Lorenzo Calogero, poeta calabrese, grande, negletto e spaurito. 
Sconosciuto ai più, ma amato da Montale, Ungaretti, Carmelo Bene
Perché la Calabria ignora da sempre Lorenzo Calogero? Fatte salve le iniziative di alcuni studiosi e intellettuali, nulla sanno i calabresi di questo poeta colto e raffinato, innovativo. Le sue pubblicazioni non le trovi in libreria. Buona parte della sua opera poetica è rimasta di fatto sconosciuta.
Eppure risulta di particolare interesse la pubblicazione di alcune sue liriche, come la raccolta “Parole del tempo” (Donzelli 2010) a cura di Mario Sechi e Vito Teti. Proprio Teti è responsabile scientifico del progetto Calogero promosso dall’Università della Calabria e finanziato dal POR Calabria.
Ma chi è Lorenzo Calogero? Proviamo a presentare questo grande poeta calabrese ai nostri lettori: medico e poeta del Novecento, nacque a Melicuccà, Reggio Calabria, nel 1910.
Scrive Anna Foti: “negletto e spaurito, Calogero si sentiva un pessimo uomo, capace di un unico meraviglioso dono per uomini: la Poesia. Grande nella sua fragilità, che instancabilmente esplorava, scrivendo con urgenza di amore, morte ed eternità come fossero impalpabili, inscindibili e perennemente inafferrabili, Calogero cercava e scriveva, scriveva e cercava in un incessante andare per anni oscuri, senza amici e senza complici”.
La sua è stata una vita confusa, contorta, piena di amarezze e solitudini. Incompreso e ignorato. Non trovava un editore disposto a pubblicare le sue opere. Eppure, nonostante tutto ha continuato a scrivere, leggere, documentarsi. Una vita da solitario, sfortunato e triste, parte della quale, gli ultimi anni, vissuta nel suo paese natale, consacrato alla poesia. Corteggiando la morte!
Una decina di anni dopo la sua morte, avvenuta il 22 marzo 1961 (giorno in cui si tolse la vita), Calogero cominciò ad essere conosciuto. Fino a quando ebbe un importante riconoscimento nazionale sul Corriere della Sera, con un articolo firmato da Eugenio Montale, nel 1975 Nobel per la Letteratura.
“Lorenzo Calogero, con la sua poesia, ci ha diminuiti tutti”, diceva di lui l’immenso Giuseppe Ungaretti.
“Il più grande poeta italiano del ‘900” è il fondamentale giudizio dell’ineguagliabile Carmelo Bene.
E poi il grande Leonida Repaci: “Il più alto di questi poeti è Calogero, una recente scoperta di Sinisgalli e di Tedeschi, sulla quale sta convergendo l’attenzione di chi tiene in mano la bilancia letteraria”.
“Un poeta che non deve restare più, restare oltre, sommerso dalle acque, come una statua abbattuta e dimenticata. Ma deve essere riportato alla luce, urlante grondante solitario. E vivo.“ (Roberto Roversi)
Basta leggere le sue composizioni per rendersi conto della sua grandezza.
E noi vogliamo qui ricordarlo con questi suoi versi bellissimi. Che meriterebbero di essere letti nelle scuole. Qualche mese fa li ho proposti a un giovane e straordinario intellettuale e attore teatrale calabrese, Lorenzo Patella. Decidendo di recitarli nel corso di una mia rubrica facebook dedicata ai libri. La lettura di Lorenzo e la bellezza dei versi hanno incantato migliaia di persone.
Erano rose d’inverno
Erano rose d’inverno
per te messe in disparte
che per un piccolo
uragano abbellirò stasera.
Quanto puoi
se le nuvole sono folli,
non metterò a soqquadro.
Un piccolo quadro triste era di fiori,
quanto io sono per un silenzio puro
felice che naufraga verso di te
ora nel buio.
Il corpo senza vita di Lorenzo Calogero fu trovato nella sua casa di Melicuccà il 25 marzo 1961. Un biglietto trovato accanto al suo corpo recita:
“Vi prego di non essere sotterrato vivo”.
Ecco, Calogero ha chiesto di non essere sotterrato vivo. Seppellito il corpo, Lorenzo Calogero ha ripreso a vivere. Il mondo della cultura, le riviste specializzate, grandi poeti e scrittori si sono occupati, particolarmente negli ultimi 10 anni, del grande poeta calabrese. Convegni, pubblicazioni, premi a lui dedicati, recupero dei suoi quaderni e delle sue produzioni. Così Calogero è sfuggito alla morte peggiore: quella della sua penna, dei suoi versi.
Occorre rendere nota a più la sua produzione poetica. Farla arrivare nelle scuole, renderla nota al grande pubblico. Una sfida da non perdere.