L’antica bellezza di una donna del sud!
«Nonna, ti fa male?»
«Cosa tesoro?»
«La pelle. E’ secca e piena di buchi.»
«No amore mio, non mi fa male. Quelle che vedi si chiamano rughe. Con il tempo tutto si sopporta e il dolore diventa gioia. Ogni traccia che vedi sul mio viso è il segno che il tempo ha lasciato per ricordarmi chi ero e cosa ho fatto.»
«Quindi un giorno anche io come te avrò le rughe?»
«Si tesoro, ma non devi assolutamente temere il tempo, i segni che vedi sono ricordi: il primo bacio, la nascita di tua madre, i pensieri per lei che diventava donna, la gioia per il rientro a casa dopo una giornata di duro lavoro, la gioia di aver sopportato fame e guerre, tutte qui sul mio viso e quattro anni fa il segno più bello, la tua nascita.»
«Scusa nonna, non volevo procurarti una ruga per colpa mia.»
«Gioia, solo gioia. I segni del tempo hanno due importanti valori, miseria e nobiltà. Miseria per il corpo, la trasformazione della bellezza. Nobiltà per l’anima, crescita della saggezza ed invidia per il tempo.»
«Nonna, con le rughe o senza sei bellissima.»
«Grazie tesoro, abbracciami forte forte e dammi un bacio per arricchire i miei segni.»
Com’è bello il volto di nonna Rosa! Com’è vecchio, come sa di nuovo, come ti parla e ti racconta le miserie, i drammi, le vittorie e le conquiste di un secolo! Quanto pesano i suoi anni: saranno forse 100! Sono gli anni di due guerre mondiali, del comunismo e del fascismo, del consumismo e dell’affarismo, delle grandi crisi economiche e delle recessioni.
Nel volto bellissimo di nonna Rosa c’è la nostra vita, le nostre speranze e insieme le nostre paure. Nonna Rosa ha sofferto la fame, ha taciuto davanti a chissà quanti dolori, ha visto l’odio, la vendetta, i lutti…! Ha gioito poche volte: il suo secolo non aveva tempo per i momenti felici. Lei però è sopravvissuta fino ai giorni nostri; lei, come tantissime coraggiose donne calabresi, ha visto la terra morire, ma anche le speranze fiorire. Ha vissuto anni terribili, ma ha dato ai figli e ai nipoti la speranza di un futuro diverso.
Questa donna bellissima, donna del sud, donna del dolore e della speranza, ha costruito con le sue mani le strade del progresso, della pace, dell’ Europa senza frontiere, della rivoluzione tecnologia, dei nuovi equilibri mondiali.
Lei forse non lo ha mai capito, certamente non ne aveva bisogno, ma sapeva benissimo che tutto il suo lavoro e le sue sofferenze avrebbero migliorato il mondo di domani. Il nostro mondo, quello che poi noi, con i nostri mille fallimenti, stiamo lentamente distruggendo. Per questa donna, per quel suo volto luminoso, per le sue spettacolari rughe, per quel suo fascino senza tempo, per lei…. fermiamoci un attimo a riflettere, a pensare: tutto quello che noi tocchiamo, usiamo, sfruttiamo, maltrattiamo, non ci appartiene, non è nostro. Lo dobbiamo a lei.
Noi, cosa consegneremo ai nostri figli e ai figli dei nostri figli?
Forse solo il nostro egoismo.
Franco Laratta
Luca Altomare