San Giovanni in Fiore sgomberato il Municipio (resta solo il gruppetto che fa lo sciopero della fame), ad Africo tolto il blocco alla statale 106
I disoccupati concedono una tregua (in attesa che arrivi il lavoro)
SAN GIOVANNI IN FIORE Si ferma a sorpresa la protesta dei 500 disoccupati. Al termine di una giornata carica di tensioni, con momenti di scontro ed il rischio di un intervento di sgombero da parte delle forze dell’ordine il movimento dei disoccupati ha accolto la mediazione del sindacato unitario ed ha concesso una tregua di qualche giorno. Giusto il tempo di verificare la portata, in termine di ricaduta occupazionale, degli stanziamenti promessi dalla giunta regionale che prevedono un finanziamento di 500 milioni per un progetto del Comune di San Giovanni in Fiore da rendere immediatamente esecutivo; un contributo di 300 milioni da parte del ministero degli Interni per interventi di pubblica utilità. Questo a breve termine. A medio e lungo termine si tratta di verificare l’impegno della giunta regionale di approvare un pacchetto di progetti Pop, presentati dalla Giunta-Provenzale alcuni mesi fa, per un importo di circa 10 miliardi di lire. Inoltre si attende la dichiarazione di «area di crisi» da parte del Governo centrale con il conseguente impiego di fondi straordinari per realizzare opere pubbliche. Un pacchetto importante che il sindacato unitario ha portato sul banco della trattativa con il movimento dei disoccupati. Cgil-Cisl-Uil hanno tenuto un comportamento responsabile, cercando continuamente il dialogo. Al termine di una riunione durata diverse ore, Bitonti della Cisl, Lopez della Cgil e Rosa della Uil, hanno convinto l’ala più dura del movimento. Tolti i blocchi stradali e lasciato il Municipio occupato da due giorni, il sindacato ha ottenuto il risultato di superare la fase delle ostilità per passare alla fase delle tratta tive. Trattative con la Regione che dovrà mantenere gli impegni presi e con il commissario prefettizio che dovrà rendere operativi alcuni progetti. In prefettura avevano parlato chiaro: immediato impiego delle forze dell’ordine per sgomberare le strade, la ferrovia ed il palazzo comunale. Il rischio di uno scontro con incidenti e arresti era nell’aria. Ma quello che più ha convinto i disoccupati è stata però la preoccupazione di perdere i primi finanziamenti regionali e, in prospettiva, l’intera battaglia, così i piu’ moderati hanno avverti to questa netta sensazione e hanno convinto il resto del movimento ad accettare le «offerte». Che seppure parziali sono comunque importanti e vanno nella giusta direzione, che è quella di porre San Giovanni in Fiore all’attènzione dell’opinione pubblica regionale e nazionale. Rimane adesso da concretizzare le promesse. Con i primi 500 milioni sarà possibile realizzare un progetto del Comune che prevede la pulitura dei boschi comunali e la vendita del legname recuperato. Si prevede che un centinaio di disoccupati troverà lavoro per qualche mese. Con gli altri 300 milioni saranno effettuati interventi al Municipio, il cui ingresso è stato bruciato nel mese di dicembre, e ad altri edifici pubblici danneggiati dal maltempo. Anche qui troveranno lavoro alcune decine di operai. Una cinquantina di giovani troverà lavoro in un progetto di prima occupazione presentato di recente dal Commissario prefettizio alla Regione per il finanziamento. Entro fine aprile, inoltre, dovrebbero essere approvati i progetti presentati dal Comune da finanziare (importo previsto 10 miliardi) con fondi della comunità europea (i cosiddetti Pop). Le prime risposte sono finalizzate a creare posti di lavoro, sebbene precari e definiti nel tempo. In prospettiva c’è da verificare la possibilità dello sblocco della legge 442 (per assumere i forestali) per la quale ci sono stati interventi dell’on. Mario Oliverio e del sen. Cesare Marini. Intanto il gruppo degli irriducibili continua lo sciopero della fame (sono al quarto giorno) e non smetterà fino a quando non avrà la certezza di essere avviato al lavoro. Il gruppo è nel gabinetto del sindaco, ma tiene a precisare che non si tratta di una occupazione ma del prosieguo ad oltranza di questa dura forma di protesta.