Se lItalia si spezza!
Il federalismo e lunità del Paese
pubblicato su il Quotidiano della Calabria del 23 aprile 2008
Proviamo ad immaginare lItalia come se fosse un treno. Un convoglio composta da 20 vagoni, trascinati da un locomotore di vecchia generazione ma ancora efficiente. Le 20 carrozze non sono tutte uguali: le prime, quelle subito dopo la motrice, sono di prima classe: dotate di qualsiasi confort e dotazione tecnologica. Sono carrozze per chi fa affari , per i più grandi imprenditori, per chi produce e insegue successo e ricchezza. Nel mezzo vi sono alcune carrozze che mantengono un buon livello di confort, adatte per chi lavora nei servizi, nelle istituzioni, nel territorio. In coda vi sono alcune carrozze di seconda e terza classe: del tutto diverse da quelle di testa e delle altre in mezzo . Sono, quelle di coda, carrozze vecchie, anche sporche, senza alcun confort né strumentazioni tecnologiche. Carrozze dalle quali molti vanno via in cerca di una migliore sistemazione in testa al treno; altri vi rimangono ma non stanno bene.
La motrice trascina le 20 carrozze con la stessa potenza e alla stessa velocità di sempre, ma le ultime carrozze si fanno sempre più pesanti, rallentano la corsa del convoglio, sembrano quasi avere la forza di frenare la corsa del treno. I titolari delle prime carrozze sono stufi di questa condizione, non vogliono più soccorrere le ultime carrozze, non intendono più spendere risorse finanziarie per riparare i guasti e dotarle di nuovi strumenti e migliore confort. Lidea che si fa avanti è esattamente allopposto: basta con questo spreco di denaro. Le ultime carrozze devono imparare a fare da sole, a gestirsi con le proprie forze. Diversamente è meglio sganciarle dal convoglio e depositarle al primo deposito utile. Così il treno sarà più leggero, correrà di più, arriverà prima alla meta. In altre parole: federalismo. E cioè ognuno gestisce se stesso.
LItalia del dopo 13 aprile somiglia molto a questo convoglio. E unItalia che non vuole avere pesi né zavorre che possano rallentare la corsa delle regioni ricche, industrializzate, con un reddito pro-capite molto alto, un Pil simile a quello americano. UnItalia che guarda con sospetto a quelli che sono diversi, ne ha paura, e sta cercando il modo come emarginare chi non riesce a stare al passo. Il debole non merita più cure e sostegno. Va semplicemente messo a tacere. Nel nome della sicurezza sarà caccia allo straniero, mentre chi vive al sud si deve arrangiare.
E non si tratta solo di un fatto politico. Cè anche questo, ovviamente, perché è questa la cultura della destra al potere, la garanzia che essa riesce a dare a chi è più forte rispetto al più debole, a chi ama la legge ma fino a quando non gli crea problemi. Il fatto più preoccupante è che sono ormai gli stessi cittadini del Nord a guardare con fastidio alle parti deboli del Paese: il ricco imprenditore ma anche l operaio, i leghisti padani e perfino gli stessi meridionali emigrati negli anni. Il Nord del Paese vuole correre da solo, godersi in pace la sua ricchezza, avere tutte le garanzie in termini di sicurezza: qualunque sia il prezzo da pagare. Così le famiglie del nord, preoccupate per il loro futuro, chiedono certezza, sicurezza e garanzie: e chi gliele assicura ha il loro consenso. In questo caso è la Lega che trionfa. Perché è la Lega che può governare con forza i processi complicatissimi della società odierna, senza andare per il sottile, senza troppi scrupoli, senza troppi timori. E il percorso, questo, che porta al potere forte, che si impone; ed è a tratti duro e brutale.
In questo contesto, i rischi per il convoglio chiamato Italia sono tanti. Che una parte di esso, gli ultimi vagoni, vengano sganciati e lasciati al loro destino. Che il convoglio rimasto acceleri rischiando di deragliare. Che germogli nel nostro Paese il seme della divisione e della lacerazione.
Franco Laratta