Mafia, il coraggio di un vescovo!
Decisamente nette, forti, le parole di Mons. Nunnari, contro la mafia in Calabria. Sono nette ed inequivocabili, tanto da non lasciare più alcun dubbio su quale versante sia schieratala Chiesain Calabria. Quella chiesa che i mafiosi calabresi hanno spesso usato e utilizzato (Nunnari parla ad un certo punto di ‘imbroglio’!). E la loro presenza si avverte da sempre nei momenti più ‘forti’, nella religiosità popolare, nei comitati delle feste, perfino a fianco delle statue dei santi e della Madonna nelle celebratissime processioni calabresi (chissà se queste processioni non si debbano oggi rivisitare! Nunnari lo lascia capire).
Sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nelle celebrazioni religiose, nelle feste dei santi, nelle processioni, Mons. Salvatore Nunnari usa espressioni che non hanno precedenti.
Il Vescovo non solo condanna con energia la devastazione che la mafia fa in Calabria, sia dal punto di vista sociale, economico e culturale, ma respinge con forza l’uso che della fede e della devozione verso i santi fanno i mafiosi. I quali si dicono credenti, partecipano alla vita della chiesa, sono protagonisti attivi in tante celebrazioni. E sono molto devoti, portano addosso rosari e i santini e riempiono le loro case e i loro rifugi di quadri con immagini sacre. La loro fede viene ostentata, mai nascosta. Una sorta di vera e propria ‘religiosità mafiosa’ , utile a dare l’idea di clan ‘benedetti’ dalla Chiesa, amati da Dio, quindi rispettati dal popolo.
E di ciò sono tutti a conoscenza (ma non sempre preti e laici hanno la voglia e la forza di opporsi all’ingombrante presenza malavitosa nella vita delle istituzioni religiose).
La Chiesacon Giovanni Paolo II, nella sua celebre e durissima condanna della Mafia nella Valle dei Templi, si è schierata decisamente contro la criminalità mafiosa che condiziona drammaticamente il sud, mentre la sua influenza si è estesa fino al nord del Paese e i suoi collegamenti con altri Paesi europei e del continente americano ne fanno una delle organizzazioni più potenti al mondo.
In passato altri vescovi calabresi si erano schierati apertamente. Ricordo l’allora vescovo di Crotone Mons. Agostino (poi arcivescovo di Cosenza prima di Nunnari) si è battuto contro certi ‘compari’ nella cresima dei ragazzi, che avevano un significato assai poco religioso.
La Conferenzaepiscopale calabra ha approvato quache anno fa un duro documento contro la mafia.
Ma è nei territori, nelle parrocchie, nei movimenti cristiani che si registra con sempre più determinazione l’impegno di numerosi ‘preti antimafia’ che lavorano, sempre più minacciati, per combattere la criminalità, mettendosi a capo di associazioni, indirizzando apertamente i fedeli alla lotta contro le cosche e contro il crimine. Rischiando anche la vita.
Ma oggi Nunnari compie una scelta che non lascia dubbi: se sei mafioso non puoi stare nella chiesa, nemmeno marginalmente!Basta tolleranza, basta con le zone grigie, basta con qualsiasi forma di contatto.
Mi appello a voi, uomini di mafia” scrive Nunnari, ma lappello è una condanna netta contro l’odio, la violenza, la morte e la devastazione che compiono le ndrine in Calabria. E quindi un richiamo deciso ad «una Chiesa che purtroppo, soprattutto nel passato, non sempre è riuscita a discernere i vostri atteggiamenti a tal punto da cadere in questo imbroglio» rappresentato dall’«inserimento subdolo nelle pratiche della pietà popolare».Parole forti che lasceranno il segno e che meritano pieno sostegno da parte di tutti, credenti e laici, senza distinzione.
L’arcivescovo di Cosenza si è distinto in questi anni per le sue prese di posizione sempre chiare, dirette, mai ambigue. Una personalità forte, molto influente, ma sempre vicino ai deboli, agli emarginati.
Quando di recente a Cosenza scoppia il problema dei Rom, la voce del Vescovo si alza forte perché questi fratelli sono martoriati non solo dalla povertà ma anche dagli agenti atmosferici e dai pericoli che incombono sui loro campi, come le piogge torrenziali e gli incendi che si sviluppano allinterno e allesterno delle loro già precarie baracche. E invita la città ad accogliere i rom, come fratelli!
E poi la celebre lettera ai politici dello scorso anno. Un richiamo alsenso di servizio che chi fa politica deve assolvere con responsabilità e senza sbarrare il campo allentrata delle nuove generazioni.
Nunnari evidenzia quanto sia forte il rischio dellantipolitica mentre si consuma un teatrino fatto di lotte, fazioni, guerra tra posizioni che somiglia molto alla puragestione di potere, mentre la politica è servizio!
Franco Laratta