La Villa dei sette piani
Perché La villa dei sette piani? Perché Dino Buzzati? E’ stato, possiamo dire, un amore a prima vista: non appena ho letto il racconto di Buzzati ne sono rimasto colpito! Mi era successo soltanto altre due volte. La prima con il Processo di Kafka: un capolavoro! La seconda con un recente racconto di Alessandro Baricco: Oceano mare, veramente splendido. Il racconto di Buzzati Sette piani, l’ho scoperto in un raccolta dal titolo Il borghese stregato. Non appena ho finito di leggerlo sono rimasto impressionato dallo stile misurato e secco dell’autore. Una scrittura semplice e diretta, capace di fondere magistralmente la realtà con il fantastico, in grado di affrontare con ironia i mille problemi della vita quotidiana. Buzzati (1906-1972) è stato romanziere e giornalista, critico e pittore. Dai suoi racconti sono stati tratti films di successo e diversi lavori teatrali. Sette piani è un racconto bellissimo, la storia di un uomo che si crede forte e sicuro ma che non sa di dover fare i conti con un destino ineluttabile e cattivo. E’ un pò la storia di chi crede di stare sempre sulla breccia, comunque potente e forte, sempre in alto. Sempre al settimo piano! Appunto, il settimo piano della Villa dei sette piani. Ma da quel piano, dove il signor Corte viene ricoverato, comincia il lento ed inesorabile declino che lo porterà sempre più in basso. Dal settimo fino al quinto, poi al terzo e via via fino al primo piano di questa fantastica Villa, una clinica all’avanguardia dove si curano le malattie più difficili. Letto il racconto non chiusi definitivamente il libo. Pensai di farlo leggere ai miei amici (cosa che faccio sempre quando un libro mi colpisce particolarmente!) e insieme a loro aprire una discussione. Fra l’altro mi venne in mente di sottoporlo a due giovani attori del nostro teatro: Salvatore Audia e Barbara Marrella. Li chiamai una sera e ci trovammo nella hall del Dino’s per leggerlo insieme. Fu un’esperienza bellissima! Sia Salvatore che Barbara rimasero colpiti dal racconto e si dissero pronti ad accettare la mia proposta: farne un lavoro teatrale. Mi misi subito all’opera e in due giorni era pronto il copione. Lo adattai alle nostre esigenze pensando soprattutto ai due protagonisti. Il sig. Corte di Buzzati è stato così riscritto per Salvatore Audia e per le sue grandi capacità di attore; l’infermiera, invece, non esiste nel racconto originale: l’ho pensata e disegnata pensando a Barbara Marrella che vedevo bene a fianco di Audia in una parte piuttosto difficile. Il resto rimane fedele all’idea di Buzzati, tranne qualche passaggio che è stato cambiato ed il finale che ha subito una profonda variazione in quanto è un finale aperto, meno deciso e delineato, forse più ottimista rispetto a quello di Buzzati in quanto lascia al protagonista una possibilità in più, una sola, di risalire verso l’alto, di ricominciare a vivere, di sfuggire al suo inesorabile destino. La riduzione teatrale è stata scritta, come dicevo, d’un fiato, senza dubbi né ripensamenti. Quasi si trattasse di uno dei miei tanti articoli. Per questo ha uno stile semplice ed essenziale, quasi giornalistico. E del resto Dino Buzzati è stato per tutta la vita un giornalista del Corriere della Sera. Un grande giornalista! Il racconto di Buzzati ha ispirato anche un film molti anni fa. Lo stesso Buzzati, mi è stato detto, fece una riduzione teatrale di quel suo racconto. Non conosco né il film né il lavoro teatrale, per cui non saprei fare un paragone con questa nostra interpretazione del racconto. Sarebbe comunque bello se la nostra Villa dei sette piani fosse in grado di catturare l’attenzione e la complicità del pubblico, inducendolo a riflettere e a sorridere della banalità e dell’assurdità della vita quotidiana che spesso ha una sua dimensione cosmica e nello stesso tempo tragica!