Sorteggiamo i parlamentari?
Taglia e cuci! Tagliare si può. Ma se tagli devi ricucire. Devi saper tagliare, non puoi farlo con un’accetta arrugginita, colpendo senza criterio, senza una logica. Tagliare il numero dei parlamentari? Si può fare, ma come? In quale contesto, con quale progetto di riforma? L’idea di riformare le nostre istituzioni democratiche è positiva. Ci si prova da anni (ultimi Berlusconi e Renzi), ma inutilmente, i referendum hanno sempre bocciato ogni ipotesi di riforma costituzionale importante.
Ora, con il referendum di settembre, gli elettori sembrano fortemente orientati ad approvare il max taglio dei parlamentari. Per la gioia dei populismi di ogni colore. Un taglio grosso, del 36,5% dei componenti di entrambi i rami del Parlamento: da 630 a 400 seggi alla Camera, da 315 a 200 seggi elettivi al Senato. Un taglio che non risolve alcun problema di funzionamento delle nostre istituzioni, lascia intatto il bicameralismo perfetto, toglie rappresentanti ai territori. Un’aggressione violenta alla democrazia parlamentare, fuori da ogni logica. Un taglio ne a se stesso, con il solo risultato di alimentare ancora il qualunquismo e l’odio verso le istituzioni. Di questo passo arriverà qualcuno, il classico ‘uomo forte’, che dirà: ma a che servono tutti questi parlamentari? Riduciamoli a 200, anzi a 100. E perché non a 10? Poi li sorteggiamo. Semplice no?