Se non torna la politica….
Quello che sta accadendo in questa campagna elettorale- in Calabria, nel sud e in molta altre zone d’Italia-, conferma la crisi della democrazia italiana. Una crisi fatta dell’assenza di idee, di progetti, di prospettive. In una sola parola: nell’assenza della Politica.
E così, senza idee, senza partiti e senza Politica si assiste al caos che sfocia nell’anarchia. E da qui alla violenza, al sopraffazione, alla corruzione. Siamo, in molte realtà ad una guerra di tutti contro tutti, con partiti lacerati ed alleanze che somigliano a macedonie impazzite.
Stupisce sempre di più- ma questo dato si ripete da tanti anni- l’assenza nella competizione elettorale delle migliori energie di una società civile e culturale che non è più interessata al governo delle città. Anzi: è del tutto disinteressata alla politica e alle istituzioni democratiche. La ‘società civile’ arretra sempre più, mentre gli elementi più spregiudicati avanzano senza alcun ostacolo.
Ma del resto, come si fa a coinvolgere i diversi settori della società civile nella competizione elettorale se questa si è trasformata in una guerra tra bande, in una lotta ai limiti della violenza? Come si fa a coinvolgere gli intellettuali, i professionisti, le associazioni, i giovani, le donne senza che ci sia un progetto ed un’idea per i quali spendersi e mettersi in discussione?
E così, rimasti in campo soggetti che molto spesso sono impresentabili, il confronto delle idee scompare completamente. L’importante è vincere (non già partecipare e dare un contributo), conta essere eletti, conquistare un seggio, un poltrona, a qualsiasi costo. Non importa quindi come e con quali metodi. Conta essere eletti, magari utilizzando ingenti risorse, facendo uso di metodi e strumenti spregiudicati, ai limiti della legalità e della corruzione.
Le elezioni locali e regionali sono ormai diventate uno scontro senza esclusioni di colpi, una sorta di tutti contro tutti, una sfida che somiglia ad un duello, ad una corrida, ad una lotta senza esclusione di colpi.
A perdere sono i cittadini, che partecipano alle elezioni senza più alcuna passione o voglia, votando spesso il cugino, il nipote, il vicino di casa senza se e senza ma. I cittadini elettori sembrano quasi subire le elezioni, come fossero una cosa inutile e scontata.
Il risultato è che ad arretrare è sempre più la democrazia, e soprattutto la qualità dell’attività politico- amministrativa.
A parte qualche raro esempio di buona amministrazione, e di qualche sindaco o presidente in gamba, molte realtà locali, e tante regioni, sono rette da amministrazioni che somigliano sempre più a veri e propri comitati di affari! Conta poco l’interesse generale, conta molto l’interesse di una parte, di un gruppo, di un clan. E cresce sempre di più l’interesse della malavita organizzata per le elezioni amministrative, provinciali e regionali. Le diverse mafie controllano sempre più le istituzioni, si occupano di gestione dei lavori pubblici, di rifiuti, di sanità, di energia, di tutto quello che sono affari e interessi cari ai clan. La politica, o quello che di essa è rimasto, arretra inesorabilmente: i partiti sono morti o si sono trasformati in cartelli elettorali, nessuno seleziona la classe dirigente, le liste le fanno in pochi e senza alcun controllo. I codici e leggi sono sempre più optional!
Tutto va avanti così da anni, almeno da 20 anni a questa parte, da quando le ideologie sono tramontate definitivamente, e le idee latitano. I programmi sono più che altri banali libri dei sogni, i candidati si giocano partite in proprio.
E’ amaro vedere come nel nostro Paese tutto sia diventato vuoto infinito. Tentare di parlare di idee, di progetti, di ‘cose serie’ è pura follia. Tanto quello che serve per vincere sono gli slogan urlati, gli spot e le risse, gli insulti all’avversario, le macchine del fango, le volgarità gratuite. Aggiungendo poi una buona dose di spregiudicatezza, tante risorse, invadenti 6×3 e il seggio è conquistato.
Da troppi anni, in Italia si vincono le elezioni, ma non si governa più!
Se non torna la Politica, la nostra democrazia si può dire in coma profondo.
Franco Laratta