San Giovanni in Fiore. «Le patate sono radioattive», e tra la gente si diffonde il panico
SAN GIOVANNI IN FIORE – E dopo il pomodoro-pazzo e l’uva avvelenata arrivano le patate radioattive! Il tam-tam dell’estate non si arresta nemmeno all’autunno e minaccia così anche l’inverno. Il guaio è che la gente ha finito per credere davvero alle follie di qualcuno e i danni all’economia agricola della zona sono davvero ingenti.
L’ultima della serie riguarda le ottime patate della Sila. Ricercate e richieste in tutta Europa, le nostre patate sono considerate fra le migliori e le più buone del mondo. In Sila se ne producono in quantità: una parte per il consumo interno, la restante parte destinata all’esportazione. Ma una voce, insensata quanto infondata, avverte i clienti: «le patate della Sila sono contaminate e raddioattive»! Ed è subito panico. Come per i pomodori prima e l’uva poi. Per i pomodori è stata vera disfatta. A fine luglio un voce inarrestabile avvertiva di non comprare i pomodori per la conserva. La gente di San Giovanni in Fiore e dei piccoli comuni della Sila se l’è bevuta davvero e per le aziende del settore è stato un disastro. Si parla di oltre 500 milioni di danni per le aziende dell’alto Crotonese. Sentite le autorità sanitarie, il comune, i vigili sanitari, non è emerso nulla. Nessuna conferma ma nemmeno nessuna smentita ufficiale, ma sarebbe servito a poco, la gente comunque ha deciso di saltare per una volta, ed è stata la prima in assoluto, la classica conserva fatta in casa. Quest’anno mangeremo pasta in bianco o, se il palato gradirà spaghetti all’olio!
Per l’uva i danni sono sta ti inferiori, ma anche in questo caso la gente è stata molto prudente nel fare il vino con l’uva che proveniva dai vigneti del Crotonese o dalla Sicilia. Poca gente, finora, ha deciso di non stare a sentire il tam-tam popolare.
Per le patate il danno potrebbe essere enormemente più grande. Già a Cosenza, una piazza importante per le patate silane, le vendite sono in calo e la voce continua a diffondersi. I danni all’economia della zona crotonese silana e presilana sono ingenti. Il rincorrersi di forsennate voci per diversi mesi ha fatto crollare le vendite sul mercato ed i relativi prezzi. E non è affatto da escludere che queste voci non siano pilotate. Sembra poco plausibile che esse siano frutto solo di una insolita quanto persistente fantasia autodistruttiva di una popolazione pettegola e ciarlatana. In realtà altri interessi potrebbero avere agitato le quiete anime delle casalinghe di queste montagne, interessi che punterebbero ad orientare i consumi in altre direzioni!
Se tutte queste sono supposizioni, c’è da dire che qualcuno comincia a credervi per davvero. Un fascicolo sarebbe stato aperto dai carabinieri già nel mese di agosto. Se ci sono indagini ancora in corso, e verso quali direzioni sarebbero dirette, non è dato saperlo. Si può invece immaginare dove andranno a parare le prossime strampalate (o forse bene orchestrate) voci: i funghi, ad esempio i gustosissimi porcini silani potrebbero avere contratto una malattia rarissima che fa diventare neri quelli che li mangiano – l’acqua, la pura e fresca acqua che sgorga da ogni angolo della Sila, contiene una sostanza misteriosa che fa diventare strabici coloro che la bevono.
E via di seguito con l’acquavite fatta in casa, meglio conosciuta come la «paisanella», che fa venire la colitele zucchine che fanno perdere l’udito, le squisitissime e saporitissime salsicce e SOPL pressate che annebbiano la vista, ed infine l’inimitabile caciocavallo doc che fa cadere i denti.
Di voce in voce finiremo per passare un inverno senza conserve, senza vino, senza funghi e senza salsicce.