Sogni e utopia
In un momento in cui la politica è in piena confusione, i partiti si avvitano su se stessi e le istituzioni appaiono come paralizzate, ho ascoltato con piacere lintervento che il presidente del consiglio provinciale, on. Francesco Principe, ha pronunciato nel corso di un vertice della maggioranza che governa la Provincia di Cosenza. Il presidente Principe ha parlato di utopia; ha invitato tutti a riscoprire il gusto di pensare in grande e di affrontare i grandi temi sociali e culturali con un taglio diverso, con la voglia e il gusto di sognare. Il discorso, lungo e sentito, di Francesco Principe mi ha fatto pensare molto. In effetti ha invitato a non pensare che i cittadini amministrati vogliano sapere da noi politici soltanto come e quando verrà riparata una strada, si farà funzionare uno sportello pubblico o si sosterrà unassociazione di volontariato. La gente torna ad avere voglia della grande politica, dell impegno, dell ideale. Principe sembra invitare chi fa politica oggi a smetterla di inseguire solo le piccole cose, di dare risposte minime e di pensare al quotidiano.Lintervento di Principe è, dunque, un invito a volare alto. Cosa che noi politici non facciamo più da quando sono crollati i miti e le illusioni del dopo-guerra, da quando è finito limpegno degli anni 60 e 70, da quando la politica, dagli anni 80 in poi, si è trasformata nel carrierismo e nellaffarismo che ha sepolto le ideologie e limpegno. I partiti hanno dimostrato tutti i loro limiti da quando si sono trasformati in veri e propri centri di potere: la Dc non è morta sotto i colpi del pool di Mani Pulite, è morta quando ha perduto il contatto con la società ed ha finito per occupare lo Stato non potendo contare sulla democratica alternanza nella gestione del potere e si è preoccupata soltanto di questo. Tutto questo per 40 anni consecutivi. Quello che è nato dalla fine dei partiti della prima Repubblica è, probabilmente, quanto di peggio ci si poteva aspettare. Unazienda si è trasformata in partito e ha conquistato il governo del Paese. Nessuno sa se questo sedicente partito abbia un programma, un progetto, una prospettiva: si tratta di un partito che potrebbe essere contestualmente di destra, di centro e di sinistra. E del resto questa cosa il suo laeder lha pure affermata pubblicamente. I partiti storici hanno prodotto altre formazioni politiche, per certi versi del tutto diverse dal partito-madre. Ppi, Ccd, Cdu, Rinnovamento, Democratici Udeur non hanno mai avuto le caratteristiche fondamentali della vecchia Dc. Tantomeno la Margherita che è la migliore invenzione post-dc, ma non ha ancora unanima sebbene abbia un progetto. Dal Pci sono nati altri partiti: Pds- Ds- Rifondazione, Comunisti italiani e via dicendo. Cose diverse e spesso in contrasto fra loro: un po a sinistra, un po a centro, massimalisti e riformisti, antiamericani. Dal Psi è nata una gran confusione che ha anche portato, unico caso al mondo, ad un partito che si chiama neo-Psi ma sta a destra! Con la fine dei grandi partiti la politica è diventata altra cosa. Tutto è un gridare senza limite, i confini della decenza sono stati superati di molto, le istituzioni sono state mortificate, la stessa Carta Costituzionale è ogni giorno aggredita, perfino lunità del Paese è messa in discussione. Il risultato è la politica che si occupa delle piccole cose, per giunta senza risolvere, che illude e confonde, che promette e illude su un nuovo miracolo italiano, che si occupa di operazioni piuttosto squallide. A destra, come a sinistra, è il fallimento della cosiddetta seconda Repubblica che ha creato confusione e sbandamento negli italiani che pure avevano sostenuto e desiderato un reale cambiamento e uno svecchiamento della vecchia classe dirigente e degli antichi partiti nati agli inizi del secolo. A questo punto l utopia di Principe ci sta tutta. E ci sta allinterno di un discorso nuovo, che scomponga e ricomponga lattuale contesto politico, che recuperi il primato della politica- ma non la supremazia dei politici- che dia segnali convincenti di una nuova realtà, fatta di sogni e utopie, speranze e ideali. A patto che questo non significhi sfuggire alla realtà quotidiana, alle emergenze sociali, alla gestione del momento. Andare oltre, dunque. Volare alto. Ritornare a fare Politica.