La Calabria sembra avere intrapreso la pericolosissima strada che porta al collasso. Non c’è più traccia, nella nostra regione, di equilibrio, di ragionamento, di responsabilità. Sembra ormai un tutti contro tutti che rivela una crisi profonda nella società, nelle istituzioni, nei partiti e fra i partiti. Accadono cose sconvolgenti: ad esempio lo scempio senza fine della straordinaria storia dei ‘Ragazzi di Locri’. Una pagina molto bella all’interno della tragica sequenza dell’assalto mafioso alla Calabria si chiude nel peggiore dei modi. Colpa delle ‘infiltrazioni’ politiche nel movimento? Responsabilità di quanti lo volevano utilizzare a fini personali? Non lo sappiamo ancora, di certo però si è sciupata del tutto una bella storia. E si è segnata un’altra pagina della lunga storia di lacerazioni che colpisce da sempre la nostra terra. Ad esempio accade anche che la politica si sia completamente rotta: all’interno dei partiti – di quasi tutti – non vi è più traccia di partecipazione della società, del mondo delle professioni, della cultura, dei giovani. Solo classi dirigenti vecchie e inadeguate che si portano dietro una storia carica di veleni che continua a mietere vittime e lacerazioni. Ad esempio le istituzioni a pezzi: gran parte degli enti locali calabresi vivono una profonda crisi di governabilità. Passano poche settimane e i cittadini-elettori bocciano i governi locali. Ad esempio la grave crisi in regione: in pochi mesi è stato depauperato un patrimonio di consensi senza precedenti, mentre il governo regionale va alla deriva ed una nuova , autorevole, riconosciuta Giunta regionale sembra non dover ancora essere a portata di mano. Anzi, la crisi si avvita sempre di più e lo spettro dello scioglimento del Consiglio – a questo punto auspicabile come minore dei mali – si materializza rapidamente. Ad esempio la cultura mafiosa che contagia sempre più la società calabrese, le istituzioni, gli apparati, facendo apparire come ineluttabile un percorso di convivenza con le strutture criminali e con le organizzazioni della ‘ndrangheta. In questo contesto così debole, in una così forte crisi sociale, politica ed economica la Calabria non sa più come costruire il proprio futuro. Si è smarrito un progetto – semmai vi è stato – che poteva garantire alla nostra regione l’uscita dalla crisi che da almeno un decennio la tiene al palo, anzi la fa arretrare. Cosa fare a questo punto. Niente, forse non c’è niente da fare. Nel senso che per fare qualcosa di rapido ed efficace servono alcune cose fondamentali. La prima: una nuova e moderna classe dirigente. Che non c’è e nemmeno si può inventare su due piedi. La seconda: un programma di rilancio dell’economia calabrese: le altre regioni italiane, comprese quelle meridionali, viaggiano a ritmi molto veloci: Pil al 2-3 anche 4 percento; occupazione in crescita, crescita sociale e culturale a livelli europei, pieno utilizzo delle risorse di bilancio e dei fondi comunitari. La terza: la voglia di ricominciare, lottando insieme per dare alla Calabria la prospettiva di un futuro migliore. Mancando tutti e tre questi punti, la situazione non può che farsi grave, gravissima. Di certo la Calabria ha conosciuto periodo peggiori, dai quali si è sempre sollevata. Oggi manca proprio quella forza e quel coraggio per battere il male oscuro che noi calabresi ci portiamo dentro: l’apatia, l’indifferenza, la colpevole connivenza con i responsabili di così tanto degrado. La Calabria vera, viva, forte – che pure c’è – o reagisce e si ribella, oppure il nostro futuro è davvero segnato.
On. Franco Laratta
Deputato dellUlivo