Pubblicato su “Gazzetta del Sud” martedì 27 Marzo 2012
Il deputato del PD proporrà al ministro dellinterno di conferire una medaglia doro al valore civile alla memoria del commerciante trucidato dai clan
Il sacrificio di Lucio Ferrami, limprenditore ucciso dalla ndrangheta a Cetraro nel 1981, per essersi opposto al racket, potrebbe essere ripagato dallo Stato con una Medaglia dOro al Valor Civile alla memoria. Ad interessarsene è il parlamentare del Pd, Franco Laratta che vuole proporre al Ministro dellInterno Cancellieri, tramite il prefetto di Cosenza, Raffaele Cannizzaro, il conferimento della prestigiosa onorificenza alla vedova del coraggioso commerciante, la signora Maria Avolio, che durante lagguato mortale costato la vita al marito trovò scampo grazie a questultimo. Un duplice attestato di merito, come recita la norma che regola le concessioni di ricompense al valor Civile del Quirinale: il primo è dato da <> manifestato da Lucio Ferrami nel rifiutare il pagamento del pizzo e denunciare gli estortori; il secondo perché <> ha salvato la moglie <>, facendo da scudo ai pallettoni di lupara sparati dai killer allimpazzata. Un gesto eroico che non può non trovare spazio nei registri onorifici del Presidente della Repubblica il quale concede le medaglie al valore civile su proposta del Viminale. Il democrat fa sapere che potrebbe incontrare il prefetto Cannizzaro <>. Quello di Ferrami, spiega Laratta, <<è un sacrificio che va premiato con la più alta onorificenza alla memoria. Il gesto eroico dellimprenditore, la cui storia è stata ripercorsa più volte in questi giorni da Gazzetta del Sud, a quei tempi non fu compreso non tanto da una immatura società civile, quanto da quello stesso Stato che aveva invece il dovere di proteggerlo dopo le sue denunce. Anche se a distanza di 30 anni, è doveroso che il Paese gli tributi tutti gli onori che merita restituendo alla famiglia la dignità trappata dalla violenza mafiosa>>. Lucio Ferrami era un imprenditore che non si è piegato ai suoi estortori. Nella sua attività commerciale aveva ricevuto più visite a scopo estorsivo da parte dei gregari del clan Muto di Cetraro. Lui coraggiosamente non si chinò alle pretese e denunciò tutto alle forze dellordine. Per questo la sera del 27 ottobre 1981, al ritorno verso Guardia Piemontese, dove i coniugi vivevano, lauto su cui viaggiavano fu avvicinata da due killer che aprirono il fuoco senza pietà. Distinto Lucio col suo corpo riparò la moglie Maria che rimase leggermente ferita. Per lui non ci fu invece niente da fare. La vedova Ferrami, che nei giorni scorsi insieme alla sorella di Lucio, Franca, è stata ospite al liceo Telesio ad un dibattito sulla legalità promosso dal Circolo della Stampa di Cosenza Sessa, aveva nell83 denunciato anche la Procura di Paola per gravi negligenze e omissioni datti dufficio sullomicidio del marito. Dopo quasi tre decenni anche la politica e le istituzioni si muovono per il giusto riconoscimento ad un uomo che ha pagato con la vita il coraggio di opporsi alla ndrangheta. Un uomo dimenticato da tutti il cui sacrificio è stato ricordato su queste colonne. Probabilmente uno dei primi ad aver resistito alloffensiva mafiosa di quegli anni, ancor prima dellimprenditore e icona antiracket Libero Grassi.