“Manca un’idea di Calabria e manca la politica”
Quasi ovunque piazze vuote e liste piene di banalità e mediocrità. Si sta consumando così questa breve e insignificante campagna elettorale che, tranne in alcuni casi, non riesce a creare alcuninteresse. La stanchezza della gente, l’inesistenza di una ‘società civile’, il tracollo dei partiti che appaiono sempre più scatole vuote, sta caratterizzando questa fase elettorale. In Calabria come nel resto d’Italia. Nemmeno i leader catturano l’attenzione della gente, mentre alcuni per dimostrare di esistere sono costretti a sparare volgarità e scemenze a dire basta. Succede che la democrazia, così come l’abbiamo vista e vissuta nel ‘900, si sta dimostrando sempre più debole, incapace di dare risposte certe e veloci, troppo lontana dal sentire dei cittadini che vivono di altri interessi e altre preoccupazioni. E così la democrazia appare sempre più vuota, lenta, distante. I populismi la stanno sfiancando, la corruzione la sta devastando, la grande crisi economica si è trasformata in una crisi politica, culturale e morale: nessuno sa più dove andare, cosa fare, per cosa lottare. Nel sud, in Calabria in particolare, la condizione economica e sociale sta trascinando sempre più verso il basso la vita dei cittadini. Grazie anche ad una storica incapacità della Calabria di autogovernarsi, di darsi una classe politica e dirigente capace, competente, autorevole. Si spera che, con il nuovo corso alla Regione, le cose possano rapidamente cambiare, che ci sia la forza e la determinazione di invertire la rotta, di rompere con quanto accaduto in questi anni. Facendo prima possibile, perchè la crisi sta producendo ancora effetti devastanti. Il guaio della Calabria, terra bellissima, dalle mille potenzialità, porta d’Europa, è la totale incapacità della sua gente di reagire, di contrastare malaffare e malapolitica, di saper individuare una via d’uscita alle mille emergenze. La Calabria, storicamente divisa e lacerata, è una terra difficile. Ma è proprio da questo suo essere difficile che bisogna ripartire, mettendo insieme le tante intelligenze, le eccellenze, le potenzialità che ci sono, e sono tante. Il limite è sempre lo stesso: non saper costruire una rete, non saper collegare essere comunità, non riuscire a cooperare. In poche parole: la Calabria ha bisogno di essere governata, con uno sguardo al futuro, all’innovazione. Avendo una idea forte di sviluppo. Radicalmente diversa da quello che finora è stata. La Calabria si sta svuotando: da alcuni anni, con un crescendo drammatico, la grande fuga da questa terra sta diventando un’emergenza, che nessuno ha il coraggio di affrontare, che sembra non interessare al Paese, alla politica, alle Istituzioni. Nel giro di pochi decenni, la Calabria perderà una parte consistente della sua popolazione, gran parte giovani ( e questo significa che si sta mettendo a rischio il futuro stesso della Calabria, che rischia di trasformarsi in una regione di vecchi e malati); molti paesi scompariranno, altri saranno decimati. Se l’emergenza in cui vive il Medioriente e buona parte del continente africano, si aggraverà con il passare degli anni, la Calabria potrebbe esserne direttamente coinvolta: si potrebbero insediare qui intere comunità (la storia ci ricorda che è già successo) che troveranno posto nei paesi abbandonati. E non è detto che questo sia un male! Solo che bisognerebbe attrezzarsi a gestire un evento cosi epocale. Così come bisognerebbe cominciare a ragionare delle conseguenze dei mutamenti climatici per la Calabria. Sappiamo benissimo che nel medio termine la Calabria sarà interessata ad un clima sempre più simile a quello nord africano. Questo avrà notevoli conseguenze per la vita e l’economia della nostra terra. Che comunque aprirà le porte a nuove opportunità. Ma chi ne parla? Dove sono le istituzioni, dov’è la politica che progetta e scruta il futuro? Intanto, nell’indifferenza generale, sta accadendo che sempre più stranieri (cinesi, russi, arabi) fanno shopping in Calabria (fenomeno che comunque interessa parte del Paese). E qui, in una condizione di estrema debolezza del tessuto economico e sociale, si rischia che il fenomeno si allarghi enormemente, con conseguenze gravi per il futuro di questa terra. Ma anche con nuove opportunità. La Calabria potrebbe, dovrebbe, capire che ci sono alcuni settori che sono la risposta e la soluzione ai suoi mali. I beni di cui la natura l’ha dotata, la sua collocazione geografica, le sue tradizioni. Ed è da questi che bisognerebbe ripartire, investendo nei settori economici e produttivi legati alla terra, al sole, al mare, all’ambiente. Un’idea di Calabria, questo ci manca. Ma il fatto è che manca la politica, manca chi studia e ragiona su come affrontare le grandi sfide.