Rischio di un congresso Pd a vuoto
Quando l’ho detto io, in tanti nel Pd mi hanno criticato, gridando allo scandalo!
Ma ecco Dario Nardella sindaco di Firenze, fedelissimo di Renzi: «Abbiamo smesso di fare selezione e formare gruppi dirigenti, a partire dai territori. Nel Mezzogiorno, da quando è nato il Pd, abbiamo preferito appaltare ai capibastone e ai signori delle tessere l’azione e la progettualità politica».
Esattamente.
Quello che tardano a capire in tanti nel partito democratico, soprattutto al sud, è che il nuovo corso del Pd nel Mezzogiorno non è mai arrivato. Ed è stato forse questo l’errore più grande della carriera politica di Renzi, che rimane senza dubbio il migliore presidente del Consiglio della seconda Repubblica e il suo governo uno dei più efficienti e produttivi da sempre.
Ma avere abbandonato il Pd al suo destino, non aver portato fino in fondo il cambiamento, il rinnovamento, e perfino la tanto vituperata rottamazione, è costato tantissimo al Pd e al suo segretario.
Il Partito democratico nel sud Italia è veramente ancora nella preistoria. In molte realtà, soprattutto in Calabria, non è mai nato. Qui da noi non è mai arrivato il Pd di Veltroni, figuriamoci il Pd di Renzi.
Qui la politica è vecchia come sempre, lontana e clientelare come non mai, sempre uguale a se stessa da decenni. E se tutto cambia è perché non cambi nulla.
Così la gente si è stancata, anche se in passato spesso è stata complice del sistema politico, oggi ha capito che l’arma potentissima del voto la doveva usare, e l’ha usata in maniera spietata, probabilmente sbagliando anche, perché nel sud non si può votare Lega, ma comunque l’ha fatto, e ha cancellato con un tratto i vecchi partiti.
Ora veramente è tutto da rifare, ma non si può far finta di nulla. Questo mi auguro lo capiscano tutti coloro che sperano di celebrare il congresso regionale del partito come se nulla fosse successo.
Dove eravamo rimasti?