Partiti come lobbies elettorali
Anche Laratta (Ppi) alla manifestazione
I partiti come veicoli con i quali far vincere candidature discutibili, come lobbies elettorali.
Cosenza – I partiti come veicoli con i quali far vincere candidature assai discutibili, come lobbies elettorali, come «traghettatori di trasformismo».
È – secondo Fausto Bertinotti – il rischio grave che comporta, per il Paese, il sistema maggioritario. E chi ha a cuore la democrazia deve battersi per allontanarlo. Il segretario di Rifondazione Comunista ha spiegato in questi termini il “no” della sua formazione politica al quesito che verrà posto dal referendum del 18 aprile. Bertinotti ha parlato a Cosenza, unica tappa calabrese prima del congresso nazionale in programma a Rimini la settimana prossima, ad una affollata manifestazione ospitata nell’auditorium del Liceo classico “Telesio” con la quale è stata avviata ufficialmente la campagna elettorale regionale del no all’abolizione della quota proporzionale.
Al fianco del segretario di Rifondazione, i segretari regionali e provinciali del partito, Angelo Coniglio e Damiano Guagliardi, i segretari provinciali del Ppi Franco Laratta, e dello Sdi, Franz Caruso, Rosa Tavella l’unico consigliere regionale (erano tre) rimasto in Calabria nel Prc dopo la rottura con Cossutta. L’avvio della campagna referendaria si è rivelata occasione propizia per un giro d’orizzonte, da parte del leader di Rifondazione, sulla situazione politica italiana in generale, i problemi del Paese e del Mezzogiorno, i casi di portata internazionale (in testa Ocalan e Cermis) esplosi in questi ultime settimane e riguardanti da vicino l’Italia. Bertinotti ne ha parlato ai partecipanti alla manifestazione, dopo averne riferito nel salone di rappresentanza di Palazzo dei Bruzi, la sede municipale cosentina, dove ha tenuto una conferenza-stampa, e da dove ha raggiunto telefonicamente il sindaco Giacomo Mancini, convalescente. Il segretario di Rifondazione, rispondendo ai giornalisti, è partito dai motivi che hanno determinato la scissione di ottobre e la collocazione all’opposizione del governo D’Alema. «Dopo due anni e mezzo di duri compromessi, una volta varato definitivamente l’Euro, è stato necessario mettere le forze di governo di fronte al bivio: svolta progressista o scelta moderata. Ha prevalso l’orientamento in quest’ultima direzione, lungo una strada che non affronta la drammaticità del problema-lavoro e lo sviluppo reale del Mezzogiorno e ci siamo messi da parte, cosa sulla quale c’è stato lo scontro nel partito e la rottura», ha spiegato. La scissione ha riguardato, comunque, solo marginalmente la base di Rifondazione, a livello nazionale come in Calabria, ha sottolineato Bertinotti, secondo il quale non ci sono spazi, nè vie di mezzo, a sinistra fra Rifondazione e Ds. Dopo aver denunciato l’emergere, nel Paese, di una democrazia sempre più povera e fronte di una “pratica autoritaria” in preoccupante crescita Bertinotti ha duramente attaccato il rapporto esistente fra Italia e Stati Uniti d’America, soprattutto alla luce dell’«arbitrio» rappresentato dalla sentenza sulla strage del Cermis. E non ha risparmiato critiche ai sindacati: hanno rinunciato all’autonomia – ha detto – hanno assunto come linea guida il primato delle ragioni delle imprese, hanno abdicato al ruolo rivendicativo.