Povera Calabria, senza un progetto, senza un’idea, senza una prospettiva
No, non parlo della Calabria che lavora, che suda, che produce; non parlo dei giovani che in molti settori rappresentano una vera innovazione, qualità, capacità di adattarsi ai tempi che cambiano. E tanta speranza
Non parlo nemmeno degli imprenditori, dei lavoratori, dei cittadini che ogni giorno aiutano questa terra a crescere.
Parlo della Calabria che deve essere gestita e governata da una nuova classe dirigente, in un momento in cui la situazione della nostra terra si fa drammatica. Da nessuno ho sentito una parola sullo spopolamento che sta riducendo decine di comuni a veri e propri villaggi fantasmi, case di riposo all’aperto.
Non una parola sulla necessità di puntare sulla difesa del territorio, sulla difesa del mare, sullo sviluppo delle arie interne.
Non una parola su come sostenere le nostre imprese, che sopravvivano a una crisi devastante.
Povera Calabria che dovrà essere governata da una classe dirigente che si presenta e chiede un voto sulla fiducia, sul suo nome, e basta.
Non c’è nessuno che ci parla di sanità, che ci dica come far ritornare i nostri giovani che lavorano fuori, come proteggere il mare, le nostre montagne, come fermare il dissesto idrogeologico, come puntare sull’ambiente e sul nostro patrimonio naturale, artistico, paesaggistico, culturale.
Quello che si chiederà ai calabresi il prossimo 11 aprile è di votare senza sapere per cosa, come e quando.
Non sono più importanti le idee, non contano nulla i progetti, gli obiettivi. L’importante è votare. E votare bene: l’amico, il conoscente, il proprio medico, il cugino, il magistrato, il nullatenente. “Tanto sono tutti uguali”, tutti bravi ragazzi. Tutti buoni, belli e simpatici: ma senza un’idea!
Ovviamente ci sono le dovute eccezioni, per fortuna. C’è qualcuno che vuole davvero bene alla Calabria, che farà bene nel suo ruolo. Ma la gran parte della classe dirigente calabrese, come ormai accade da troppi anni, non fa altro che segnare fallimenti su fallimenti.
Il dramma è che ora la Calabria non può più aspettare. E non si può permettere un altro fallimento.