La mia amica più cara si chiama Musica!
“Abbiamo un assoluto bisogno di bellezza”!
Mi chiamo Andrea e ho 28 anni. Dovrei a parlare di me! Partire dal rapporto con i miei amici scrittori mi sembra un buon modo.
Mi capita spesso di discutere con Joyce e dargli ragione quando mi dice che nel momento in cui nasce un’anima, gli vengono subito gettate reti per impedirle di fuggire, reti di nazionalità, di lingue, di pregiudizi.
E allora cerco di riconoscerne le fitte magliee di fuggire a quelle reti, ogni giorno.
Discuto con Richard Bach e William Borroughs di spazio e tempo, convincendomi sempre di più che siano invenzioni e limiti che a volte ingabbiano possibilità e immaginazione.
Rifletto con Kapuscinski
Con Goethe è sempre interessante discutere delle s
Con Dostoevskij del mondo illimitato che abita den
Con Voltaire cerco di scovare il modo giusto di dire agli altri che l’Eldorado esiste, che ognuno può trovare la propria oasi di felicità se combatte in maniera ostinata e con il coraggio di Candido. Molti non pensano all’Eldorado ed è un peccato!
Discorrere con Marquez dell’importanza dell’immaginazione e delle storie come esempio di riscatto. Dell’importanza dell’arte con la meravigliosa Jeanette Winterson, dell’arte che sfida il nostro “io” e le nostre convinzioni, di un’arte che ci mette alla prova e che quando non viene capita viene negata. Farebbe troppo male al nostro ego invece abbattere le sterili strutture mentali che ci siamo costruiti!
Mi capita di parlare di bellezza con il mio amico Franco, della bellezza che può salvare il mondo, per usare le sue parole. E lo ringrazio per la sua tenacia e la sua onestà.
Abbiamo un assoluto bisogno di bellezza!
A questi e a molti altri amici scrittori, amo aprirmi senza regole, sono questi che mi regalano pagina dopo pagina una nuova prospettiva dalla quale poter inquadrare le cose. Credo che l’incapacità di osservare le cose da più prospettive sia il limite più grande dell’attuale società, dell’attuale condizione umana, almeno di quella occidentale. Il limite di non considerare nei nostri giudizi anche altri aspetti che non rientrino soltanto tra quelli filtrati dalla nostra percezione e dalla nostra apertura mentale. Che può essere ristretta e che deve essere messa in dubbio. Un limite, questo, che diventa culturale, sociale, con pericolose conseguenze.
La mia amica più cara si chiama Musica; a questa devo molto. Mi ha dato in mano basso, amplificatore, computer, scheda audio, cuffie, 12 note, una buona dose di immaginazione, una storia a cui attingere fatta di dischi, concerti, capolavori ed esempi meravigliosi, e dei preziosi compagni di viaggio con tante cose da dire: i VillaZuk. Armi efficaci e belle per non perdere la capacità di emozionarmi e trasformarmi in un’app. Per rimanere umano e invitare gli altri a farlo. Qualcuno ormai ragiona come un android…quando si inceppa!
Ho anche un’importante amica che si chiama fortuna. E l’ho riconosciuta nell’ostinazione di ancorarmi ad un sogno e di crederci fino in fondo. La maggior parte delle idee, dei sogni appaiono irrealizzabili, sembrano follie. Io adoro i folli, un po’ come il mio amico Kerouac.
A vegliare su tutto ciò, ho un altro amico fedele, che abita nella mia testa e che mi sfida ogni giorno, appena sveglio, ricordandomi di dare il meglio, di superare quei piccoli e grandi limiti che mi accorgo di avere, e chiedendomi di concim
Per il resto ho una famiglia fantastica e studio Scienze della Formazione Primaria. Ho sempre trovato incompleto il clichè “…perché i bambini sono belli”, perché sono anche molto altro. Credo che i bambini siano importanti, che non vadano istruiti con una farcitura di nozioni, ma vada consegnato loro il seme della curiosità, della cultura del rispetto, accompagnati in un percorso di apertura che sviluppi senso critico, consapevolezza ed autonomia, percorso in cui le conoscenze diventano
“La musica bella o brutta, seria o ignorante, santa o puttana, è lunga. Non ti abbandona. E’ il rumore dell’anima. E ti si attacca alla pelle e al cuore per non lasciarti più.” (MINA)
Mina parla di una musica onnipresente, di un ritmo che sa di bisogno primitivo, pulsante. Che è dappertutto, che non deve essere giudicata. E come non essere d’accordo!
Io l’ho vista nei miei sogni da ragazzino, la Musica. E la vedo ora nei miei sogni da ventenne (prossimo ai 30 in realtà), da adulto. E la riconosco nel resto del mondo, tutti ne abbiamo la prova.
L’ho vista negli occhi e nelle lacrime di mio nonno poco prima di morire, durante quella serenata organizzata solo per lui. L’ho vista in Ecuador, fiorire rigogliosa in una tradizione diversa, come una medicina, come un’irrefrenabile danza, capace di donare un sorriso costante ad un popolo che vive tra mille difficoltà. L’ho vista in carcere, durante i corsi che noi VillaZuk abbiamo avuto il privilegio di tenere per un paio di anni; l’ho vista e toccata nella voglia di quei ragazzi, come straordinario mezzo per confessare a se stessi i propri errori, emozionarsi su un piccolo palco, sciogliersi in lacrime, svestendo i panni da duri, ma anche come mezzo per una maggiore consapevolezza e per dare voce ai propri diritti di esseri umani.
L’ho vista brillare nelle arene colme di spettatori e nei corridoi della metro chiedere, balbettando e timida
E’ nelle rivoluzioni, nella controcultura e nel bisogno di appartenenza a qualcosa. Nutre i momenti felici e quelli disperati, la musica che non ti abbandona. Che guarisce.
La sento vibrare nel suono di Pastorius e dei miei musicisti preferiti. Dall’”Inno alla gioia” di un Beethoven ormai sordoall’ebbrezza di una “Woodstock” assordante, dall’eco dei ritmi sincopati dei tamburi tra le case di argilla ai nuovi format chiamati “talent”. Ah no, riguardo a questi ultimi mi dissocio. Non è musica, è televisione, a mio parere anche cattiva e legata alle sue logiche assurde: la Musica, in quanto arte, può e deve essere mistificazione, può anche essere brutta e puttana, ma esige rispetto, non disonestà e indifferenza, altrimenti ti abbandona…è forse l’unico rischio.
A proposito di Mina, una volta in tv duettavano Mina e Battisti. Ho visto quella registrazione un migliaio di volte. Giusto per far notare la differenza a chi ancora il concetto non è chiaro! Il rischio di appiattimento estetico e di standardizzazione verso la mediocrità, anche nella musica, è alto. Al momento, almeno in Italia, trionfa. E non ce ne accorgiamo!
Della tua vita puoi farne di tutto:
Puoi essere leale
Puoi fingere e giocare
Puoi illuderti e mentire
Ma prima di tutto: “Fai della tua vita un’opera d’arte”!
E se rubacchiassimo la felicità dalle piccole cose che accadono ogni giorno e che diamo per scontate?
Un sorriso, un abbraccio, un tramonto!
E se liberassimo la nostra mente dalle leggi e dalle gabbie che ci imponiamo riuscendo a semplificarle, a ricavarne la verità? E se ci accorgessimo di portare sul naso degli occhiali verdi, decidessimo di toglierli e di guardare finalmente al mondo e agli altri, vedere il loro vero colore e capire che ci eravamo sbagliati? Che eravamo stati tratti in inganno? Cambierebbe la nostra vita quel momento?
Urlare come Ginsberg contro il Moloch sociale di pregiudizi e convinzioni che ci attanaglia! Contro il Moloch di chi ci vuole disinformati, inattivi, pigri in questa
Plotino invitava a scolpire la propria statua, scartando e sottraendocon lo scalpello le cose inutili, ingombranti, false, per arrivare infine alla verità, alla bellezza liberata dal peso delle bugie. Scolpire un pezzo ogni giorno, come un esercizio spirituale. Immaginate un esercizio spirituale collettivo!
Accorgersi di avere dei limiti, cercare di superarli ogni giorno. Senza nasconderli a se stessi. Mettere in primo piano esempi di onestà, cercare di seguirli. Sacrificarsi per ottenere qualcosa, saper rinunciare a ciò che sembra indispensabile ma non lo è. Credere alle utopie irrealizzabili, pur di avere un modello in cui rispecchiarsi, solo per migliorarci. Allora si che la vita si avvicinerebbe ad un’opera d’arte.
Lo ricordo ancora una volta: Beethoven compose l’”Inno alla gioia” quando ormai era completamente sordo! L’uomo è capace di tutto!
Si può scegliere di mentire, di fingere, di giocare, di essere leali e di farlo in assoluta libertà, di farlo però con rispetto, verso il prossimo e verso se stessi. Proprio come un’opera d’arte, che forse inganna all’apparenza, ma che richiede di guardare oltre, promettendo e permettendo di scorgere la verità, più nitida e pulita che mai.
Capita, e lo vedo nella mia generazione, che si creda a volte in qualcosa, guardandosi dentro, si scorge la propria natura e si cerca di fare del proprio meglio per realizzare un sogno. Entusiasm
Immaginiamo la nostra tela. Una sola tela. Una sola vita. Noi siamo l’artista!
Cosa aspettiamo?
“Se avete costruito castelli in aria il vostro lavoro non deve essere perduto; è lì che devono stare. Ora metteteci sotto delle fondamenta.”
Per me, le fondamenta più sicure sono i ferri e il cemento armato della cultura. E’ da questa che si deve partire!
Migranti. Urla, angoscia, disperazione. Non c’è posto nel mondo “civile” per gli ultimi della terra. “Fama nera”.
Presenza eterna in televisione, forse più della De Filippi, fogli in mano e lettura costante di dati, previsioni, flussi, percentuali. Paura da diffondere, demagogia (scontata per “il politico dei giorni nostri”), strumentalizzazione delle sciagure, istigazione all’odio. Forse abbiamo archiviato la storia un po’ troppo presto, perché molti si tranquillizzano nel sentire le parole del “salvatore”della patria!
Dimenticavo alcuni presupposti importanti: sembra che manchi la capacità (e la voglia) di leggere i dati, di leggerli in maniera completa, anche perché spesso sono presentati in maniera frammentaria e subdola da chi ha il dovere di raccontarci la verità, da chi preferisce utilizzare un linguaggio d’effetto, che fa comodo quando si tratta di attirare l’attenzione e che approfitta di un popolo – generalizzando – che non ama conoscere, riflettere e interrogarsi abbastanza. E viaaa, ognuno dice la sua, ognuno risolve il problema con le sue facili soluzioni di filo elettrico o spinato, ognuno si rifugia nella sua cuccetta per soli bianchi o grida “tornatevene a casa vostra”. Come se fosse semplice! Come se dovessimo spazzare via la polvere.
Invece qualcun altro, stanco ormai di lamentarsi, davanti alla notizia di una tragedia in mare magari, “imburra un’altra fetta biscottata e cinque minuti dopo è in mezzo al traffico per correre a timbrare il cartellino, invece di vomitare” per usare una frase detta circa 50 anni fa.
Mi viene in mente la storia di un bambino afghano, una storia realmente accaduta e raccontata dal bravo Fabio Geda in uno straordinario libro. Una storia difficile, come tante altre. Il viaggio della speranza di Enaiatollah, che cerca di fuggire dai talebani che vogliono rapirlo e si affida ad un trafficante di clandestini. Penso al suo cammino, tra mille pericoli e incertezze, a piedi per mesiinteri tra Turchia e Iran, tra fame e sete, penso al suo soffocante viaggio nascosto ne
Le paure e l’odissea di un bambino che fa tutto questo per arrivare infine in Italia. Dove fortunatamente ha poi incontrato persone meravigliose.
Eppure è la terra ferma, non il mare, che sembra essere piena di coccodrilli antropomorfi.
Capire e cercare di far capire che dietro quei dati, quelle notizie, ci sono storie, guerre, terrore, affetti familiari, speranze, sacrifici, è diventato maledettamente difficile. Sono storie reali, forti, non immaginarie, eppure non si trova la capacità di immedesimarsi nelle sofferenze altrui. Questo accade nel mondo “civile”! Nell’Europa civile e democratica che gioca a nascondino o respinge ad occhi chiusi.
In questo senso l’appello di Papa Francesco è fortissimo. E a me piace pensare all’incredibile empatia e all’umanità di questa figura, come bussola per l’Europa intera e non solo.
Di certo può essere facile però, può essere terribilmente facile cha accada tutto ciò, in un paese dove ormai sembra regnare
E’ assurdo e disumano creare barriere, soprattutto morali. Occorre aiutare il prossimo e farlo nella maniera migliore, con un lavoro comune. Specie in un paese al centro del mediterraneo, da sempre incrocio di culture diverse (basta fare un giro sui libri di storia per capire che “italiano” è un concetto instabile e dinamico. E per fortuna!)
La regola più semplice e importante però, una regola non scritta se non nella nostra coscienza, dovrebbe essere quella di evitare preconcetti e tabù, chiusura e paure. Altrimenti le conseguenze saranno gravi. Come ne usciamo, se non ancora una volta con la cultura?
Il male non è nero o bianco o giallo. Non ha colore. Ma può appartenere a chiunque. Il male è dell’uomo vigliacco, del fanatismo e, ancora peggio, della mancanza di cultura. Troppo spesso del pregiudizio, come sostiene anche Domenico quando spiega “Fama nera”, la storia di un nero a cui non viene data la possibilità di lavorare, nonostante le sue capacità superiori a quelle di altri.
Ma preferiamo usare le categorie, ci fa sentiremeglio riconoscere il diverso e allora vince la “cultura” dell’odio. La lista dei diversi ormai è lunga.
Che tristezza.
Per questo mi piace pensare agli esempi positivi, alle preziose voci fuori dal coro. Come al sindaco di Riace, simbolo accoglienza. Per me addirittura simbolo del superamento del concetto attuale di accoglienza, che non deve significare soltanto soccorso e offerta di una struttura con cibo e vestiti. Accoglienza in questo straordinario caso è condivisione, contaminazione, integrazione vera e propria, con gli stranieri richiedenti asilo che partecipano in maniera attiva alla vita economica e sociale del paesino.
Mi viene in mente, su tutto, “il discorso all’umanità” del grande dittatore di Chaplin. Altro genio. Un piccolo grande tesoro, poche righe ma sconfinate, sempre attuali, da leggere ogni giorno!
Nel nuovo medioevo in cui sembra sprofondare il mondo, non ci rimane che a…”colorare Libertà”, come cantano i VillaZuk.
VillaZuk è la voglia di raccontarsi, attraverso la musica. Sognatori ed amici, prima di essere un gruppo.
Probabilmente si, questa società è metaforicamente un medioevo governato da 2 podestà terribili: paura e pigrizia. Cause incontrastate di egoismi e brutalità. E motivi per i quali troppo spesso l’uomo costringe se stesso e ad un’esistenza spoglia, in cui invece ognuno dovrebbe seguire i propri istinti, senza soffocare la propria natura. Come scrivevo già in precedenza.
Il nostro invito principale è appunto
Denunciamo il mondo simulatore della televisione, della sua terrificante potenza, capace di plasmare menti ed esistenze…edesortiamo, al contrario, ad aprire e a dare sfogo al magazzino infinito delle nostre idee!
E’ forte anche il nostro legame con la natura…basterebbe immaginare di abbandonarsi per un attimo soltanto alla sua forza semplice ed inesauribile, posare lo sguardo sopra un fiore, sentirsi parte di Tutto uno, per avere coscienza della pace interiore e del conseguente desiderio di appartenere ad essa, in un luogo dove “non c’è differenza, non c’è desiderio di distruggere nessuno”.
Alcuni testi, tutti scritti magistralmente dal nostro prezioso Domenico, voce del gruppo, gridano forte contro chi sta in alto…e dimentica troppe volte la difficoltà e la miseria umane: “Come si passa” ci ha permesso di vincere il premio della critica “Amnesty International”. Altri testi denunciano la stupidità e l’incapacità di sorridere ad un bambino, l’inadeguatezza degli adulti nell’ascoltare le parole di chi è piccolo. Per paura o pigrizia!
Un atteggiamento il nostro, però, che oltre a puntare l’indice contro chi non sa più riconoscersi se non attraverso un bisogno atavico della categorizzazione, dell’apparenza e del facile agire e giudicare, celebra la condizione di chi è libero di ritrovarsi a sognare e a desiderare di “conoscere le tinte d’arte, scienza, pane, amore”, di chi ancora vuole meravigliarsi ed emozionarsi, di chi non accetta una terra arida ma la immagina viva, colorata, stimolante. Aggiungo a tutto ciò la capacità di vivere con leggerezza, quella di dare poco peso e “non affissarsi” ai futili problemi quotidiani, perché quelli importanti sono altri. E sono pure tanti.
Teniamo viva la speranza di Fiorecrì, rimanendo semplici ed autentici, attraverso l’amore che mettiamo nel fare musica insieme. Lasciare che questi petali di speranza giungano nel buio a colorare libertà! Dicevo della speranza di Fiorecrì, un mondo colorato di libertà e di rispetto, di tolleranza e comprensione, e del rifiuto di ciò che non lo è, da ciò che accade nei rapporti tra le persone ai disegni più grandi e più complicati.
Franco, ora basta! Tu dei VillaZuk sapresti scrivere molto meglio di me! Ti abbraccio!
Andrea Minervini non finirà mai di stupire. Un genio, un artista, un folletto. È una meraviglia di ragazzo, con un sorriso immenso e contagioso. Con il quale tutti dovrebbero passare almeno un giorno della loro vita. Non è semplice, perché lui è imprendibile, irraggiungibile, capace di volare, di sparire, o almeno di rendersi invisibile.