La montagna salverà la Calabria
Fragole a novembre, ciliegie in pieno inverno, le patate più buone d’Italia, frutti di bosco pregiatissimi. Non siamo nel giardino delle meraviglie ma siamo sulla montagna calabrese per eccellenza: l’altopiano della Sila.
“La montagna salverà la Calabria, ma occorre un piano strategico di rispetto, di difesa, di cura dei nostri boschi, dei corsi d’acqua, delle infrastrutture, dei servizi. La montagna calabrese soffre per un ritardo pluridecennale di interventi, tanto che oggi è ai margini dell’economia regionale, soffre per un turismo spesso scadente e confusionario. Questo perché manca alle classi dirigenti un’idea di montagna.”
Lo ha detto Franco Laratta, già parlamentare, membro del CdA di ISMEA, l’Ente economico del governo che si occupa del credito alle giovani imprese agricole, nel corso di un incontro con gli operatori della fascia silana cosentina, nei pressi di Camigliatello.
Laratta ha chiesto alla nuova giunta regionale di varare, non appena sarà operativa, un piano per il rilancio della montagna calabrese:
“Non si tratta solo di rovesciare soldi senza sapere cosa fare e quando farlo, si tratta di dare servizi, di riqualificare le strutture turistico-alberghiere esistenti, soprattutto di promuovere un nuovo modello di agricoltura di montagna che oggi è molto interessante e potrà dare grandi soddisfazioni dal punto di vista economico e produttivo”.
Nel corso dell’incontro è apparso a tutti evidente come sia necessario potenziare i collegamenti e i traporti, sostenere le imprese che già operano in montagna fra mille difficoltà, intervenire sul patrimonio boschivo abbandonato da decenni, utilizzare al meglio i laghi, rilanciare la stagione della neve, oggi troppo debole, con gli impianti insufficienti e in alcune realtà del tutto assenti.
In conclusione Laratta ha chiesto di coinvolgere gli operatori turistici, le associazioni, che fra mille difficoltà provano a garantire servizi e accoglienza: “C’è un problema legato alla viabilità, che le province non riescono più a garantire, c’è un problema di investimenti mirati, non di nuove infrastrutture, ma di mantenere e riqualificare quelle esistenti. C’è bisogno di garantire un turismo di qualità, non di massa, un turismo che può far bene, senza fare male”.