Da Il Quotidiano di domenica 25 settembre 2005
Commento di Franco Laratta al discorso di mons. Giuseppe Agostino tenuto alla convention sulla Devolution di Reggio Calabria.
Ho assistito alla lezione di mons. Giuseppe Agostino alla convention sulla Devolution di Reggio Calabria, con un sentimento misto di ammirazione e rabbia. Quella dell Arcivescovo emerito di Cosenza è stata una lezione che lintera classe politica calabrese, di destra e di sinistra, dovrebbe ascoltare, imparare a memoria e porre ad obiettivo della propria azione politica e istituzionale. Mi ha colpito la lucidità e la profondità dellintervento di Agostino, ed anche la forza con cui ha incitato il sistema politico calabrese a cambiare radicalmente, a guardare alla forza della storia, ad estirpare con determinazione il male che ha colpito la Calabria. Un male che si chiama indolenza, insofferenza, incapacità di reagire. E lanalisi del vescovo si fa dura quando parla di mafia e mafiosità, quando parla di rischi per la democrazia, quando parla di povertà, emarginazione, sofferenza. E quando indica la via duscita: La Calabria la possono salvare solo i calabresi. E ti viene la voglia di reagire, di uscire da quella sala, di ricominciare daccapo con più forza, di dire alla classe politica che è ora di cambiare veramente. E ti viene un moto di rabbia quando ti rendi conto che questa sfida ti fa paura, perché i problemi sono davvero enormi, perché devi combattere con la povertà che si trova dentro ognuno di noi, lincompetenza che avanza, larroganza di certa politica che sembra vincente. E la calabresità indicataci da Agostino come forza che invece sembra spegnersi, quasi come se affogasse in un mare di preoccupazione per il futuro, di lincertezza per il lavoro, di timore per la propria famiglia e per il domani che non si vede ancora.
E quando mons. Giuseppe Agostino cita un grande Papa, Paolo VI, ci si rende conto quanto lItalia abbia davvero bisogno dellamore, della passione e dello spirito di sacrificio di noi calabresi: Il sud può salvare lItalia – disse papa Montini al neo vescovo Agostino -, perché il sud è portatore di valori. Al nord cè lo sviluppo senza unanima; al sud cè lanima senza sviluppo.
Forse, dopo tanti anni, un po di quei valori si stanno perdendo; la fiamma della speranza sembra spegnersi lentamente. Ma la Calabria deve ritrovare la voglia di reagire, deve raccogliere la sfida per costruire un futuro migliore. Un futuro fatto da una classe politica finalmente rinnovata e competente , che combatta la mafia e il malaffare, che non accetti i compromessi, che non vinca ingannando, che non si imponga con la forza e la prepotenza. Solo i calabresi, quindi, possono salvare la Calabria. I calabrese tutti. Quelli che operano nelle istituzioni, gli imprenditori, i giovani, le donne, le associazioni, la Chiesa. Tutti insieme per cambiare la Calabria. Perché la Calabria non potrà salvarla da solo un presidente, sebbene forte e autorevole come Loiero, né una giunta o un consiglio regionale. La Calabria si salva se per una volta remiamo tutti insieme dalla stessa parte, se tutte le categorie sociali, le forze produttive, il sindacato, le Istituzioni, la chiesa, le associazioni ritrovano la forza e l energia per cancellare un passato fatto di scandali, corruzione, indifferenza e incapacità, sperpero di danari pubblici, programmazione dimenticata, clientelismo sfacciato. Tutti insieme per fermare una devolution che sarebbe devastante, per uscire da una crisi economica e sociale insopportabile, per cambiare mentalità nellazione, nelle scelte, nelle decisioni.
Il messaggio di mons. Agostino, in fondo, è forte quanto semplice: cambiare insieme, dal profondo, per cambiare per sempre, migliorandoci ogni giorno.
E mi sono ritrovato nelle parole dette a caldo da Marco Minniti, subito dopo lintervento di mons. Agostino, il quale pur affermando di condividere completamente lintervento del Vescovo ha ammesso, con coraggio, che noi del centro-sinistra non rispondiamo ancora appieno alle sue parole, al suo messaggio.
Ed è, quindi, proprio da noi che dovrà iniziare il riscatto della Calabria.
Franco Laratta