Pd, nuovi strali contro D’Attorre
Dalla Festa democratica di Girifalco “mai più primarie farlocche e gestioni discutibili”
di BRUNO GEMELLI, pubblicato su “il Quotidiano della Calabria” del 17 settembre 2013
Maiolo, Laratta e Magornò tornano a criticare la gestione del partito
Spari ad alzo zero nei confronti di Alfredo D’Attorre che qualcuno, nel frattempo, ha ribattezzato “chi l’ha visto?”. Franco Laratta: «Primarie farlocche e gestione folle delle liste». Mario,Maiolo: «Antidemocratico, primarie false, quando si è accorto che potevo diventare segretario regionale ha annullato il congresso». Ernesto Magorno: «Non si possono mettere in campo i responsabili dello sfascio del Pd calabrese». A qualcuno saranno fischiate le orecchie. Per esempio a qualche “ascaro”, che oggi siede in Parlamento e che a suo tempo condonò Capo Suvero. Di questo si è parlato, fra l’altro, durante una festa del Pd. Già, le feste. Non ha sbagliato Matteo Orfini quando, durante la festa del circolo democratico di venerdì scorso a Vibo Valentia, ha fatto notare come la base del partito, intesa come gente che vive la passione politica fuori dai circoli, sia di gran lunga migliore dei suoi dirigenti. Locali e nazionali. D’accordo, una frase banale. Ma quanta verità e, comunque, non è una cosa scontata la partecipazione attiva a queste feste che, paradossalmente, si stanno mostrando più efficaci di quelle dei berluscones che appaiono lo specchio di una adesione quasi passiva dei propri sostenitori. Come se fosse una purga. Insomma, nel popolo democrat c’è voglia di partecipazione e i vari oratori, prendendo coraggio di fronte a un pubblico critico ma non latitante,
riescono persino a trovare le corde giuste per dire cose che avrebbero potuto e dovuto dire già da tempo. Cioè resistenza in vita del Pd. Poi, però, bisogna vedere se gli stessi dirigenti saranno conseguenti rispetto
alle necessità e alle attese.
La posta in palio è la seguente: trovare due figure unificanti, una per la segretaria regionale e l’altra per la candidatura alla presidenza della regione. Due posti con, al momento,quattro potenziali candidati. Mario Oliverio, Franco Laratta, Demetrio Naccari Carlizzi, Mario Malolo.
Al netto degli outsider il cui profilo non è ancora emerso. E se fosse una donna?
Lungo questo percorso di rilancio, che per molti versi sembra una catarsi obbligata, ieri c’è stata un’altra tappa del dibattito no stop del Pd. A Girifalco si sono ritrovati Ernesto Magorno, Mario Maiolo e Franco Laratta, ovvero tre diverse sfumature critiche rispetto alla pietrificazione calabrese.
I tre sono stati stimolati dalle domande Gregorio Corigliano che ha diviso il dibattito in due parti. Una pedagogica per verificare se il Pd esiste e in che modo gli intervistati lo vivono e lo interpretano.
E le risposte sono state che ancora manca l’amalgama sebbene la sigla è l’unica che regge un barlume di democrazia in Italia. E l’altra parte cronachistica per sapere lo stato dellarte del partito in ordine ai temi congressuali e non solo. E qui Maiolo, Magorno e Laratta si sono scatenati. Con un linguaggio soft ma con significati pesanti. Pugno di ferro in guanto di velluto. Testimone dell’evento è stato il coordinatore regionale facente funzione Giovanni Puccio che, alla pari degli altri, ha risposto alle domande di Corigliano, con qualche accenno di autocritica e con una sostanziale difesa d’ufficio.
Laratta ha esordito dicendo che il partito, «sino ad ora una sommatoria di sigle»,deve assumere una configurazione fondativa, rinnovando il metodo e ponendosi obbiettivi ambiziosi. Magorno, sulla stessa linea, ha convenuto che è urgente approvare la nuova legge elettorale e l’abolizione del finanziamento pubblico, così che questi temi diventino argomento congressuale. Maiolo ha insistito sulla dimensione europea che deve avere il Pd che deve salvaguardare il semestre Ue in cui l’Italia lo presiede, per proiettarsi al voto.