Padre Antonio Pignanelli
PRESENTAZIONE
Assieme a P. Antonio ho iniziato il cammino verso la vita religiosa e sacerdotale. Ci siamo incontrati ad Acri nel Seminario del Beato Angelo; lui vi era entrato due anni prima di me e subito fu amicizia fraterna che si consolidò per tutti gli anni che fummo insieme, vale a dire per tutto il tempo della nostra comune formazione: Seminario ad Acri e Belvedere; noviziato a Chiaravalle; studentato a Cosenza, in tutto dieci anni!
Dopo lordinazione sacerdotale ci dividemmo: lui ad Acri ed io a Rossano, ma lamicizia e la stima reciproca non vennero mai meno ed era festa quando ci incontravamo.
P. Antonio aveva un carisma che già esercitava fin da seminarista: la leader-ship. Era lui il punto di riferimento per ogni cosa. Era, come lo chiamavamo noi per scherzo, luomo. Era lui che ricordava date, ricorrenze, cose da preparare per tempo per non incorrere nella severità del Direttore. Parlo del tempo della nostra formazione perché P. Antonio era già allora quello che sarebbe stato per tutta la sua vita: uomo di preghiera e uomo di azione.
Nel Seminario come nello studentato, P. Antonio ha dimostrato un amore particolare alla preghiera: oltre alle preghiere stabilite dal nostro regolamento, ogni giorno recitava il rosario tutto intero e il piccolo ufficio della Madonna. Si serviva dei ritagli di tempo per portare a termine il rosario e il libricino del piccolo ufficio lo aveva sempre in tasca per poterlo recitare ovunque capitasse di avere un po di tempo a disposizione. Unaltra devozione a cui teneva molto erano i quindici sabati in onore della Madonna di Pompei, io ne imparai la devozione da lui e come era preciso nel ricordarmi: Leopò domani è sabato.
Per la preghiera, come per tutte le altre cose, era metodico. Dotato di una fortissima volontà, non veniva mai meno allimpegno della preghiera, sia comunitaria che privata. Era sempre lui a suonare il campanello degli atti comuni e quando ancora gli orologi erano scarsi, lui, come decano, per non sbagliare camminava con una vecchia sveglia, tanto che noi lo scherzavamo, ma lui rispondeva con un significativo gesto della mano che significava precisione e con un sorriso di soddisfazione.
Parte della mia educazione alla preghiera la debbo proprio a P. Antonio. Non mi meraviglio perciò se P. Antonio nellapostolato abbia messo sempre al primo posto la preghiera. Inculcava agli altri un valore a cui egli credeva e praticava fermamente. Non mi meraviglio se entrando nella chiesa di S. Lucia trovo persone che pregano e adorano Gesù Eucarestia: è quel seme che P. Antonio ha sparso e che continua a svilupparsi sotto lazione benefica dello Spirito Santo.
P. Antonio fu uomo di azione: è stato detto che i più grandi mistici sono stati i più grandi uomini di azione. E vero. Ce lo dimostra la storia della Chiesa: i grandi Padri passavano dal deserto alla guida delle Diocesi e della Chiesa; i grandi monaci del Medio Evo passavano dai conventi alle opere sociali e alla evangelizzazione dellEuropa; S. Francesco dai luoghi di ritiro alla predicazione itinerante e alla pacificazione dei Comuni; così oggi Teresa da Calcutta, dalla contemplazione ai marciapiedi per raccogliere i morenti abbandonati.
P. Antonio non si fermò alla preghiera, ma fece di essa il fondamento della sua azione. Intanto agiva in quanto la preghiera lo spingeva ad operare. Per lui lapostolato non è stata unoccasione per evadere dalla vita religiosa, ma un bisogno di partecipare agli altri quello che lo Spirito gli suggeriva nella preghiera. Quando andava a predicare per i vari paesi non divagava, ma ritornava in convento per ricaricarsi; da parroco si era imposto di ritornare in convento puntualmente per prendere parte alla preghiera comunitaria. Ci si meraviglia della grande mole di opere e di iniziative di P. Antonio, io non mi meraviglio, sono la naturale conseguenza del suo spirito di preghiera.
Nella preghiera attingeva la forza di operare e lazione non lo distoglieva dallorazione, memorie di quanto diceva S. Francesco: a quei frati ai quali il Signore ha dato la grazia di lavorare, lavorino fedelmente e devotamente da non estinguere la spirito della Santa devozione e orazione. Quando ad Acri dotava di riscaldamenti il convento e la basilica di banchi, quando rifondeva le campane, quando peregrinava per gli Stati Uniti per raccogliere fondi per finanziare i lavori, mai trascurava il suo primario impegno della preghiera. E quando la Provvidenza lo ha chiamato parroco a S. Lucia, il suo lavoro apostolico lo ha poggiato su salde fondamenta: la preghiera.
Uomo evangelico, P. Antonio, non voleva costruire sulle sabbie mobili della logica umana, ma sulla roccia, perché era consapevole che il Signore lo aveva mandato a S. Lucia per gettare salde fondamenta perché altri, dopo di lui, potessero continuare quanto aveva iniziato. La preghiera lo spingeva a difendere i diritti dei più piccoli: chi non ricorda le marce, gli appelli perché le autorità lavorassero con più impegno per risolvere i vari problemi del paese; le battaglie per difendere la sanità e la indissolubilità della famiglia; la battaglia contro laborto? Tutto questo perché credeva nei valori fondamentali della vita.
Alla fine di queste semplici riflessioni, mi debbo congratulare con te, caro Franco, che, spinto da un grande affetto, hai voluto raccogliere scritti e testimonianze per presentarle, con semplicità, agli amici di P. Antonio perché la sua memoria sia in benedizione e il suo esempio sia di sprone alla larga schiera di collaboratori rimasti ad edificare su quanto lui ha iniziato. Esempio ai giovani perché i più sensibili e generosi ne seguano lesempio e la vocazione, perché il nostro paese continui ad essere serbatoio di vocazioni per la nostra Provincia di frati Cappuccini che si onora di avere dato un frate cappuccino come P. Antonio Pignanelli.
Cosenza, 16/05/87.
P. Leopoldo Tiano
Min. Provinciale Cappuccini
Cosenza