Non dimentichiamo Sibari! Mai più fango…
E’ passato oltre un anno da quando, agli inizi del 2013, il sito archeologico di Sibari, in provincia di Cosenza è stato letteralmente sommerso da una gigantesca ondata di fango. La causa: l’esondazione del fiume Crati, dopo un diluvio durato giorni e giorni.
Ma non è solo colpa degli eventi atmosferici, anche se particolarmente violenti. C’è sempre la responsabilità dell’uomo in questi casi, delle sue incontrollate attività, degli abusi, dell’incuria, dei ritardi delle Amministrazioni pubbliche, della decennale indifferenza verso un sito archeologico tra i più importanti del mondo, rimasto per lo più ‘sotto terra’, ed ora anche sotto il fango.
Il Parco Archeologico, a seguito di quella alluvione, è stato completamente sommerso, con danni ingentissimi all’intera area. L’ esondazione è stata causata dalla rottura degli argini, dalla mancata cura dell’alveo del fiume e dall’insabbiamento della foce.
Il Commissario straordinario per il rischio idrogeologico e la Provincia di Cosenza, hanno stanziato 5 milioni di euro per gli interventi urgenti.Ma secondo il Soprintendente regionale del Mibact, ne servono altri 5 milioni di euro, al fine di rimuovere il fango essiccato che ha coperto l’intero sito. Un’operazione urgente ed importante se si vuole salvare questo importante sito.
Sibari ha una storia straordinaria: fondata da coloni greci nel 720 a.C. sulle coste dell’attuale Calabria, è stata per secoli un grande e conosciutissimo centro, fra i più importanti del Sud Italia, in grado di dominare un’area di 3.000 chilometri quadrati, che contava fino a 300 mila abitanti.
Attualmente, il sito archeologico si estende per circa 170 ettari, una piccolissima parte dei quali è stata oggetto di campagne di scavi. E da questa operazione si è potuto scoprire che nell’area interessata si sovrappongono tre diverse città: la Sybari magno greca, la Thurii di età classica (costruita sulle rovine di Sybari distrutta nel 510 a.C.) e Copia, colonia latina risalente al 194 a.C..
Subito dopo l’alluvione si è levato il grido di allarme per salvare il sito archeologico. Una voce forte che si è fatta sentire sul governo, sulla regione, sulle autorità competenti. Sibari deve tornare al più presto alle condizioni precedenti l’ alluvione. E’ necessaria la sua valorizzazione e la messa in sicurezza di tutto il sito. Così come vanno ripresi gli scavi, vanno avviate procedure per fare di Sibari un centro culturale-storico-turistico di primaria importanza. Come ha chiesto proprio in questi giorni il deputato Nicodemo Oliverio, sapendo anche di trovare nel ministro Franceschini e nel governo una importante sensibilità.
E proprio venerdi 11 aprile a Cosenza : “I grandi artisti leggono Sibari”, una grande iniziativa convideo, immagini e spettacolo per la manifestazione di chiusura della campagna “Mai più fango”, lanciata dal Quotidiano della Calabria per la difesa del patrimonio storico archeologico di Sibari.