San Giovanni in Fiore / Dopo la protesta, si attende lesito dellincontro di oggi alla Regione
In paese una calma carica di tensione
SAN GIOVANNI IN FIORE Sono pronti nuovi posti di blocco; sono al vaglio nuove e ben più clamorose azioni di protesta. Il fuoco, insomma, cova sotto la cenere in attesa di una risposta che entro stasera dovrà giungere dalla Giunta regionale. Piazza Municipio a stento conterrà oggi le centinaia di persone che aspettano il rientro delle delegazioni di forze politiche e sociali che trattano a Catanzaro su come dare risposte alla crisi esplosa nel più grosso centro silano. Il presidente della Giunta regionale, Nisticò, gran parte dei suoi assessori e i funzionari della Regione, tenteranno con il commissario prefettizio che amministra San Giovanni in Fiore e con partiti e sindacati di trovare una via d’uscita dalla drammatica emergenza che ha posto San Giovanni in F iore all ‘ attenz ione dell ‘ op inione pubblica nazionale. Una cosa è sicura: da Catanzaro dovrà comunque giungere una risposta alle richieste dei disoccupati silani che, in un misto di rabbia e amarezza, sanno di non poter tornare indietro. Nel pomeriggio di ieri si è svolto un vertice al palazzo municipale la delegazione sangiovannese andrà all’incontro di Catanzaro con una proposta unitaria, un progetto per il recupero e la salvaguardia del parco silano. Un progetto a carattere ambientale finanziabile con fondi europei, capace di dare lavoro e di proteggere ilparco. Il momento che vive San Giovanni in Fiore è tra i più brutti della sua storia. Circa 25 mila sono gli abitanti, 5 000 i disoccupati, centinaia i precari. Agricoltura scomparsa, turismo in grave crisi, commercio in agonia: questo è il biglietto da visita di un paese posto nel cuore dello splendido altopiano silano, al centro di 7 suggestivi laghi, a ridosso di montagne innevate e spettacolari. San Giovanni in Fiore, inoltre, è la patria di Gioacchino da Fiore «l’abate calabrese di spirito profetico dotato» che Dante ricorda nel Paradiso della sua Divina Commedia. L’incantevole abbazia gioachimita, lo straordinario centro storico, i secolari usi, costumi e tradizioni di una comunità attiva e coraggiosa, non sono bastati a fare del più grosso centro silano un punto di riferimento per il turismo religioso e culturale della Calabria. Per decenni San Giovanni in Fiore è vissuta ed ha fatto enormi progressi grazie alle miliardarie rimesse dei 10 mila emigrati che dagli ahni ’60 in poi hanno lasciato la povera Sila in cerca di fortuna altrove. Purtróppo anche l’emigrazione è finita ed i figli di San Giovanni in Fiore non sono più ritornati a casa. Vivono in Svizzera, Germania, America con figli e nipoti, consumati dalla nostalgia ma consapevoli che in Calabria non potranno mai più ritornare. Grazie alle rimesse degli emigrati, il paese è stato letteralmente ricostruito (oggi potrebbe addirittura ospitare 60 mila abitanti!) ma anche devastato da un abusivismo edilizio sfacciato e inarrestabile. Gli anni ’80 hanno segnato anche la crisi dell’ex Opera Sila e dei forestali: in un decennio si sono persi in questo settore un témpo trainante per l’intera economia silana oltre 500 posti di lavoro. Senza fabbriche né industrie, finite le rimesse degli emigrati, smantellati i posti negli enti statali e regionali, sono scoppiate le contraddizioni di questo popoloso e civilissimo paese. Sono quindi cominciate le grandi proteste popolari con un crescendo straordinario di azioni spettacolari: murato il municipio, poi assaltato e bruciato, aggrediti gli amministratori locali, quindi bloccato per giorni il transito lungo le arterie principali. Nell’attesa di una risposta da parte della Giunta regionale c’è una calma carica di tensione. Anche perché la protesta di San Giovanni in Fiore potrebbe rappresentare la prima di un’ondata di rivolte sociali che già covano sotto le ceneri di molte aree interne della Regione, colpite da una crisi economica spaventosa. E pensare che San Giovanni in Fiore avrebbe mille possibilità di crescere e svilupparsi. Sarebbe bastata una politica di interventi mirati nell’agricoltura nell’artigianato, nel turismo di alta montagna, nella protezione del verde e della natura. Eppure niente è stato fatto, tutto è stato lasciato al caso, con i risultati che oggi a San Giovanni in Fiore come ad Acri, Longobucco, Verbicaro, sono sotto gli occhi di tutti.