza nessuno che lo segue, verso una zona isolata. Ha il fiatone, per la prima volta avverte un senso di paura, nota che si fa notte improvvisamente, ha freddo, è solo!
Per giorni non si hanno più notizie del Presidente.
Quando allimprovviso la Presidenza del Consiglio annuncia che alle 20, in diretta nazionale e internazionale, la tv di Stato trasmetterà un messaggio al Paese e al mondo.
Quaranta milioni di italiani sono collegati già mezzora prima. Pare che 300 milioni di europei sono davanti alle tv.
Alle 20 esatte lo schermo si illumina. La telecamera fissa la scrivania di Palazzo Chigi. Non cè nessuno, nessuno viene inquadrato. Dopo un minuto di silenzio e di attesa, entra un uomo piccolo piccolo, col solito vestito dordinanza, con alle mani un cartello. Luomo è serissimo, il volto sembra una tragica maschera. Poi lentamente gira il cartello verso la telecamera. Cè scritto: Niente paura, siete su scherzi a parte. E dimprovviso scoppia in una grande, immensa, infinita risata. Una risata che va avanti unora, due ore, una notte intera. E proprio lui, il presidente!
Franco Laratta