Ppi,consensi per Franceschini
Ma il vicesegretario fa autocritica:«Dobbiamo rinnovarci profondamente»
Alla Festa dellAmicizia i Popolari calabresi gli hanno manifestato sostegno per la lotta alla segreteria
CAMIGLIATELL0 – I Popolari calabresi hanno dato la loro “benedizione” a Dario Franceschini. Il giovane dirigente, attualmente vicesegretario, ma candidato numero uno alla successione di Franco Marini, in vista del congresso di Rimini che inizierà il 30 settembre prossimo, ha incassato i consensi del Ppi calabrese alla Festa regionale dell’Amicizia, iniziata proprio ieri sera a Camigliatello Silano. Emilio De Masi, segretario provinciale di Crotone, Franco Laratta, segretario provinciale di Cosenza, hanno annunciato esplicitamente che voteranno per lui, ma anche segretario regionale Ernesto Funaro ha lasciato intendere qual è il suo orientamento. «Noi non possiamo che contribuire alle scelte» ha detto in un primo tempo, ma qualche minuto dopo, chiarendo meglio il suo pensiero, gli ha consigliato di «candidarsi dal basso, senza “coperture” dall’alto”, quasi a testimoniare la fiducia in questo politico emiliano, che parla in maniera forbita e, nello stesso tempo, semplicemente e in maniera accessibile a tutti. «Che cosa c’è da festeggiare – ha chiesto in maniera allarmata Funaro per un partito che ha ridotto i suoi consensi al 4,3%?». In realtà, in Calabria, il Ppi tiene bene, superando 1’8%, ma non è il Sud che preoccupa, bensì le aree più importanti del Nord e del Centro, dove il partito è crollato. E Franceschini ha impostato il suo discorso abiurando le ipocrisie e non negando il grave momento di difficoltà. «Non possiamo non cercare di capire – ha esordito – perche’ abbiamo perso alle europee, dobbiamo capire cosa non ha funzionato, anche se ci possono essere delle attenuanti. Il risultato negativo ha colpito un po’ tutti, la ‘par condicio” ha spudoratamente favorito Berlusconi e la Bonino, l’astensionismo e la diversificazione del voto hanno dilagato. Prendiamo voti dove c’è bisogno di dimostrare che esiste il radicamento territoriale, ma non reggiamo sul voto d’opinione: oggi la politica si gioca sul messaggio che si trasmette e in questo dobbiamo migliorare». Franceschini ha affondato il bisturi nella piaga e ha continuato ancora con estremo realismo: “E’ sbagliato scaricare tutte le colpe sul segretario del partito – ha sostenuto -: la sconfitta è del gruppo dirigente del partito. Ma non solo: la gente ci ha percepito come qualcosa di vecchio. Abbiamo un’eredità politica, quella della Dc, di cui siamo orgogliosi, ma dobbiamo renderla in maniera nuova e moderna. Inoltre, è opportuno uscire dal clima di depressione e tenere presente che abbiamo una concorrenza nuova, quella di Berlusconi, che vuole indebolire il centro”. Franceschini, quindi, ha ribadito il suo concetto di bipolarismo («Non contenitori indistinti, ma coalizioni nelle quali siano presenti le culture politiche diverse») e la volontà di evitare la frammentazione dilagante nel centro. E ha insistito su un altro concetto basilare: «Non dobbiamo mai perdere di vista il riferimento al popolarismo e all’ispirazione cristiana: è la nostra identità, quello che rappresentiamo, non possiamo rinunciare a tutto. Nello stesso tempo, però, dobbiamo cominciare ad “attrarre” la gente mettendoci in discussione». E’ una sfida davvero difficile, ma Franceschini sembra avere le carte in regola per affrontarla. Al dibattito svoltosi prima dell’arrivo di Franceschini ha partecipato anche il presidente della giunta regionale, Luigi Meduri, il quale, a proposito della possibilità che possa ricandidarsi nelle ormai prossime elezioni, ha affermato: «Sono in campo e ci rimango: nelle prossime settimane valuterò se ci sono le condizioni necessarie. L’importante, tuttavia, è che la coalizione vinca e abbiamo grosse possibilità». Quanto alle difficoltà di gestione della coalizione, ha sottolineato di essere “presidente di 12 gruppi» e che, tuttavia, la giunta da lui guidata «ha avuto il grande merito di varare “Agenda 2000″ e di predisporre misure importanti per l’occupazione come i prestiti d’onore che sbloccheranno 30 miliardi in 3 anni per 6000 interventi”. Il consigliere regionale Giuseppe Mistorni, dal canto suo, ha assestato una stoccata ai presidenti delle Aterp chiedendo che si proceda immediatamente alle nuove nomine in virtù della nuova legge. In molti hanno chiesto a Funaro se il Ppi ha intenzione di rifare la Dc. Il segretario regionale è stato assai chiaro: «Non dobbiamo vivere di nostalgia: non c’è lo spazio per rifarla, l’idea di un partito unico che rappresenti i moderati è improponibile. Oggi sarà a Camigliatello il ministro dell’Università, Zecchino. Gabriele Carchidi