Se questo Natale ci aiuta a ragionare meglio!
Cè qualcosa di triste in questo Natale. Laria non è più quella delle solite e affollate feste natalizie, dei negozi stracolmi, di cene e cenoni, di corsa ai regali. Perfino le luminarie sembrano brillare meno del solito. Qualcosa non va in questo Natale. Forse cè meno voglia di divertirsi, meno soldi da spendere, meno desideri da soddisfare. Succede qualcosa in questo momento in Italia; qualcosa di strano. Il nostro Paese sembra vivere sospeso per aria, come se qualcosa dovesse accadere, come se tutto quello che ci circonda fosse provvisorio. Cè unaria di incertezza, cè la preoccupazione per le nostre condizioni economiche e sociali. Il Paese sembra stanco, provato, sfiduciato.
Ma non si tratta solo della crisi economia o dellincapacità della politica di dare risposte o dei governi di assicurare certezze. Cè qualcosa di più, forse di peggio che preoccupa gli italiani, gli europei più in generale: cè la paura del domani. Quale sarà il futuro della nostra società? Come vivremo fra 10-20-100 anni? Come sarà il futuro dei nostri figli? Domande angoscianti in una società, quella occidentale, non più abituata a preoccuparsi, tutta intenta a guardare avanti senza troppi fastidi. Una società che cresce e consuma, guadagna e spende entra in crisi quando scopre che non cresce più, non guadagna, non spende e non consuma come prima.
E una crisi di identità, di prospettive, di futuro.
Abituati ad avere, a possedere tutto e subito, oggi ci scopriamo poveri, ma poveri dentro, il che produce ancora più sconforto. Poveri perché attorno a noi è guerra, attentati e scontro fra culture e civiltà diverse; poveri perché le nostre certezze, la nostra sicurezza, vengono meno; poveri perché ci sentiamo invasi, assaliti, contrastati. Poveri perché ci stiamo accorgendo, con decenni di ritardo, che nel mondo non ci siamo solo noi, che attorno a noi cè fame, odio e disperazione. Poveri perché adesso si comincia a fare i conti con la storia.
Ed è forse iniziato il tempo delle rinunce. Della messa in discussione del nostro modello di vita arcisicuro, basato sul consumismo, tutto preso da certezze, sicurezze e grandezze. Oggi che non siamo più i grandi ed i soli di questo pianeta bisogna cominciare a discutere con tutti gli altri.
La guerra non risolve i nostri problemi, anzi li aggrava; la miseria di tre quarti della terra non farà mai stare bene quella piccola parte che vive in ricchezza e consuma tutto quello che cè; la disperazione di tanti popoli affamati, umiliati, assediati provoca gravi tensioni in tutto il mondo.
LOccidente ora dovrà fare i conti con i troppi problemi lasciati irrisolti. Sarà una sfida immane, ma bisogna cominciare a trovare le soluzioni. E bisogna cominciare a capire che luomo non può più continuare a distruggere il pianeta, inquinarlo, consumarlo senza alcun limite, devastarlo senza alcun freno.
Questo nostra Natale, così piccolo, così povero, così pieno di dubbi ed incertezze sarà forse il migliore di quello che abbiamo vissuto nella corsa e nellindifferenza degli ultimi decenni. Non sarà un Natale di resa dei conti, sarà semmai una festa più semplice, con meno sprechi, ma con maggiore consapevolezza dei problemi di casa e di quelli che ci stanno vicini.
Sapendo che per cominciare a sperare in un futuro migliore è necessario iniziare a costruirlo da ora.